OGNUNO COL PROPRIO DIO
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" Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto. " Nicolas Gomez Davila
Scrivere è una provocazione, una visione fortunatamente falsa della realtà che ci situa al di sopra di ciò che è e di ciò che sembra essere. Rivaleggiare con Dio e persino superarlo con la sola virtù del linguaggio, ecco l’impresa dello scrittore, esemplare ambiguo, lacerato e infatuato che, uscito dalla sua condizione naturale, si è abbandonato ad una vertigine superba, sempre sconcertante, talvolta odiosa. Niente di più miserevole della parola, eppure grazie ad essa ci si apre a sensazioni di felicità, a una dilatazione estrema in cui si è totalmente soli, senza il minimo senso di oppressione. Il supremo raggiunto con il vocabolo, con il simbolo stesso della fragilità. Curiosamente, lo si può raggiungere anche con l’ironia, purché questa, spingendo al limite la sua opera di demolizione, dispensi brividi di un dio alla rovescia. Le parole come agenti di un’estasi capovolta… Tutto ciò che è veramente intenso ha i caratteri del paradiso e dell’inferno, con questa differenza, che il primo possiamo solo intravederlo, mentre il secondo, abbiamo la ventura di percepirlo e, più ancora, di sentirlo. Esiste un vantaggio ancora più notevole, di cui lo scrittore ha il monopolio: quello di sbarazzarsi dei propri pericoli. Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti. Lo scrittore è uno squilibrato che si serve di quelle funzioni che sono le parole per guarirsi. Su quanti malesseri, su quanti accessi sinistri ho trionfato grazie a questi rimedi insostanziali!
4 commenti:
....le preghiere islamiche con cadenza quasi maniacale che richiamate ben cinque volte al giorno, hanno il pregio a mio avviso di scaricare lo stress della convivenza umana, che altrimenti questa tensione potrebbe sfociare in in atti ostili nei confronti dei loro simili. Il tutto avviene attraverso un canto liberatorio che somiglia tanto a un prolungato lamento. Vorrei sentire il tuo parere in merito. Piero
Non c'è dubbio che l'obbligo della preghiera in determinati momenti della giornata svolga anche una funzione diciamo "distensiva". E in ques'ottica anche la cantillazione liturgica svolge un ruolo di scarico delle tensioni e di concentrazione metafisica. D'altro canto ovunque sia presente un libro sacro, ovvero contenente la Parola di Dio, vi è sempre una tecnica particolare di lettura: va da sè che la parola divina non può essere letta e pronunciata come se fosse un testo qualsiasi. E così Ebrei, Cristiani (fino a un certo periodo),Musulmani, ma anche Buddisti, Indù e Taoisti, leggono e pregano sui loro sacri testi utilizzando tecniche di glorificazione della Parola Divina.Tutto ciò si concretizza in una lettura "melodica" dall'andamento orizzontale di tipo sinuoso, molto simile alla lamentazione e di indubbio effetto ipnotico.
Spero di essere stato chiaro.
Grazie Piero, a presto.
Condivido appieno le tue considerazioni sulle finalità della preghiera in genere e ancora una volta mi ritengo soddisfatto. Devo ammettere con soddisfazione che hai una conoscenza non superficiale su argomenti anche impegnativi. Alla prossima riflessione. Piero
Grazie Piero, a presto.
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