L’inintellegibile è la regione in cui l’anima, finalmente, respira. Nicolas Gomez Davila
Comprendere, capire, giustificare, razionalizzare. Sempre di più, nella vita odierna, facciamo ricorso, o almeno tentiamo, a queste capacità di interpretazione della realtà. Nel passato, tutto ciò che era incomprensibile era tinto di magico, di metafisico. Il mistero era oggetto di profondo rispetto, se non di autentico timore. Oggi l’inspiegabile nasconde un trucco, è fenomeno fraudolento di cui è necessario diffidare. L’uomo contemporaneo ha una fede cieca nel proprio raziocinio fino al punto di credere alla scienza come a una religione. Naturalmente ci sono circostanze in cui capire è assolutamente indispensabile: analisi cliniche, estratti conto bancari, etichette degli alimenti, ricevute fiscali da gioielliere del ristorante sotto casa, cartelle esattoriali, lettere d’amore dalla Bielorussia, istruzioni del nuovo telefonino. Poi ci sono le cose che hanno a che fare con l’animo umano e qui, capire, può risultare molto utile, sia nel rapporto con il prossimo che con sè stessi. Ma quest’avventura conoscitiva può riservare delle sorprese poco piacevoli, penetrare l’animo umano comporta scoprire recessi in cui il dolore è profondo, in cui giacciono segreti inconfessabili, in cui la linea fra normalità e follia è molto sottile. Aprire il proprio animo profondo a colui nel quale si ripone fiducia e affetto può risultare positivo e liberatorio ma significa anche trasferire un carico di sofferenza che, a volte, può rivelarsi estremamente pesante da sopportare. L’essere umano è in grado di comprendere appieno le problematiche che derivano dai rapporti e dagli affetti, ma tutto ciò che è all’interno di quella stanza buia nel fondo di noi stessi è molto difficile da capire. Il dolore congenito, la sofferenza di conoscere se stessi, la scoperta della sostanziale solitudine della condizione umana, sono esperienze comuni a tutti, ma sempre molto dure da superare.
Nel fondo dell’animo di ognuno di noi è custodito una sorta di vaso di Pandora, esso contiene verità e fantasie estremamente intime e personali, debolezze e piccole perversioni che non vorremmo mai manifestare, esperienze segrete che non condivideremmo con nessuno. Pretendere che ci sia qualcuno in grado di capire le nostre profondità è assurdo, è invece possibile trovare qualcuno disposto ad ascoltare (senza garanzia di comprensione) con la calma e la pazienza direttamente proporzionali al costo della parcella. Gli psicoterapeuti servono a questo: si fanno carico del nostro dolore più profondo, accettano di guardare nel pozzo oscuro e maleodorante in fondo a noi; non è un bello spettacolo, a volte una seduta di psicoterapia della durata di mezz’ora può essere più devastante di un’intera puntata di “Francis. Il Mulo Parlante”.
In passato il sapere di essere portatori di qualcosa di misterioso ed inspiegabile era considerato un Segno, una sorta di irruzione dentro di noi del Metafisico. Era la prova di come gli dei guidassero le nostre azioni secondo un disegno a noi sconosciuto; l’essere portatori dell’Arcano era una forma di partecipazione diretta al mondo magico, era la compenetrazione dell’uomo nelle due dimensioni, quella fisica e quella metafisica. Naturalmente è una cosa positiva che la scienza ora ci consenta di capire che certi Arcani erano, in realtà, calcoli alla cistifellea o accumuli di gas intestinali, ma, in molti altri casi, rimangono quei Segni che la scienza ufficiale liquida come sindromi psico-somatiche o disordini da stress ma che, a volte, altro non sono che il male di vivere, inadeguatezza, non equilibrio fra il sé e il fuori dal sé, sentirsi in preda al fascino del Non Essere. Problemi esistenziali, questioni amletiche, senso di inutilità. Premesso che, a volte, il tutto si risolve cambiando pizzicagnolo, è importante tenere presente che il Non Essere è privo di significato senza la presenza dell’Essere. Decidere di scegliere il Non Essere è una prerogativa dell’Essere, in quanto azione dettata dalla volontà. Il dilemma amletico, affascinante e poetico, è falso poiché ammette la conoscenza delle due opzioni; in realtà non possiamo conoscere il Non Essere né possiamo limitarci a definirlo come semplice negazione dell’Essere. E’ come andare in gelateria ed ordinare un cono al gusto cioccolato e non cioccolato: corriamo il rischio di vederci serviti un gelato al gusto cioccolato e minestrone…La questione è indecidibile.
Comprendere, capire, giustificare, razionalizzare. Sempre di più, nella vita odierna, facciamo ricorso, o almeno tentiamo, a queste capacità di interpretazione della realtà. Nel passato, tutto ciò che era incomprensibile era tinto di magico, di metafisico. Il mistero era oggetto di profondo rispetto, se non di autentico timore. Oggi l’inspiegabile nasconde un trucco, è fenomeno fraudolento di cui è necessario diffidare. L’uomo contemporaneo ha una fede cieca nel proprio raziocinio fino al punto di credere alla scienza come a una religione. Naturalmente ci sono circostanze in cui capire è assolutamente indispensabile: analisi cliniche, estratti conto bancari, etichette degli alimenti, ricevute fiscali da gioielliere del ristorante sotto casa, cartelle esattoriali, lettere d’amore dalla Bielorussia, istruzioni del nuovo telefonino. Poi ci sono le cose che hanno a che fare con l’animo umano e qui, capire, può risultare molto utile, sia nel rapporto con il prossimo che con sè stessi. Ma quest’avventura conoscitiva può riservare delle sorprese poco piacevoli, penetrare l’animo umano comporta scoprire recessi in cui il dolore è profondo, in cui giacciono segreti inconfessabili, in cui la linea fra normalità e follia è molto sottile. Aprire il proprio animo profondo a colui nel quale si ripone fiducia e affetto può risultare positivo e liberatorio ma significa anche trasferire un carico di sofferenza che, a volte, può rivelarsi estremamente pesante da sopportare. L’essere umano è in grado di comprendere appieno le problematiche che derivano dai rapporti e dagli affetti, ma tutto ciò che è all’interno di quella stanza buia nel fondo di noi stessi è molto difficile da capire. Il dolore congenito, la sofferenza di conoscere se stessi, la scoperta della sostanziale solitudine della condizione umana, sono esperienze comuni a tutti, ma sempre molto dure da superare.
Nel fondo dell’animo di ognuno di noi è custodito una sorta di vaso di Pandora, esso contiene verità e fantasie estremamente intime e personali, debolezze e piccole perversioni che non vorremmo mai manifestare, esperienze segrete che non condivideremmo con nessuno. Pretendere che ci sia qualcuno in grado di capire le nostre profondità è assurdo, è invece possibile trovare qualcuno disposto ad ascoltare (senza garanzia di comprensione) con la calma e la pazienza direttamente proporzionali al costo della parcella. Gli psicoterapeuti servono a questo: si fanno carico del nostro dolore più profondo, accettano di guardare nel pozzo oscuro e maleodorante in fondo a noi; non è un bello spettacolo, a volte una seduta di psicoterapia della durata di mezz’ora può essere più devastante di un’intera puntata di “Francis. Il Mulo Parlante”.
In passato il sapere di essere portatori di qualcosa di misterioso ed inspiegabile era considerato un Segno, una sorta di irruzione dentro di noi del Metafisico. Era la prova di come gli dei guidassero le nostre azioni secondo un disegno a noi sconosciuto; l’essere portatori dell’Arcano era una forma di partecipazione diretta al mondo magico, era la compenetrazione dell’uomo nelle due dimensioni, quella fisica e quella metafisica. Naturalmente è una cosa positiva che la scienza ora ci consenta di capire che certi Arcani erano, in realtà, calcoli alla cistifellea o accumuli di gas intestinali, ma, in molti altri casi, rimangono quei Segni che la scienza ufficiale liquida come sindromi psico-somatiche o disordini da stress ma che, a volte, altro non sono che il male di vivere, inadeguatezza, non equilibrio fra il sé e il fuori dal sé, sentirsi in preda al fascino del Non Essere. Problemi esistenziali, questioni amletiche, senso di inutilità. Premesso che, a volte, il tutto si risolve cambiando pizzicagnolo, è importante tenere presente che il Non Essere è privo di significato senza la presenza dell’Essere. Decidere di scegliere il Non Essere è una prerogativa dell’Essere, in quanto azione dettata dalla volontà. Il dilemma amletico, affascinante e poetico, è falso poiché ammette la conoscenza delle due opzioni; in realtà non possiamo conoscere il Non Essere né possiamo limitarci a definirlo come semplice negazione dell’Essere. E’ come andare in gelateria ed ordinare un cono al gusto cioccolato e non cioccolato: corriamo il rischio di vederci serviti un gelato al gusto cioccolato e minestrone…La questione è indecidibile.
5 commenti:
forse uno dei malesseri è quello è quella senzazione di impotenza che si ha quando si ha la certezza di essere quello che nn volevamo essere...quello che desideriamo essere e invece nn siamo
a proposito della salma di Padre Pio sul blog di Dyo...nn sono d'accordo.. l'altare è dove durante la messa si celebra il sacrificio di Cristo... le reliquie sono cose che sono state aggiunte dopo...sono lì a testimoniare e basta....un conto è che San Pio fosse già stato sepolto imbalsamato..beh era la testimonianza della sua esistenza e delle sue opere... un conto e riesumare un corpo già in decoponsizione e mostrarlo... al fin di che! di reliquie di Padre Pio ce ne sono di ricordi e testimonianze cen sono a bizzeffe anche visto che è stato il primo santo di cui abbiamo immagini filmini etc..
Cara Mariasole,
si tratta di una complessa questione teologica e io non sono un teologo, ma cercherò di essere chiaro: la Messa non è la celebrazione delsacrificio del Cristo bensì il RINNOVO quotidiano dell'alleanza col Cristo. La Messa è la ripetizione del sacro mistero della transustanziazione (trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo).
Questa liturgia fondamentale può essere praticata solo alla presenza fisica del Cristo (come avvenne nell'ultima cena), naturalmente ciò è impossibile poichè Cristo è risorto. Subentra a questo punto la presenza fisica del corpo (o di una parte di esso, reliquia)del santo. Poichè attraverso il santo ha agito e ha parlato il Cristo e poichè la vita del santo è testimonianza viva del sacrificio di Cristo, le spoglie del santo sono equivalenti a quelle del Cristo. E' questo il motivo per cui le salme dei santi sono oggetto di cure e attenzioni particolari. La santità è prova incontestabile dell'agire divino, il santo consegna tutto sè stesso alla volontà misteriosa di Dio, il santo è testimonianza tangibile della presenza del divino sulla terra. Concludendo, le salme e i resti dei santi vengono esposti e adorati perchè sono veicoli materiali della divinità e, di conseguenza, diventati parte della divinità stessa.
Spero di essere stato chiaro, con tutti i limiti di un non esperto.
A presto
Ho mille dubbi e mille perplessità in merito alla spiegazione teologica di quanto sta accadendo a S.Giovanni Rotondo.
Certo che i preti le inventano tutte pur di far scena, coreografia e ritorno degli utili a proprio favore.
Gli uomini morti in santità sono molti e di essi alcuni sono esposti nelle chiese a loro dedicate (Beato Giacomo di Bitetto, ma lui non ha la maschera di silicone).
Credo nella divinità di Padre Pio però mi chiedo se a lui dall'aldilà stanno piacendo queste cose, perchè diversamente avrebbe invocato anche lui l'ascesa al cielo di corpo e anima.
Il gesto dell'apertura della tomba la chiamerei "profanazione di tomba" e, l'esposizione "rito sacrilego".
Dico anche che la chiesa dovrebbe rivedere alcuni dogmi e concetti dei misteri, ma si sà quelli in cui la gente deve credere e che per loro è fonte di guadagno non si toccano, vedi proprio quello dello della trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo.Le chiese che sono già deserte non avrebbero più motivo di esistere ed anche il cristianesimo.Eppure gli insegnamenti del loro maesto sono ben diversi da quanto vanno manifestando in questo periodo.Povertà, misericordia e umanità sono concetti che madre chiesa ha messo da parte e stranamente li vuole dallo Stato.
Puoi anche non pubblicarlo, ma mi premeva dirti quello che penso, perchè la tua spiegazione mi sembra voler giustificare quanto accade senza che tu tra l'altro approvi.Buon fine settimana.
oddio nn vorrei cadere in circoli viziosi...ma credimi Saverio ti stai sbagliando...per carità nn cadere anche te nelle credenze popolari es. quando fanno le genuflessioni davanti ai Santi! mai! mai al massimo si fa un segno di croce...Dio è Dio i santi sono uomini! i Santi sono semplicemente degli essere umani che con la loro fede e la loro vita si sono inalzati e ci servono da esempio dimostrando che è possibile con l'aiuto della grazia( questo è un discorso lungo)vivere sencondo la parola di Dio.. ...e il Signore per la loro vicinanza ad Esso gli da dei poteri che in realtà teoricamente tutti possederemmo...ricordati che Gesù dice che se avessimo un bricciolo di fede sposteremmo le montagne...Dio é Dio ...i santi sono uomini...che poi molti uomini approfittino delle credenze.. della fede.. per mercificarla...vabbè c'era il tempio pieno di mercanti anche al tempo di Gesù...
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