sabato 26 giugno 2010

Oktapodi (2007) - Oscar 2009 Animated Short Film

Replay - Amazing Animated Short Film

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO




Il Calcio rappresenta per il nostro Paese uno di quei pochi elementi identitari (insieme alla Cucina, alla Moda, all’Opera, all’Arte, alla civiltà Romana) per cui sentiamo di appartenere ad una Nazione.
L’orgoglio nazionale (inteso come sentimento positivo di identità ed appartenenza ad una storia e a un destino comune) trova il suo esercizio più diffuso nello sport e, in particolare, nel football.
Il popolo italiano è storicamente abituato ad essere trattato con diffidenza e pregiudizio ed è stato sempre costretto a dimostrare le proprie doti per conquistare il rispetto di quelle culture che si sono autoproclamate superiori (anglosassoni, francesi, germaniche) dimenticando che i primi passi della loro civiltà si sono compiuti all’ombra della grandiosa cultura Romana. Coloro che, in malafede, dipingono l’Italia attraverso i luoghi comuni della Pizza & Mandolino e, ancor peggio, della Mafia, fanno finta di non sapere che duemila cinquecento anni fa in Sicilia e in Calabria fiorì la civiltà magno-greca con Pitagora, Archimede, Parmenide, Zenone, Empedocle, Gorgia, Stesicoro, Clearco, Archita, Aristosseno, giusto per citare i più famosi. Il popolo italiano ha imparato, in secoli di dominazioni, il pragmatismo (che va dall’”arte di arrangiarsi” fino al “saper fare”) ovvero la capacità di misurarsi continuamente con la realtà fino a modificarla secondo i propri disegni.
Lo sport è una disciplina che mette continuamente in discussione le capacità e la determinazione e, fra gli sport, il calcio è quello che, meglio di altri, richiede queste doti senza privilegiare le caratteristiche fisiche (come l’altezza o la potenza muscolare) né l’uso di attrezzi o di luoghi particolari: serve solo un pallone. In questo senso il calcio è la metafora del percorso verso il successo e verso l’eccellenza per chiunque possieda il “saper fare”. E non è un caso che sia proprio il football lo sport di squadra più indagato e maggior fonte di ispirazione per scrittori, poeti e intellettuali in genere (così come è per la boxe, parlando di sport individuali).
Alla luce di questa premessa appare evidente perché il Campionato del Mondo di Calcio rappresenta per gli italiani un evento che va al di là della sua rilevanza sportiva e diventa l’occasione per celebrare la propria identità nazionale. Ed è per questo motivo che anche persone che normalmente non seguono le vicende del calcio, in questa circostanza che ricorre ogni quattro anni, si trasformano in tifosi sfegatati e urlanti. Questi campionati diventano l’occasione per provare l’orgoglio di essere italiani, per dimostrare a tutto il mondo che nel “saper fare” siamo i più bravi.
Quanto è accaduto in Sudafrica, eliminazione secca al primo turno, dimostra che (al di là delle questioni tecniche) la nostra Nazionale non era consapevole del ruolo che ricopre e delle aspettative meta-calcistiche degli italiani. L’assunzione di ogni responsabilità da parte del Commissario Tecnico Lippi se da un lato non consola affatto, dall’altro ci conferma che i suoi piani tattici erano completamente sballati. Probabilmente in questo caso ha giocato l’orgoglio di non voler ammettere durante la seconda partita contro il Paraguay che bisognava rivedere tutto e cambiare radicalmente l’assetto della squadra sul campo. Bisogna anche riconoscere che il Campionato italiano non è un gran bello spettacolo, e squadre come l’Inter (della quale sono tifoso con vergogna) ,che è diventata una sorta di armata di Lanzichenecchi super prezzolati, non fanno certo bene alla valorizzazione di nuovi talenti nazionali. Certo è che non si può pretendere di vincere sempre, ma questo gli italiani lo sanno bene: ma dagli ex campioni del mondo ci si aspettava almeno maggior determinazione e una sufficiente dose di dignità, giusto il minimo per perdere senza vergogna.

martedì 8 giugno 2010

LA MORTE DI DIO






  • - “A sua immagine e somiglianza”…….qui sta la fregatura! Non era quello che intendevo dire….Io volevo far comprendere il senso profondo della creazione dell’uomo….una generazione…un sublime atto d’amore….come tra genitori e figli. Non hanno capito…non hanno voluto capire. Forse anch’io ho sbagliato…quando quei due disgraziati mi hanno disubbidito avrei dovuto toglierli di mezzo e ricominciare daccapo….invece mi sono limitato a punirli. Pensavo che un po’ di tempo da soli e soggetti alle leggi della Natura sarebbe stato sufficiente per un reale pentimento, ero sicuro che mi avrebbero implorato di ritornare nell’Eden….
    - Ma scusa, tu sei l’Eterno, sei colui che sa e che può ogni cosa…sei colui che ha creato il Bene e il Male, il presente, il passato e il futuro….nulla è all’infuori di te!
    - Io sono Tutto, ma il Tutto corrisponde al Niente se non fosse possibile scomporlo in parti, è la somma delle parti a dare il Tutto. Quindi per essere il Tutto ho dovuto scomporlo nelle sue parti….fino a giungere al limite: per essere il sommo Bene ho dovuto creare il sommo Male, per tracciare la Via che porta a me, ho dovuto tracciarne un’altra che si allontana da me. Per essere riconosciuto come Colui Che E’ ho dovuto distinguermi da Ciò Che Non E’.
    - Mi stai dicendo che per essere Dio, riconosciuto e adorato, sei stato costretto a inculcare l’idea della tua stessa negazione? Ma non bastava creare degli esseri che avessero già formata l’idea di Dio?
    - Quelli sono gli Angeli….ma li avevo già fatti tanto tempo prima! Certo sono belli e anche molto utili….ma non danno soddisfazione! Stravedono per me e fanno tutto quello che dico. Ma vuoi mettere un uomo, o una donna, che dopo aver commesso gli atti più scellerati si precipitano scalzi e stracciati nel tempio a supplicare il mio perdono? È tutta un’altra cosa….credimi!
    - Tu….l’Essere Perfetto…hai problemi di autostima?
    - Essere Perfetto, Colui Che E’, Colui Che Non Può Essere Nominato….credi che queste definizioni le abbia inventate io? Gli uomini mi chiamano così….perchè mi temono, mi amano, mi adorano…senza alcuna costrizione ma per libera scelta. Se non ci fosse qualcuno a nominarmi, a cercare di definirmi, a illudersi di comprendermi, a invocarmi, persino a negarmi…io perderei ogni senso.
    - Ma allora perché non ti manifesti in modo inequivocabile? Perché non produci le prove inoppugnabili della tua presenza?
    - Io sono Dio! Non devo provare nulla a nessuno, ho già dimostrato la mia immedesimazione nella condizione umana…sapevo che sarebbe finita male, che avrebbe trionfato la violenza e l’ingiustizia ma il mio messaggio è stato chiarissimo: la strada del martirio porta a me.
    - Un messaggio pericoloso…potenzialmente in grado di armare ogni tipo di fanatismo.
    - Un messaggio chiarissimo invece: chi soffre è più vicino a me.
    - Sarà consolatorio, non lo metto in dubbio, ma non risolve niente, generalmente chi soffre anela ad essere liberato da quella condizione il più presto possibile. Per non parlare di chi è innocente, di chi soffre l’ingiustizia e la prevaricazione. Hai lasciato senza risposta miliardi di preghiere e di invocazioni.
    - È vero….ma io non sono il surrogato della giustizia umana, non sono colui che salva la vita…non sono il titolare della somma agenzia di tutela degli esseri umani. Non sono mai intervenuto per salvare una giovane gazzella dalle fauci della leonessa, la natura ha le sue leggi. Perché dovrebbe essere diverso per l’uomo? Il quale, a differenza degli altri animali, può scegliere?
    - Ma non capisci che questo tuo atteggiamento spinge l’uomo a dubitare della tua esistenza?
    - Il dubbio è alla base del pensiero trascendente, quindi è positivo. Il dramma contemporaneo è proprio l’assenza di qualsiasi pensiero trascendente, la mancanza della metafisica, l’espunzione del divino.
    - Non può essere un fatto casuale, ci sarà pure un motivo…
    - Il delirio di onnipotenza dell’uomo…è questo il motivo! Prima ha imparato a dominare e a soggiogare il suo prossimo, poi è passato alla natura e alle sue leggi eterne. È giunto a manipolare il segreto della vita, fra non molto sarà in grado di crearla.
    - Ma tu questo l’hai sempre saputo, vuoi dire che l’umanità è sfuggita al tuo controllo?
    - Ho creato un essere in grado di darsi delle leggi, di comprendere la natura, di essere autosufficiente, di creare bellezza e sapere, ho voluto una creatura capace di arrivare da sola fino a me….ma anche libera di scegliere.
    - Stai dicendo che hai voluto un essere che potesse liberamente scegliere di amarti e venerarti…e che quindi hai accettato il rischio che potesse invece scegliere diversamente. Ha tutta l’aria di essere una scommessa…una scommessa con se stessi, ovviamente…
    - Si è proprio così…chiamala come ti pare…non ha importanza. Ho voluto mettere alla prova le doti umane, ero sicuro che, col tempo, sarebbe affiorato tutto l’amore dello spirito della creazione…ma in migliaia di anni non è accaduto nulla…a parte il caso di Francesco.
    - Francesco?
    - Sì, Francesco d’Assisi…l’unico caso…smentito nella sostanza dai suoi stessi seguaci che l’hanno considerato un pazzo melanconico!
    - Ma è un Santo!
    - E cos’è la santità se non il riconoscimento della follia? La santità è un modo elegante di evitare l’imbarazzo dell’esempio, di considerare quell’esperienza di vita come irraggiungibile e inimitabile…
    - Eppure le religioni continuano ad essere coltivate…su tutto il pianeta.
    - Accanto ad esse ne è sorta un’altra: la religione della Scienza. La fede dell’uomo nella Scienza è di gran lunga superiore a qualsiasi altra fede. La Scienza viene adorata attraverso la liturgia della tecnica. La tecnica rende il lavoro meno pesante, aiuta a godere dei piaceri, rafforza l’ottimismo nelle capacità umane, è un ausilio ormai indispensabile nella pratica del sapere. La tecnica influenza l’economia e la politica e rende possibili i sogni più improbabili. La Scienza è diventata la nuova metafisica.
    - In questa situazione, lo spazio ideale ed affettivo nei tuoi confronti si riduce moltissimo…
    - Non si è ridotto…è scomparso…Io sono morto! Nietsche aveva ragione da vendere…
    - Ma io sono qui che parlo con te…
    - Dimentichi che io sono Colui Che E’…la Morte riguarda la Natura…ma esiste anche un’altra morte, la morte nel pensiero, la morte nell’affetto, la morte simbolica. Esistere non è sufficiente…bisogna esistere per qualcuno…essere riconosciuti…essere all’interno di una dialettica…essere nel cuore e nei pensieri di un’altra creatura.
    - Ma non sei solo! Ci sono gli angeli e…anche i demoni.
    - Quelli non possono scegliere, mi amano e mi odiano per principio…se io non ci fossi non ci sarebbero nemmeno loro…
    - Se questa è la situazione, cosa resta da fare? Forse è il momento di un’Apocalisse!
    - Siamo già in piena Apocalisse…ma non in quella dei libri…in quella vera! Apocalisse vuol dire Rivelazione e mai come ora si sta rivelando il vero volto dell’uomo, una creatura vorace e senza scrupoli, assassino dei propri simili e della Natura…destinato all’annichilimento.
    - Eppure tu sei il padre dell’uomo…
    - Un padre ormai esautorato…sfinito…dimenticato…tradito…ridotto al silenzio e calpestato ogni giorno dall’ipocrisia degli altari.
    - E io? Che ne sarà di me? Chi mi darà la forza di continuare a vivere?
    - Vivere? Credi che perda il mio tempo a parlare con i viventi?