sabato 31 marzo 2007

OMAGGIO A LUCHINO VISCONTI


Il 2006 è stato un anno molto particolare per il cinema: cadevano, contemporaneamente, il centesimo anniversario della nascita e il trentesimo della morte di Luchino Visconti (1906-1976).
Nessun mezzo di comunicazione di massa si è preoccupato di rendere omaggio a uno dei più grandi maestri del cinema mondiale. La televisione (il mezzo più indicato per questo tipo di commemorazione) era troppo occupata con il duello politico-elettorale fra la “mortadella” e il “cavaliere mascarato”, con il gossip più trucido, con gli scandali calcistici e con le fiction da paese sudamericano. I palinsesti ribollivano di fetenzie di ogni genere per rincorrere gli ascolti e fare incetta pubblicitaria, non c’era tempo né spazio da dedicare all’arte.
Bisogna anche dire che Visconti non è mai stato molto gradito all’establishment: snob, omosessuale e decadente, per la sinistra; marxista e omosessuale, per la destra. I suoi film hanno sempre spiazzato la modesta e faziosa critica cinematografica italiana, alla continua ricerca di schemi e stereotipi stilistici in cui inserire il cinema nazionale per poi osannare spudoratamente quello estero. La filmografia di Luchino Visconti è costellata di grandi capolavori non sempre subito riconosciuti dal pubblico ma che, cresciuti nel tempo, sono diventati delle pietre miliari assolute della tecnica e dell’arte cinematografica. Il genio e l’arte di Luchino Visconti sono assolutamente trasversali rispetto ai generi e alle influenze stilistiche che ha sperimentato; la sua è arte suprema del “mettere in scena”, del rappresentare, l’arte del “racconto visionario” quale è il cinema. A cominciare con Ossessione (1943) per proseguire con La Terra Trema (1948), Bellissima (1951), Senso (1954), Le Notti Bianche (1957), Rocco e i suoi Fratelli (1960), Il Gattopardo (1963), Vaghe Stelle dell’Orsa (1965), Lo Straniero (1967), La Caduta degli Dei (1969), Morte a Venezia (1971), Ludwig (1973), Gruppo di Famiglia in un Interno (1974), L’Innocente (1976), egli attraversa la letteratura, la storia, l’amore, i problemi sociali ed esistenziali, con una sensibilità ed un occhio unici, inimitabili, assolutamente originali. Luchino Visconti ha anche firmato regie teatrali e d’opera che sono nella storia e sono ancora oggetto di studio. Visconti è stato colui che ha scoperto le grandi doti drammatiche di Maria Callas, è stato il maestro di Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, ha lanciato grandi artisti come Alain Delon e Claudia Cardinale, ha riproposto il melodramma come “opera totale”. La sua meticolosa attenzione per i più minimi particolari ha insegnato che la finzione è il doppio della realtà: la rappresentazione non è imitazione, ma realtà possibile, realtà ipotetica, materializzazione dell’idea e del sogno.
Luchino Visconti è un gigante della cultura, ma è scomodo perché pone interrogativi e tocca le coscienze; a lui, a questo gigante, il potere preferisce i nanetti dello spettacolo volgare e ignorante portabandiera della sottocultura del pettegolezzo e delle chiacchiere da caffè. La celebrazione quotidiana dell’oscenità non può interrompersi, non sarebbe serio.

3 commenti:

Dyo ha detto...

Non pensi che, alla fine, ognuno finisca per avere quello che merita?

42nd parallel ha detto...

non sono sicuro di aver colto correttamente il senso del commento precedente; comunque in linea di massima sono daccordo, alla fin fine mi fa piacere che gente come Visconti e Antonioni (solo per dirne due a caso) rimanga bene o male di nicchia. E' la selezione naturale:)

Saverio ha detto...

Caro amico,
autori come Visconti o Antonioni occupano nella storia del cinema mondiale gli stessi posti che occupano nella letteratura italiana Manzoni e Pirandello. Il problema è che le loro opere occupano raramente i palinsesti televisivi nostrani. Quindi il loro "essere di nicchia" è più dovuto alla scarsa conoscenza di quei film che non ad una effettivo poco interesse da parte del pubblico.
Grazie per il commento, a presto.