Lo scorso settembre 2005 Israele consegnava la striscia di Gaza allo stato di Palestina, a sancire la volontà di percorrere fino in fondo la strada della pacifica coabitazione. I palestinesi si sono riappropriati dei loro legittimi territori ma, contemporaneamente, è iniziata una feroce guerra interna fra Fatah, Hamas e Jihad per il controllo politico ed economico della striscia. E' chiaro a tutti che ha prevalso la componente integralista e terrorista di Hamas e Jihad, i quali una volta insediati hanno ripreso il lancio di missili Quassam contro Israele da una posizione molto più avanzata in grado di determinare effetti più devastanti e micidiali. Contemporaneamente gli integralisti Hezbollah, dal vicino Libano, lanciavano missili di fabbricazione iraniana dentro i confini nord di Israele. Nè l'ONU nè la diplomazia internazionale sono riusciti a fermare questo lungo stillicidio, sottovalutato anche dalla stampa e dalla tv più attente agli scenari di crisi del globo. L'offensiva israeliana per neutralizzare le basi terroristiche nella striscia di Gaza non giunge inaspettata, anzi, mai come stavolta era stata annunciata e preannunciata persino al governo egiziano, da tempo mediatore nel conflitto tra Israele e Palestina. Nel periodo natalizio è scattata l'operazione ed ora, dopo meno di un mese, si contano più di ottocento morti e chissà quanti feriti. Tutto ciò, ancora una volta, ha innescato l'esplosione di vecchie e nuove rabbie antisemite da parte di demagoghi di lungo corso e nuovi rivoluzionari imberbi che hanno rinunciato a pensare con la propria testa e si sono dedicati alla pratica di bruciare la stella di Davide. Non c'è molto da dire su questa tragica escalation: Israele, ancora una volta, si sta difendendo e, purtroppo, quando si usano le armi è impossibile pensare che la gente innocente non ne paghi le più atroci conseguenze. Quella di Israele è una guerra per la sopravvivenza, per il diritto a esistere. Israele continua ingiustamente a pagare per la barbarie antisemita, per l'integralismo più gretto, per il delirio di sopraffazione degli stati confinanti, distanti anni luce dall'esercizio della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Chi ha il coraggio di sostenere che Egitto, Palestina, Giordania, Siria e Libano sono degli stati di diritto? E' più che evidente che dietro l'odio contro Israele c'è l'odio contro la democrazia, contro il progresso dei diritti umani, contro la società degli uomini liberi. In verità esiste una lobby di signori della guerra che fanno di tutto perchè la situazione rimanga sempre in questo stato: terroristi islamici, palestinesi arricchiti dal traffico clandestino di armi, dittatori di seconda e terza generazione il cui potere è basato sulle centrali terroristiche che ospitano e sovvenzionano. Chi vuole la pace in medio oriente? Il popolo di Israele e il popolo di Palestina. Gente normale, che vuole vivere e prosperare in pace senza dover pensare a folli kamikaze o missili assassini.
Israele ha il diritto di difendersi, non si tratta di scontri per rivendicazioni territoriali ma dell'esistenza di uno stato di diritto, anzi della sua sopravvivenza.
Ai vecchi e nuovi demagoghi, ai nostalgici del patto di Yalta, ai vetero stalinisti, ai sinceri imbecilli con la kefiah al collo che bruciano la bandiera d'Israele va il disprezzo più profondo e la pena per la quantità di cervelli di plastica in circolazione.
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