I COSIDDETTI "MINORI" 1
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" Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto. " Nicolas Gomez Davila
Scrivere è una provocazione, una visione fortunatamente falsa della realtà che ci situa al di sopra di ciò che è e di ciò che sembra essere. Rivaleggiare con Dio e persino superarlo con la sola virtù del linguaggio, ecco l’impresa dello scrittore, esemplare ambiguo, lacerato e infatuato che, uscito dalla sua condizione naturale, si è abbandonato ad una vertigine superba, sempre sconcertante, talvolta odiosa. Niente di più miserevole della parola, eppure grazie ad essa ci si apre a sensazioni di felicità, a una dilatazione estrema in cui si è totalmente soli, senza il minimo senso di oppressione. Il supremo raggiunto con il vocabolo, con il simbolo stesso della fragilità. Curiosamente, lo si può raggiungere anche con l’ironia, purché questa, spingendo al limite la sua opera di demolizione, dispensi brividi di un dio alla rovescia. Le parole come agenti di un’estasi capovolta… Tutto ciò che è veramente intenso ha i caratteri del paradiso e dell’inferno, con questa differenza, che il primo possiamo solo intravederlo, mentre il secondo, abbiamo la ventura di percepirlo e, più ancora, di sentirlo. Esiste un vantaggio ancora più notevole, di cui lo scrittore ha il monopolio: quello di sbarazzarsi dei propri pericoli. Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti. Lo scrittore è uno squilibrato che si serve di quelle funzioni che sono le parole per guarirsi. Su quanti malesseri, su quanti accessi sinistri ho trionfato grazie a questi rimedi insostanziali!
2 commenti:
perchè minori?
Cara Mariasole,
nelle varie storie delle arti vi sono i protagonisti, coloro che per primi hanno saputo cogliere il cambio di una tendenza attraverso l'elaborazione di nuovi canoni espressivi o coloro che più di altri hanno saputo operare una sintesi organica delle nuove tecniche e di una nuova poetica. Poi vi sono i cosiddetti "minori", ovvero artisti che hanno adottato i nuovi canoni estetici elaborati dai capiscuola e/o dalle avanguardie. Se tutto ciò può avere un senso sotto il profilo storico, non lo ha, a mio parere, sotto il profilo estetico e soprattutto dal punto di vista del fruitore dell'opera. Il mio modesto invito è appunto teso a scoprire e a fruire il lavoro prodotto dagli artisti minori. Inoltre va detto che spesso accade che, nel tempo, alcuni minori vengano giustamente rivalutati.Sicuramente se Salieri non fosse stato contemporaneo e "concorrente" di Mozart non sarebbe finito nel dimenticatoio, così come la musica di Marin Marais usata dal Re Sole a scopi propagandistici, così come uno dei più grandi romanzi della letteratura italiana (I Vicerè)colpevole di essere stato scritto troppo presto, quando i temi dell'unità d'Italia e della questione meridionale erano manipolati e soffocati da censure e falsificazioni ordinate dai Savoia. Della tragica e sublime arte di Ligabue (al cui confronto Russeau il Doganiere andrebbe ridimensionato)si può solo dire che essa è sfortunatamente sbocciata nel paese di Raffaello e Tiziano.L'Italia è troppo piena di capolavori per degnarsi di riconoscere l'opera allucinata di un vagabondo demente.Ma il leopardo di Ligabue è l'urlo sovrumano di un uomo disperato contro un'umanità insensibile e cieca alla bellezza della natura.
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