martedì 30 giugno 2009

venerdì 26 giugno 2009

FENOMENOLOGIA DI MICHAEL JACKSON


La morte improvvisa di Michael Jackson, sebbene circolassero da tempo voci su una sua grave malattia, ha sorpreso il mondo della pop music e, in generale, tutto l’ambiente dello show business.
In questi ultimi mesi Jackson si stava preparando per un grande ritorno sulle scene dopo un tristissimo lungo periodo in cui era stato protagonista di una campagna mediatica che aveva messo delle solide ipoteche su alcuni suoi comportamenti, nella vita privata, poco chiari fino a presumere una vera e propria accusa di pedofilia. E sebbene da un punto di vista giudiziario egli fosse stato completamente riabilitato, anni di accuse e calunnie gli avevano fatto il vuoto intorno e molti fans avevano smesso di difendere la sua onorabilità.
Figlio e fratello d’arte, Jackson a cinque anni era un bambino prodigio, cantava e ballava benissimo, così da poter subito entrare nel luccicante e perfido mondo dello show business. Membro più giovane della band familiare Jackson Five, Michael si è nutrito di rhythm ‘ blues, di rock ‘ roll, e di tutta la black music in voga a partire dagli anni ’60 in poi. Questa componente culturale è di estrema importanza se si vuole comprendere il fenomeno musicale Jackson, poiché essa è alla base di tutte le scelte artistiche che egli farà nella sua vita.
L’idea di far veicolare la musica attraverso un personaggio “oltreumano” (nel senso nietschiano del termine) non è nuovo nel mondo musicale; l’idea, che affonda le radici nelle icone musicali create nel ‘700 dai cantanti castrati, trova nuova linfa nel rock progressive degli anni ’70, con cantanti-attori come Peter Gabriel, leader dei Genesis, o come David Bowie, fino a giungere, successivamente, a Freddy Mercury dei Queen. Questo nuovo modello è in netta antitesi con la figura del “crooner”, del sussurratore stile Bing Crosby e Frank Sinatra. Se il fascino del crooner consiste nel rappresentare l’uomo comune e di cantare in uno stile dialogico che lo mette subito in contatto con l’ascoltatore, il nuovo modello punta a divenire il vate della musica, colui che è in grado di operare una “divina mimesis” veicolando la musica da nuove, misteriose dimensioni fino a giungere fra di noi. Il cantante diventa il sacerdote di un rito misterico musicale, superando la dimensione umana. Questa idea “apollinea” (rimanendo nelle categorie di Nietsche) della musica comporta una sorta di mutazione antropologica che viene evidenziata attraverso strani e sofisticati travestimenti, attraverso un uso estremo del trucco e soprattutto attraverso posture e movimenti unici e originali. Da questo punto di vista, sicuramente Michael Jackson rappresenta l’ultimo grande erede di questa tradizione, con un'unica grande differenza rispetto al passato: questo modello non è una categoria estetica, esso non è limitato al palcoscenico, questo modello è, per lui, un modello di vita. Come nel racconto di Kafka, Jackson opera una metamorfosi, modifica il proprio volto e il colore della pelle, dedica totalmente il suo corpo e la sua vita a questo scopo “oltreumano”.
Molto probabilmente il motivo di questa scelta “integrale” consiste proprio nella sua storia personale ed umana: trovarsi dopo pochi anni dalla nascita in un mondo di adulti dove imperversa un clima di feroce concorrenza e dove il successo è la misura di tutte le cose, ha determinato un percorso in cui fra lavoro e vita privata non c’era alcuna soluzione di continuo. E questo, probabilmente, spiega anche il perché della lussuosa residenza attrezzata come un parco giochi e della sua grande sensibilità alle problematiche dell’infanzia.
Tornando agli aspetti più rilevanti del personaggio Jackson non si può evitare di riconoscere la grande originalità della sua operazione artistica: egli attinge a piene mani dalla cultura afroamericana (dimostrando che lo sbiancamento della pelle non era dovuto a una forma di rifiuto della propria identità afroamericana) attraverso un riuscito innesto nelle proprie coreografie di moduli chiaramente provenienti dalla rap dance e da una forte stilizzazione del tip tap. Non dimentichiamo che sia il tip tap che la più recente rap dance nascono come espressione autoctona delle comunità nere nei sobborghi metropolitani nord americani come una forma d’arte corporea spontanea e intimamente connessa alla musica. Jackson utilizza tutto ciò puntando ad una rappresentazione marionettistica dei movimenti, in cui anche la forte componente sessuale (mano sul pube, movimenti parossistici dell’anca) viene stilizzata e assorbita dal contesto generale.
L’oltreumano Jackson è una sorta di marionetta impazzita, un androide in corto circuito, incapace di controllarsi e di reprimere la propria aggressività (Thriller, Bad, Dangerous, Smooth Criminal), è il prodotto di una società violenta ed egoista, capace di sacrificare al dio denaro anche l’innocenza di un bambino.
Con la morte di Michael Jackson tramonta definitivamente la stirpe degli epigoni di Orfeo, colui che si illuse di modificare le leggi della natura attraverso la potenza della musica. Quando scompare un grande artista (e Jackson lo era) scompare una voce che ha contribuito a dare un senso alla realtà e che ci ha indotto a riflettere sul senso delle cose e su noi stessi: quel fantoccio pallido dai movimenti a scatti è riuscito a interpretare il proprio tempo che è stato anche il nostro tempo.

MICHAEL JACKSON - Dangerous

SPETTACOLO TOTALE

MICHAEL JACKSON - Bad

SIAMO TUTTI CATTIVI

domenica 21 giugno 2009

sabato 20 giugno 2009

IL RIPOSO DEL GUERRIERO


È risaputo da tempo ormai: la politica è un gran brutto mestiere, defatigante, sfibrante, usurante. Già al tempo del regno di Bettino Craxi, molti politici (i socialisti in prima fila) reclamavano il diritto a un meritato riposo e a un sano divertimento e non si vergognavano a farsi riprendere in discoteca o ad alcune feste private completamente sbracati e con il viso stravolto da eccessi alcolici e/o di cannabis o col tipico occhio spiritato di chi è dedito allo sniffo di cocaina. Non mancavano, naturalmente, donne di vario genere e con diverse inclinazioni: dalla belloccia aspirante soubrette televisiva, all’escort di alto livello economico, alla troiona ruspante avida di prebende di ogni genere. Perché oggi le cose dovrebbero essere diverse? Anzi, dobbiamo prendere atto che questa pratica ludica, col tempo, si è molto sviluppata invadendo il mondo politico in modo trasversale. I nostri rappresentanti eletti lavorano sodo e hanno bisogno di momenti di relax e divertimento che trovano consumando stupefacenti e accompagnandosi con transessuali e donnine allegre.
Qualcuno potrebbe obiettare che diventa difficile pensare che chi guida il Paese lo possa fare nel migliore dei modi passando i fine settimana a gozzovigliare come un Procio omerico e a trombare con ninfette assatanate di denaro e di successo. Soprattutto diventa difficile pensare che questi satiri con la tessera di partito siano persone che non hanno nulla da nascondere: persone trasparenti e inattaccabili, al di sopra di ogni ricatto. In effetti questa considerazione è assolutamente pertinente: un comportamento da debosciato genera sfiducia sia nelle qualità umane che nella capacità di poter svolgere un lavoro di grande responsabilità senza doversi piegare a convenienze di tipo personale.
La recentissima querelle mediatica (che ha come sfondo un’inchiesta giudiziaria) sui “riposi” di Silvio Berlusconi in compagnia di “etère” (come si sarebbe detto nella Grecia antica) provenienti da tutta Italia è un fatto che contiene due verità: la prima è un attacco politico da parte di chi non riesce a far politica nel modo classico, la seconda è che per la coalizione al governo tutto ciò è normalissimo e riguarda solo la sfera privata del premier.
La vera questione, invece, è questa: agli italiani poco importa di sapere di avere un Presidente del Consiglio “trombante”, quello che colpisce, invece, è che anche lui debba pagare come l’ultimo frequentatore di battone africane sulle tangenziali d’Italia, non solo, ma soprattutto il fatto che pagando (con la collaborazione di lenoni di alto bordo) si metta nella condizione di essere definito il primo sporcaccione d’Italia. Che dire, infine, dell’ultima, tragica considerazione? Questo è un governo del cazzo. E i milioni di elettori del centrodestra? Un popolo del cazzo. E tutta questa bagarre mediatica che riempie i giornali e le tivù? Discorsi del cazzo.
Una modesta proposta: e se a tutti coloro che intraprendono la carriera politica venisse praticata una bella castrazione chimica? Tanto siamo abituati da troppo tempo ad avere politici senza palle .

SAMUELE BERSANI - Lo Scrutatore Non Votante (2006)

ITALIANO MEDIO

FRED ASTAIRE + Michael Jackson - Smooth Criminal [short film]

GRANDE FRED

venerdì 19 giugno 2009

BLOSSOM DEARIE - Between the Devil and the Deep Blue Sea

SENTIMENTI CONTRASTANTI

GIORGIO GABER - La Democrazia

GENIALE

DIRITTI E DOVERI


Il referendum abrogativo è l’unico mezzo previsto dalla nostra costituzione attraverso il quale i cittadini possono censurare, modificare o confermare il lavoro legislativo delle due camere. Il referendum è uno strumento democratico preziosissimo poiché sancisce in modo inequivocabile la priorità della sovranità popolare sul funzionamento dello Stato. Nella storia dell’Italia repubblicana il referendum ha avuto un ruolo fondamentale nel progresso della civiltà giuridica e nel riconoscimento dei diritti civili. Senza il referendum non avremmo avuto il divorzio e la peste dell’aborto clandestino avrebbe continuato ad affliggere la nostra società. Senza il referendum si sarebbero moltiplicate le centrali nucleari e saremmo infestati da rifiuti radioattivi sparsi e occultati chissà dove dalle varie mafie nazionali. Il referendum rappresenta per i partiti politici un grosso pericolo per almeno due ordini di motivi: scavalca di fatto il potere politico costringendolo a dover fare i conti con l’espressa volontà popolare senza mediazioni e compromessi; l’esito referendario assume di fatto un consistente valore politico poiché rivela il grado di sintonia e di consenso dei cittadini nei confronti dei vari schieramenti. Il primo uomo politico che ha escogitato il sistema per neutralizzare la mina vagante referendaria è stato Bettino Craxi, il quale invitò gli italiani a disertare le urne e ad andare al mare, confidando nella scarso senso dello stato degli italiani e nella loro grande passione per la pasta al forno, melone rosso e pennichella sotto l’ombrellone. Da quel momento in poi, ogni volta che è stato posto un quesito referendario, i partiti politici si sono espressi non più sul merito del referendum bensì sul fatto se fosse opportuno o meno andare a votare. Da quel momento sono stati diversi i referendum che non hanno raggiunto il quorum dei votanti che ne sancisse la validità. E qui emerge la contraddizione di coloro che, politici e alte cariche dello stato, quando si tratta di elezioni parlano del voto come di un diritto-dovere, ma quando si tratta di un referendum tacciono o, peggio, propagandano l’astensionismo. Il senso di questo binomio diritto-dovere (che potrebbe sembrare un ossimoro) sta nel fatto che il diritto è sancito dalla costituzione mentre il dovere è una sorta di senso di responsabilità, ovvero è un dovere in senso etico, è un sentimento che ogni cittadino consapevole e democratico dovrebbe sentire come dovere nei confronti di se stesso, della società e dello stato (inteso come patria, come identificazione e orgoglio culturale). Non è detto che tutti i cittadini accettino questo binomio, ognuno è libero di pensare come vuole, ma è assolutamente indispensabile che i politici e le cariche dello stato non solo lo accettino quanto, soprattutto, lo pongano alla base della vita democratica delle istituzioni. Non è ammissibile che chi ricopre cariche istituzionali (dal consigliere di circoscrizione al ministro, dal senatore al presidente del consiglio) inviti apertamente e spudoratamente all’astensionismo. Chi lo fa disprezza le istituzioni e mostra il suo vero volto di uomo dedito alla politica per il raggiungimento del potere da usare per fini personali. Chi invita a disertare le urne non ha alcun senso dello stato e infanga il ruolo istituzionale che ricopre. Propagandare l’astensionismo rappresenta un insulto alla democrazia, alla costituzione e ai liberi cittadini; è come se dicessero: lasciate stare, non è roba per voi, andate a divertirvi e lasciate le cose serie a noi, che ci sappiamo fare, della vostra opinione non ce ne frega niente, voi cittadini dovete solo votare chi diciamo noi e pagare le tasse.
A cominciare da Voltaire fino a Gaetano Salvemini (uomini che hanno dedicato la vita alla libertà) i dubbi sulla imperfezione della democrazia (sulle conseguenze anti progressiste del criterio quantitativo) non sono mancati, ma se poniamo come base fondamentale i diritti di ogni essere umano non possiamo fare altro che accettarne le conseguenze, solo in un secondo momento potremo dedicarci alla crescita civile e culturale dei cittadini e investire sulla qualità delle opinioni. Il referendum è una pratica democratica che induce alla formazione di opinioni autonome e sviluppa il senso della responsabilità civile perché collega direttamente il cittadino all’istituzione, senza la mediazione dei partiti. Attraverso il referendum la voce e le opinioni della gente entrano di forza nella stanza dei bottoni con un’autorità assoluta. Chi diserta le urne avvalla un concetto “pederasta” della politica per cui chi è al potere tiene per il culo tutti gli altri. Andare a votare (indipendentemente dall’opinione che si esprime) è un atto di civiltà, di responsabilità democratica e rappresenta anche un bel calcio nel culo a tutti quei politici marci e arroganti che ammorbano le istituzioni repubblicane.

mercoledì 3 giugno 2009

BONEY M - Sunny

LA VERSIONE "DISCO"

BOBBY HEBB - "Sunny" (1966).

LA VERSIONE ORIGINALE