FESTINA LENTE 4
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" Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto. " Nicolas Gomez Davila
Scrivere è una provocazione, una visione fortunatamente falsa della realtà che ci situa al di sopra di ciò che è e di ciò che sembra essere. Rivaleggiare con Dio e persino superarlo con la sola virtù del linguaggio, ecco l’impresa dello scrittore, esemplare ambiguo, lacerato e infatuato che, uscito dalla sua condizione naturale, si è abbandonato ad una vertigine superba, sempre sconcertante, talvolta odiosa. Niente di più miserevole della parola, eppure grazie ad essa ci si apre a sensazioni di felicità, a una dilatazione estrema in cui si è totalmente soli, senza il minimo senso di oppressione. Il supremo raggiunto con il vocabolo, con il simbolo stesso della fragilità. Curiosamente, lo si può raggiungere anche con l’ironia, purché questa, spingendo al limite la sua opera di demolizione, dispensi brividi di un dio alla rovescia. Le parole come agenti di un’estasi capovolta… Tutto ciò che è veramente intenso ha i caratteri del paradiso e dell’inferno, con questa differenza, che il primo possiamo solo intravederlo, mentre il secondo, abbiamo la ventura di percepirlo e, più ancora, di sentirlo. Esiste un vantaggio ancora più notevole, di cui lo scrittore ha il monopolio: quello di sbarazzarsi dei propri pericoli. Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti. Lo scrittore è uno squilibrato che si serve di quelle funzioni che sono le parole per guarirsi. Su quanti malesseri, su quanti accessi sinistri ho trionfato grazie a questi rimedi insostanziali!
4 commenti:
...questo adagio triste e struggente all'inverosimile di S.Barber lo conosco abbastanza bene per il fatto di essere stato il solo spettatore ad applaudirlo proprio alla fine della lunga pausa quando sembra che sia già finito il pezzo musicale. Volevo essere il primo a manifestare la gioia che un simile brano aveva suscitato in me. Avrei voluto scomparire dalla faccia della terra di come mi sentivo, da allora non ho avuto più il coraggio di andato ad assistere dal vivo ad un concerto.
Caro Piero,
accade molto più spesso di quanto non si creda, soprattutto nella musica contemporanea. Ciò è dovuto al fatto che il repertorio contemporaneo si è liberato dello schema tipicamente classico dominante-tonica-dominante che acusticamente e agogicamente conduce l'ascoltatore a percepire chiaramente il termine dell'opera. Per questo motivo il buon senso imporrebbe che prima del concerto venisse distribuita una piccola guida all'ascolto, per mettere lo spettatore nelle condizioni migliori di fruire di un repertorio troppo poco conosciuto e del quale si ha poca dimestichezza.
Grazie, a presto.
Agogicamente....ora ti tocca! cosa significa?
Chiedo scusa per l'uso di un termine poco conosciuto. L'agogica è un termine strettamente musicale che si riferisce alle piccole variazioni di velocità durante l'esecuzione. In sostanza è la traduzione in musica di quelle annotazioni che il compositore appone in margine allo spartito (con brio, andante, andante ma non troppo,largo, ecc.)e che sono piccole raccomandazioni a coloro che dovranno eseguire l'opera. L'agogica fa coppia con la dinamica, che invece indica l'intensità sonora (piano, pianissimo, forte, ecc.), questi due elementi sono estremamente relativi poichè lasciati alla libera interpretazione dell'esecutore e/o del direttore d'orchestra. Ed è per questo motivo che le esecuzioni della Nona Sinfonia di Beethoven, ad esempio, ad opera di Von Karajan e di Muti siano molto diverse fra loro.Ritornando al discorso che facevo all'amico Piero, la musica contemporanea a partire da Schoenberg cambia radicalmente i moduli musicali ed estetici utilizzati fino a quel momento. Ne consegue che l'ascoltatore non avvezzo a questo repertorio ha delle difficoltà a seguire l'andamento e lo sviluppo della compozizione al punto da confondere il "tacet" (pausa di assoluto silenzio all'interno della composizione)con la fine.
Spero di essermi spiegato, resto comunque a tua completa disposizione per ulteriori chiarimenti.
A presto, auguri natalizi.
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