venerdì 15 giugno 2007

IL TORMENTO E L'ESTASI


Superare l’evento traumatico del risveglio è sempre un’impresa. Indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e stagionali, il ritorno alla realtà procura disagio e alimenta uno stato di temporanea confusione mentale. Il rito del primo caffè del mattino assolve dunque alla necessaria funzione di efficiente rientro nel mondo dei vivi e di indispensabile riconnessione della rete neuronale. La fase più critica di questo processo che, per certi aspetti, è molto simile alla nascita, è quel lasso di tempo durante il quale, attoniti, si aspetta che la caffettiera termini il suo delicato lavoro e ci offra il nero elisir di benvenuto nella realtà. Il sottoscritto, per scelta ideologica e adesione spirituale al principio panteistico, usa la caffettiera napoletana che, notoriamente, richiede tempi di preparazione molto più lunghi di quelli della moka. Questa circostanza fa sì che la durata del mio “limbo mentale” quotidiano sia molto maggiore e quindi diventi necessario assumere delle tecniche capaci di far trascorrere nel modo più indolore il tormento spirituale e il torpore mentale che puntualmente si ripresenta giorno dopo giorno. Naturalmente è da scartare a priori il ricorso alla televisione e/o al computer; il motivo è duplice: il forte effetto ipnotico del tubo catodico, che potrebbe facilmente gettarci in uno stato di pericolosa catalessi permanente, e la qualità delle notizie ed informazioni che potremmo ascoltare e vedere, cominciare la giornata con morti ammazzati, la faccia di Prodi o la ricetta di pasta con le sarde, non è molto incoraggiante. Molto utile, invece, è dedicarsi all’osservazione di quanto accade fuori, per strada, se si può godere di un buon panorama, altrimenti dirottare il nostro sguardo bovino (gli occhi sono sempre gonfi al mattino) verso le formiche che pascolano fra le briciole sul pavimento. E’ molto più rilassante di un documentario di National Geographic e, in più, se si vuole, si può interagire amabilmente con i simpatici insetti. Un’altra possibilità consiste nel dedicarsi alla lettura, ma non di giornali o libri, che sono troppo impegnativi per i pochi neuroni attivi in quel momento: molto indicata è la lettura delle etichette di cibi e bevande, anche se il massimo consiste nell’analisi lenta e scrupolosa di uno scontrino di supermercato, di quelli lunghi, con almeno una decina di voci. Se poi abbiamo la forza di leggere ad alta voce e ripetutamente, le parole e i numeri si trasformano in una sorta di cabala beneugurante ripetuta come un mantra ad alto potere energetico. Nel caso fortunato in cui abbiamo un animale domestico, quello è il momento migliore della giornata per intavolare una bella conversazione, tenendo sempre presente che tartarughe e pesci rossi sono caratterialmente poco loquaci, ma ottimi ascoltatori. E’ sconsigliabile sfruttare il tempo di attesa dedicandosi al consueto rito evacuatorio, giacchè esso richiede capacità di concentrazione, efficienza muscolare e coordinamento respiratorio: il rischio di rimanere bloccati sulla tazza con le gambe che formicolano è molto alto. Altra cosa da non fare assolutamente è guardarsi nello specchio: pare che sia statisticamente provato che gli attacchi cardiaci di primo mattino siano imputabili a questa causa.
In un modo o nell’altro il tempo è passato e ora siamo pronti a sorbire la quotidiana magica pozione. La caffettiera napoletana produce una bevanda metafisica: per comprenderlo è sufficiente pensare al suo funzionamento. L’acqua bollente scende dall’alto verso il basso, attraversando, con la grazia simile alla pioggia, la capsula che contiene la polvere profumata. Come da fertile terra fecondata, sgorga, lento, libero e fragrante, un rivolo di liquida felicità. Il tormento dell’ansiosa attesa è cessato, ora possiamo cogliere l’estasi visionaria che lautamente ci ripagherà di tanta sofferenza. Respirando le calde, profumate volute di fumo è possibile percepire il soffio della vita che ci attraversa dolcemente, gustando a piccoli sorsi la scura bevanda, comprendiamo la grazia del creato e sentiamo di farne parte in armonico equilibrio. Ancora una volta il primo grande rito della giornata si è concluso felicemente e noi siamo in grado di affrontare le dure prove della vita. Grazie ad esso ci siamo impossessati dello zen dell’istante, possiamo cogliere gli aspetti più nascosti della complessa realtà che ci circonda. Se qualcosa non dovesse funzionare, provare a (nell’ordine): cambiare marca di caffè, cambiare caffettiera, cambiare moglie.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

il caffè è un rito

credo che fiorella l'abbia rappresentato in questo testo da "donna" tu da "saverio"
ammazzo il tempo bevendo caffe' nero bollente
in questo nido scaldato gia' dal sole paziente
ma tu che smetti alle tre, poi torni a casa da me
tu che non senti piu' niente, mi avveleni la mente!
Un filo azzurro di luce scappa dalle serrande
e cerco invano di inventare qualcosa in mutande
un'automobile passa o una mosca vola bassa
mi ronza, gira, gira, ma sbaglio la mira.
Vorrei cercare qualche cosa da fare fuori
e camminare senza orgoglio, darsi a un rubacuori.
Ma io come Giuda so vendermi nuda
la strada conosco, attirarti nel bosco
attirarti nel bosco, attirarti...
Voci di strada all'orecchio, tutto e' poco eccitante
in questo inverno colore caffe' nero bollente
ammazzo il tempo cosi' ma scappero' via di qui
da questa casa galera che mi fa prigioniera.
Con gli occhi chiusi a mille miglia per conto mio
odio la sveglia che mi sveglia, oh mio Dio!
Ma io come Giuda so vendermi nuda
da sola sul letto mi abbraccio, mi cucco
malinconico digiuno senza nessuno!
Io non ho bisogno di te, io non ho bisogno di te
perche' io non ho bisogno delle tue mani, mi basto sola!
E ammazzo il tempo bevendo caffe' nero bollente
in questo nido scaldato orami da un sole paziente
che brucia dentro di me, che e' forte come il caffe'
un pomeriggio cosi', oh no, non voglio star qui!
E poi mi fermo per guardarmi un istante
le smagliature della vita sono tante!
Un ballo in cucina e sono ancora bambina
un pranzo da sposa e buttero' giu' qualcosa
e questa voglia che non passa, mentre dentro bussa...
Io non ho bisogno di te, perche' io non ho bisogno di te ...
:-) Rimbalzina

Dyo ha detto...

Stesse procedure mattutine, Saverio, stesso sguardo disperato(e di sfuggita)allo specchio, stesso rito del caffè, anche se io uso la mia fedele moka. Però ti confesso che accendo subito il pc e, dopo una lettura sommaria delle notizie,corro in cucina prima che il caffè inizi a ribollire prendendo un brutto sapore metallico. Magari poi lo bevo spulciando la posta elettronica, molto ricca di spam, più che d'altro.
Leggerti mi piace molto, Saverio. :-)

Anonimo ha detto...

Quando prepari il caffè che acqua usi?

Anonimo ha detto...

metti i tre chicchi di sale?
:-) Rimbalzina