sabato 20 dicembre 2008

SAMUEL BARBER - Adagio for Strings, op.11.

FESTINA LENTE 4

4 commenti:

ap ha detto...

...questo adagio triste e struggente all'inverosimile di S.Barber lo conosco abbastanza bene per il fatto di essere stato il solo spettatore ad applaudirlo proprio alla fine della lunga pausa quando sembra che sia già finito il pezzo musicale. Volevo essere il primo a manifestare la gioia che un simile brano aveva suscitato in me. Avrei voluto scomparire dalla faccia della terra di come mi sentivo, da allora non ho avuto più il coraggio di andato ad assistere dal vivo ad un concerto.

Saverio ha detto...

Caro Piero,
accade molto più spesso di quanto non si creda, soprattutto nella musica contemporanea. Ciò è dovuto al fatto che il repertorio contemporaneo si è liberato dello schema tipicamente classico dominante-tonica-dominante che acusticamente e agogicamente conduce l'ascoltatore a percepire chiaramente il termine dell'opera. Per questo motivo il buon senso imporrebbe che prima del concerto venisse distribuita una piccola guida all'ascolto, per mettere lo spettatore nelle condizioni migliori di fruire di un repertorio troppo poco conosciuto e del quale si ha poca dimestichezza.
Grazie, a presto.

mariasole ha detto...

Agogicamente....ora ti tocca! cosa significa?

Saverio ha detto...

Chiedo scusa per l'uso di un termine poco conosciuto. L'agogica è un termine strettamente musicale che si riferisce alle piccole variazioni di velocità durante l'esecuzione. In sostanza è la traduzione in musica di quelle annotazioni che il compositore appone in margine allo spartito (con brio, andante, andante ma non troppo,largo, ecc.)e che sono piccole raccomandazioni a coloro che dovranno eseguire l'opera. L'agogica fa coppia con la dinamica, che invece indica l'intensità sonora (piano, pianissimo, forte, ecc.), questi due elementi sono estremamente relativi poichè lasciati alla libera interpretazione dell'esecutore e/o del direttore d'orchestra. Ed è per questo motivo che le esecuzioni della Nona Sinfonia di Beethoven, ad esempio, ad opera di Von Karajan e di Muti siano molto diverse fra loro.Ritornando al discorso che facevo all'amico Piero, la musica contemporanea a partire da Schoenberg cambia radicalmente i moduli musicali ed estetici utilizzati fino a quel momento. Ne consegue che l'ascoltatore non avvezzo a questo repertorio ha delle difficoltà a seguire l'andamento e lo sviluppo della compozizione al punto da confondere il "tacet" (pausa di assoluto silenzio all'interno della composizione)con la fine.
Spero di essermi spiegato, resto comunque a tua completa disposizione per ulteriori chiarimenti.
A presto, auguri natalizi.