mercoledì 23 aprile 2008

EGUAGLIANZA

“In che cosa un cane può essere obbligato a un cane, e un cavallo a un cavallo? In niente. Nessun animale dipende dal suo simile. Ma l’uomo, avendo ricevuto quel raggio di luce divina che si chiama ragione, quale ne è il risultato? Che egli è schiavo in quasi tutta la terra.
Se questa terra fosse ciò che sembrerebbe dover essere, vale a dire se l’uomo vi trovasse ovunque sussistenza facile e sicura, e un clima adatto alla sua natura, è chiaro che sarebbe stato impossibile a un uomo asservire un suo simile. Fate che questo globo sia abbondantissimo di frutti salutari; che il clima che deve contribuire alla nostra vita non sia tale da darci malattie e morte; che l’uomo non abbia bisogno di altra casa e altro letto di quello che hanno i daini e i caprioli; e vedrete che i Gengis-Kan e i Tamerlano non avranno altri servitori che qualche loro figlio che sia così dabbene da aiutarli nella vecchiaia.
In uno stato come quello di natura, del quale godono tutti i quadrupedi, i rettili e gli uccelli, l’uomo sarebbe felice quanto loro, dominio e servitù sarebbero una chimera, un’assurdità che non verrebbe in mente a nessuno: perché cercare dei servitori, quando non si ha bisogno di alcun servizio?
Se poi venisse in mente a qualche individuo di naturale tirannico e di braccia robuste di farsi uno schiavo, così per capriccio, del suo vicino meno forte di lui, la cosa risulterebbe impossibile: l’oppresso sarebbe a cento leghe di distanza prima che l’oppressore potesse prender le sue misure.
Tutti gli uomini sarebbero dunque necessariamente uguali, se fossero senza bisogni. Son le miserie connaturate alla nostra specie, che obbligano un uomo ad obbedire a un altro. La vera disgrazia non è l’ineguaglianza, ma la dipendenza. Non conta niente, che un uomo si faccia chiamare Sua Altezza, e l’ altro Sua Santità: quel che è duro è servire l’uno o l’altro.” Voltaire, Dizionario Filosofico.
Secondo Voltaire lo stato di necessità, in cui versa perennemente l’uomo, è la causa della schiavitù e quindi è la causa della nascita e dell’affermazione di quel sistema di soppressione della libertà di un intero popolo quale la tirannia e la dittatura. Al di là del modo (quasi sempre violento) con cui i dittatori conquistano il potere e delle pratiche (sempre violente e sanguinarie) con cui sopprimono l’opposizione, c’è una fase in cui il tiranno deve conquistare il consenso della popolazione o di una parte di essa per conseguire una certa stabilizzazione del potere. Quel che ne consegue è mostruoso: grandi quantità di persone che diventano complici attivi di un disegno sanguinario senza fine. Ricordiamo, a mò d’esempio, le persecuzioni degli ebrei in Europa e in Ussr, il genocidio degli Armeni, la “rivoluzione culturale” in Cina, i massacri in Angola, in Sud Africa, Uganda, Senegal, Sudan, Libia, la persecuzione degli sciiti in Iraq, dei bosniaci nei Balcani, i massacri in Cambogia, Viet Nam e Corea, i desaparecidos in Argentina e in Cile.
Milioni di morti e un’eredità di odio razziale e cieca violenza che non accenna a diminuire. Negli ultimi decenni sono emerse nuove figure tiranniche: capi religiosi musulmani (imam e ayatollah) che predicano l’odio religioso e ordinano violenze terroristiche e suicide contro gli infedeli. Il loro potere religioso è talmente carismatico e penetrante da riuscire a farsi obbedire ciecamente da enormi quantità di persone sparse per il pianeta.
Novità a parte, i vecchi e i nuovi tiranni sostengono di parlare e di agire nel nome di un interesse superiore e in questo modo riescono a coinvolgere e a convincere grandi masse di adoratori e di complici. La tirannia è lo specchio della perversione umana. Essa dimostra quanto di più aberrante e odioso possa compiere l’uomo sull’uomo. E non è esagerato chi, credendo nel Male come entità metafisica, lo identifica con esso. Ma, al di là dei punti di vista, restano i fatti, i genocidi, le torture.
Ancora adesso la tirannia imperversa in Cina, a Cuba, in molti stati africani, in Sud America, nell’estremo oriente e in Asia. Ancora adesso c’è gente perseguitata e uccisa da altra gente nel nome di miseri interessi, di leggi liberticide, di motivazioni pseudo-religiose, di odio razziale.
Processare e condannare il tiranno è giustizia incompiuta, restano i complici, la massa di persone che lo hanno seguito e hanno applicato le sue direttive. Tutti coloro che hanno partecipato all’orgia folle e sanguinaria: costoro non solo non pagheranno mai, ma li vedremo in prima fila ad assistere al processo chiedendo la pena capitale.



3 commenti:

Dyo ha detto...

I regimi totalitari sono eccome il Male. Sono un inferno nel quale sono soppresse le libertà di chi non la pensi come il tiranno.
Però l'idea di giustiziare a me fa paura. Sarebbe bene se ne occupasse, sempre, la Legge, applicando le leggi.
Ciao Saverio.

gisella ha detto...

Leggendo questa tua grandissima riflessione mi hai fatto venire in mente la lettura dei versi del salmo n°8 e in particolare :

4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,la luna e le stelle che tu hai fissate,

5 che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?

6 Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,di gloria e di onore lo hai coronato:

7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi;....

In particolare il versetto 5 mi porta a chiedere se l'uomo è davvero simile al divino, e, se lo è perchè in molti degli uomini non emerge la divinità che è solo ed esclusivamente dell'uomo?

Saverio ha detto...

Anch'io sono contro la pena capitale. La tragedia è che molto spesso chi la invoca è stato, in qualche modo, un complice.
Sulla divinità riflessa nell'uomo ci sarebbe molto da dire. A me basterebbe che ci si comportasse da esseri umani, la "charitas" di Cicerone, la solidarietà, sarebbe più che sufficiente.