martedì 29 maggio 2007

TIPI DA SPIAGGIA


E’ ricominciato l’esodo estivo verso le spiagge, il furore per il mare impazza ormai su tutte le coste nazionali. Per chi vive sul mare la cosa è evidente: sono spariti i mucchi maleodoranti di alghe per far spazio a mozziconi, bottiglie, cartacce varie e soprattutto all’odore di crema abbronzante. Non mancano neanche mostruosi cataboliti stile “monument valley” depositati col favore della notte da giovinastri sbronzi amanti della pizza al wurstel e patatine con maionese e ketchup. Passeggiare, per quanto è possibile, sulle nostre spiagge significa fare un’ agghiacciante esperienza olfattiva che difficilmente riusciremo a dimenticare: l’aria salmastra si fonde alla puzza di merda e al tanfo di olio abbronzante irrancidito per formare una nuvola invisibile di gas allucinogeno, pare che siano molti i casi di visioni mistiche tipo Sabrina Ferilli nuda che emerge dalle acque o Riccardo Scamarcio in perizoma che declama Dante Alighieri. Già alle prime ore del sabato mattina possiamo vedere auto stracariche di gente e bagagli che cerca un parcheggio gratuito all’ombra. La dotazione tipo della ciurmaglia festaiola prevede: ombrellone, salvagenti assortiti, tavolino da campeggio, sdraio, carte da gioco, radiolone, due borsoni termici contenenti acqua e birra in quantità industriale (le altre bibite e i gelati saranno acquistati sul posto), pasta al forno, cotoletta, peperonata, cetrioli e cocomeri. Una volta scelto il posto in cui celebrare l’osceno festino, i ragazzini vengono sguinzagliati con una sola perentoria consegna: “fate quello che volete ma non rompeteci le balle”. Inizia così l’orgia sonora che avrà una breve pausa solo per ingurgitare cibi e bevande. Si compone così, nel giro di un’oretta, lo scenario apocalittico della spiaggia nei giorni festivi, entrano in scena anche gruppi di giovani e coppie assortite che imperterriti giacciono a prendere il sole a pochi centimetri da fetide immondizie e grumi di morbido catrame. Lo spettacolo è da bolgia dantesca: bambini ciccioni che corrono urlando, genitori fasciati in improbabili costumi dai colori sgargianti che chiacchierano ad altissima voce e ridono sguaiatamente, musica ad alto volume, il mare che sembra improvvisamente diventato una piscina da campeggio… In momenti come questo credo di capire profondamente coloro che in preda ad un raptus imbracciano un fucile e fanno una bella strage liberatoria, senza eccezioni di sesso e d’età. E’ impossibile conversare con un tono normale, è impossibile leggere, è impossibile guardarsi intorno senza vedere volgarità e cattiva educazione, il mare stesso diventa odioso. Non posso fare a meno di pensare al significato di tutto ciò, al fatto che per la maggior parte della gente il relax e la ricreazione sono sinonimi di caos, di sfrenate abbuffate, di suoni incontrollati, di risate senza senso. Questa concezione del divertimento come euforico disimpegno e liturgia dell’eccesso è disgustosa, l’ideologia del tempo libero inteso come carnevale continuo è funzionale alla società dei consumi e produce effetti di grande portata in cui la superficialità e l’ignoranza hanno un ruolo trainante.
D’estate i nostri litorali si trasformano in una babele di lingue, di dialetti, di cadenze, dove folle in costume da bagno si illudono di divertirsi e di passare nel modo migliore il tempo libero. Pare che la letizia e in buon umore si misurino a suon di rutti, flatulenze, dermatiti solari, micosi da piscina ed altre simili amenità. Alla ristrettissima minoranza di malinconici esterrefatti resta poco da fare, il mare e il litorale d’estate non sono fatti per loro: fino a quando saranno in circolazione certi tipi da spiaggia sarà impossibile godere del suono della risacca e dell’infinito misterioso orizzonte marino.
Alla fin fine si ripropone il senso della vita: siamo diversi, ognuno la vede a modo suo. Ma era proprio necessario arrostire sulla spiaggia castrato e salsiccia?

2 commenti:

Dyo ha detto...

No, non era necessario. Così come non era necessario rischiare di incendiare le pinete, e lasciare sparse per ogni dove le tracce tengibili della propria inciviltà. Dille a me, queste cose, che d'estate vivo la tragedia del pendolarismo domenicale sulla mia pelle. Non è classismo nè razzismo: è solo constatazione che un po' di buona educazione non farebbe male a nessuno.

Anonimo ha detto...

Molto bravo e molto profondo nelle tue riflessioni sul mancato rispetto delle regole di civiltà .
Bellissima la foto, adoro i bambini ...ma è pubblicità intrinseca alla Kodak?
Buona Giornata.Maria