giovedì 22 gennaio 2009

DIO E GORGONZOLA


Da qualche mese imperversa su tutti gli schermi tv nazionali uno spot pubblicitario sul formaggio gorgonzola. Si tratta di quel tipo di pubblicità studiata per stimolare il consumo di un genere di prodotto e non di una marca in particolare. Già nel passato vi sono stati esempi del genere che hanno riscosso un particolare successo grazie alla formula e grazie al testimonial: chi non ricorda (fra coloro che hanno l’età) Nino Manfredi e la pubblicità della Pura Lana Vergine (“Beeh!! Si sente l’anima della pecora!!) o Renzo Arbore e la Birra (“Chi beve birra campa cent’anni!”riprendendo un vecchio adagio pubblicitario degli anni ‘30). Il senso profondo di questo genere di pubblicità sta nel progetto dei produttori di una determinata merce di incentivarne il consumo creando una forte simbolizzazione nell’immaginario collettivo (non è lana se non è Pura Lana Vergine, non è prosciutto se non è di Parma, non ti disseti se non bevi birra, ecc.). La necessità di un efficace testimonial si impone particolarmente in questi casi, poiché il beniamino del pubblico fa da garante della sincerità del messaggio proponendosi come colui che per primo ha operato quella scelta di consumo. La “seduzione” del testimonial (che invita il consumatore ad imitarlo) passa attraverso la sua notorietà, il suo successo, la sua simpatia. Per quanto riguarda lo spot in questione (prodotto dall’agenzia Chocolat Productions) la faccenda è alquanto diversa poiché si è deciso di non utilizzare un testimonial e di strutturare il messaggio in diverse sequenze basate sull’ambiguità linguistica a sfondo sessuale. E’ evidente che la “bella topolona” è tale non tanto perché sceglie il formaggio (cibo-simbolo del topo) quanto perché lei (la donna) è una bella “topa”, dove “topa” viene usato come una sineddoche (figura retorica che descrive una parte per il tutto) e quindi da essere un eufemismo dell’organo genitale femminile diventa sinonimo di “bella donna” (lo stesso processo linguistico che si verifica con “gnocca”, “passera”, ecc.). In sostanza la bella donna libidinosa preferisce il gorgonzola, ergo il gorgonzola è un cibo libidinoso, eccitante, afrodisiaco. Che il gorgonzola sia uno dei formaggi italiani più buoni, non c’è alcun dubbio. Difficile però immaginarlo libidinoso a causa del suo odore; perché il gorgonzola puzza in un modo particolarmente schifoso, e se lasciate per due giorni una fettina da 30 grammi in frigorifero avrete la netta sensazione che il vostro elettrodomestico si sia trasformato in una scarpiera piena di scarpe da tennis usate ogni giorno per sei mesi in modo continuo. Eh sì, perché il problema del gorgonzola sta tutto là e mi meraviglio come una grande agenzia pubblicitaria non abbia compreso che nessuno conserverà in frigo una tale arma chimica. Non è stato geniale accoppiare il sesso col formaggio puzzolente. E anche se si amano le emozioni forti, questo è troppo. Ormai la famiglia-tipo italiana fa la spesa una volta alla settimana e appestare il frigorifero con un tanfo di piedi sporchi per tanti giorni è veramente impensabile. I produttori di gorgonzola potranno sperare in un incremento delle vendite solo quando avranno trovato il modo di ovviare a questo grave inconveniente.
Un altro cataclisma pubblicitario è in arrivo nelle strade italiane: gli autobus con slogan inneggianti all’ateismo, così come già accade in Spagna e in Gran Bretagna. Alcune associazioni di atei militanti ritengono sia giunto il momento di informare la gente che Dio non esiste. E’ triste assistere ad un così rapido processo di disfacimento del cervello umano, è penoso sapere che ci sono persone disposte a perdere tempo e denaro per trattare le idee e i concetti come fossero formaggini. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova religione che adora il non-Dio? Si stanno formando delle nuove parrocchie per la diffusione del non-Verbo? Personalmente ho sempre ritenuto che l’ateismo fosse una forma di religione (io che mi ritengo agnostico), ma mai avrei pensato a una qualche forma di organizzazione confessionale. Evidentemente il fideismo (in una divinità o in nessuna divinità) e l’integralismo non conoscono limiti né vergogna alcuna. Ma mentre posso comprendere il desiderio di diffondere un messaggio religioso, non riesco a capire la necessità di proclamare il nulla, il vuoto, il non Essere. Ha un senso preciso diffondere la Rivelazione, non ha alcun senso predicare il Vuoto Pneumatico, è una questione di logica; a meno che dietro questa farsa antimetafisica non si nasconda qualche altro imbroglio. Pubblicizzare l’idea che l’uomo non ha alcun bisogno di Dio (cosa di per sé assolutamente falsa poiché l’uomo non è mai riuscito di fare a meno della metafisica, in tutti i tempi e ad ogni latitudine) potrebbe essere un primo passo verso l’idea che l’uomo è Dio e che nulla gli sia impossibile e che tutto gli sia dovuto. Corro troppo? Esagero? Può darsi, ma diffondere un’idea con toni e stile da imbonitore da fiera mi sembra pericoloso, equivale a liquidare in una frase d’accatto tremila anni di pensiero filosofico e teologico. Per non parlare del sangue versato in nome di Dio e di quello versato nel nome del Dio-Partito; di chi è morto pur di non abiurare, di chi è stato massacrato solo perché figlio di David, di chi ha cambiato radicalmente la propria vita nel nome di un richiamo irresistibile. Per non parlare dell’arte in tutte le sue forme, di come l’idea di Trascendenza abbia stimolato la creatività umana generando opere la cui fruizione, da sola, giustifica il senso della vita. Evidentemente il livello culturale di questi beceri inventori di pubblicità confessionale è talmente basso da ritenere che l’incrocio con un torpedone sia paragonabile alla conversione sulla via di Damasco. Oppure, e questo sarebbe il pericolo più grave, stiamo tornando alle frasi deliranti scritte sui muri o agli slogan orwelliani, ci stiamo incamminando verso un indottrinamento di nuovi valori. Il vecchio trittico Dio, Stato, Famiglia verrà sostituito dal nuovo Io, Denaro,Consumo. E Dio? Quello lo potremo trovare a saldo sugli scaffali accanto al gorgonzola.

3 commenti:

enne ha detto...

Sulla storia degli slogan pubblicitari anti-Dio mi sono pronunciata un po' ovunque. Sono d'accordo con te: non ha senso, una cosa del genere. Anch'io, oramai, mi definisco agnostica, ma certi messaggi appaiono provocazioni insensate. Fuori luogo. Insipienze senza una ragione logica.
Quanto al gorgonzola, ricordo uno spot di qualche anno fa, che vedeva una bella figliola intingere un dito nel formaggio, e poi portarselo in bocca. Si insiste, quindi, con l'associazione "gorgonzola-sesso".
Che dire? Una mousse al cioccolato sarebbe stata molto più indicata.

Saverio ha detto...

Dubito che questa formula sia vincente. Penso che il motivo sia perchè si ritiene che il consumatore maggiore di gorgonzola sia maschio. Anche se così fosse quello che conta è chi fa la spesa e chi gestisce le provviste di casa e cioè, nella maggioranza dei casi, la donna.
Grazie a presto.

mariasole ha detto...

mmhh... noo penso che ti sbagli hai forse troppa fiducia nell'essere umano!
le donne lo compreranno pensando che usando quel gorgonzola sarranno più sexi e alla moda come dopo aver visto la publicità di pseudoatei penseranno che definirsi atei saranno alla moda più in! Quanti nn dicono di essere credenti per paura di apparire bigotti e quindi nn al passo con i tempi!