mercoledì 25 novembre 2009

UNA SECONDA VITA


A volte accade che la nostra esistenza subisca una serie di eventi che la spingeranno a cambiare radicalmente. Le cause possono essere varie: dal fallimento matrimoniale alla perdita del lavoro, dalla scomparsa improvvisa di una persona cara all’incontro imprevisto con un Testimone di Geova, dalla vincita miliardaria all’innamoramento con Sharon, al secolo Pedro da Rio de Janeiro.
Accade che la nostra vita cambia completamente il suo corso per imboccare una strada che mai avremmo pensato di dover percorrere. In sostanza ci troviamo a vivere una nuova, una seconda vita. Lo shock dovuto al cambiamento subentra solo dopo aver realizzato che le cose non stanno più come prima, solo dopo aver razionalizzato la presenza di una nuova situazione. Fino a quel momento si continua a vivere come prima andando inesorabilmente a sbattere la testa contro le nuove architetture, fisiche e mentali, che hanno immediatamente sostituito le vecchie. Così, dopo aver collezionato un bel numero di bernoccoli e di ginocchia sbucciate, entriamo nel nuovo ordine di idee che la nuova realtà ci impone. E qui diventa dura, dura perché lo shock del nuovo ci fa sentire irrimediabilmente impreparati, ansiosi di non riuscire a gestire questa seconda vita. Non poco incide il senso di fallimento che ci trasciniamo appresso dalla nostra prima esperienza e che fa da freno a ogni nostro tentativo di muoverci in questa nuova realtà. A volte capita che lo shock conduca ad una sorta di ubriacatura dovuta alla sensazione di essersi liberati dai vecchi pesi e contrappesi e che ci assalga una specie di delirio di onnipotenza che potrebbe portarci dappertutto: dalla frequentazione di massaggiatrici più o meno professionali al ritiro spirituale presso i frati scolopi, da serate in locali per scambisti a tristissime crociere per singles.
Invece quello di cui realmente avremmo bisogno è tutt’altro; dovremmo cercare di incanalare l’energia sprigionata dallo shock in un percorso di ricostruzione di noi stessi, alla ricerca di un nuovo equilibrio, di una nuova dimensione nella quale poterci riconoscere e poter riprendere questa nuova esperienza di vita. Il passato, se da una parte è incancellabile ed è patrimonio della memoria, dall’altra esso non è una prigione, esso è solo un capitolo chiuso di una storia che continua e che potrebbe riservare delle grandi e piacevoli sorprese. L’errore che assolutamente non si deve commettere è quello di cercare di replicare situazioni e comportamenti che invece fanno parte della precedente conclusa esperienza. Aprirsi al nuovo non deve essere una tattica ma una strategia, ci vuole il coraggio di rischiare, di mettersi in discussione, di cambiare opinione, di respirare la vita a pieni polmoni. Dobbiamo accettare il cambiamento come una nuova opportunità che ci viene offerta dal Caso e/o dalla Fortuna, il rifiuto non ha nessun senso poiché non ci riporterà indietro nel tempo e nello spazio né ci consentirà di continuare a vivere in modo equilibrato in una situazione che è oggettivamente mutata. Buttarla sulla iattura trascendentale è segno di ignoranza e d’impotenza psichica, il corso della Natura è ricco di cambiamenti e mutazioni in cui la vita e la morte si alternano in una sequenza casuale e imprevedibile così come ancora più imprevedibile è la nostra sorte. Dichiarare forfait prima che i giochi siano chiusi fa parte delle nostre opzioni ma bisogna fare questa scelta solo dopo aver seriamente tentato altre strade e senza aver dato troppo peso né all’orgoglio (ma chi ci crediamo di essere?) né a quei legami di sangue che possono essere una ricchezza ma anche una robusta catena che ci tiene legati ai ceppi dell’egoismo e al concetto tribale della famiglia. Una seconda vita può voler dire la scoperta di un altro mondo, di altre persone, di un altro modo di vivere, di un altro modo di vedere le cose. Ma soprattutto può voler dire scoprire una parte di noi stessi che prima era rimasta nascosta, scoprire delle nostre qualità che non sapevamo di possedere. Assecondare il cambiamento ci porta ad essere in sintonia con la vita e meno legati ai vincoli del pregiudizio, certo non è comodo cambiare abitudini e stile di vita soprattutto quando non si è più giovani, ma il disagio dei nuovi problemi è sempre preferibile allo spettacolo di noi stessi agonizzanti tra vecchie abitudini coperti dalle piaghe purulente del ricordo di ciò che è svanito.
“La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti”. James Joyce

3 commenti:

ap ha detto...

...mi viene in mente quel detto che recita: Chi si ferma è perduto. In buona sostanza chi riposa sugli allori conquistati presto soccombe perchè la vita è un continuo succedersi di eventi più o meno imprevedibili è sta a noi coglierle, renderli interessanti e viverli con gioia.

Saverio ha detto...

Soprattutto quando un bel giorno ci si accorge che gli allori conquistati sono ormai rinsecchiti. E' giunto il momento di cambiare, di avere il coraggio e la forza di ammettere che un capitolo si è chiuso e che bisogna aprirne uno nuovo.

mariasole ha detto...

Non so.....dipende forse a volte vuol dire adattarsi e accontentarsi a quello che la vita ti ha permesso di avere...il che nn è facile!!! Ma più che felicità è serenità che ad un certo punto della vita capisci che preziosissima!