Il mio psicoterapeuta si chiama Genzino (diminutivo di Vincenzo) e fa il pescivendolo. Con lui ho una seduta settimanale della durata di circa quindici minuti nei pressi del suo bancone, al mercato. Egli è un autodidatta, cresciuto nella disciplina dell’acutezza e della sensibilità verso le necessità e i bisogni della gente. Si potrebbe dire che il suo approccio, sebbene nato dall’improvvisazione e dall’estro momentaneo, sia assimilabile a una sorta di sincretismo fra la mitologia dell’inconscio di Jung e una più concreta psicologia della gestalt in cui la percezione delle forme simboliche viene interpretata dalle sembianze polimorfiche delle varie specie ittiche disponibili in quel momento. Sempre cordiale e disponibile, ascolta col massimo interesse le richieste e i desideri fissando il paziente-avventore con calma e comprensione. Nota i movimenti, le posture, il modo di parlare e quello di guardare la merce sul bancone, il suo scopo non è semplicemente quello di venderti il pesce, lui vuole riconciliarti con la vita e con te stesso somministrandoti il farmaco ittico più adatto alle tue necessità interiori. Sa sempre quando consigliarti un ragù di seppie antidepressivo, quando è necessaria una zuppa rilassante, quando s’impone una grigliata tonificante. Conosce profondamente le proprietà sedative del falso merluzzo e quelle eccitanti del polpo di scoglio, arriva a cogliere le sfumature più delicate del tuo carattere quando suggerisce le cozze “arracanate” piuttosto che la pepata, quando ti convince che oggi, per te, col sugo di cicale sono più indicati i tubetti che non gli spaghetti. Ma l’apice della sua competenza psicologica lo raggiunge quando arrivi da lui in preda al panico, alla confusione mentale e alla frustrazione affettiva: quando non sai “che pesci pigliare” e invochi il suo intervento taumaturgico. Allora, compresa la gravità della situazione, Genzino abbandona la sua postazione al di là del magico bancone e ti viene incontro a braccia aperte, mimando un abbraccio impossibile, considerati gli abiti da lavoro, ma il cui calore giunge dritto in fondo al cuore. In quel momento ti sembra di avere di fronte l’emissario diretto del dio Poseidone, mandato espressamente dai profondi abissi per consolarti, per trarre in salvo la tua povera anima naufragata miseramente nel gelido oceano dell’indifferenza e del cinismo quotidiani.
“Hai qualche desiderio particolare?” domanda con compassione, tu rispondi:”No, non saprei…” e invece vorresti urlare a squarciagola:”Voglio essere felice!!! Sono stufo di questo schifo di esistenza!”. Ma la tua supplica nascosta giunge ugualmente a destinazione e lui comincia a descriverti con suadenti parole i colori meravigliosi dello scorfano e del capone, l’ipnotica, misteriosa luminescenza delle seppie appena pescate, la forma perfetta di un fiore sbocciato nel polpo appena sbattuto e arricciato, lo stupefacente arcobaleno dipinto sui fianchi del tordo di mare. Parole, odori, forme e colori ti avvolgono in una dimensione fantastica, nella quale lentamente ti abbandoni dimenticando gli affanni, le preoccupazioni e le delusioni, sorge impetuoso il desiderio di entrare a far parte di quest' armonica bellezza, di ricongiungerti col mistero della vita. Il mare è il tuo liquido amniotico in cui trovare sicuro rifugio e profonda soddisfazione, il suo profumo penetrante ti rammenta le notti d’estate in cui hai creduto di essere felice, rari momenti di incosciente e pura gioia di vivere: in quel momento ti sembra che l’anguilla ti stia strizzando l’occhio e che cozze, vongole e canestrelle ti sorridano con affettuosa cordialità. Le parabole di Genzino sulla pesca sono poi piccoli capolavori di saggezza degni delle più sagaci storielle zen; in esse si possono cogliere elementi di mitologia popolare, archetipi culturali sedimentati nei nostri spazi interiori più profondi, una morale sempre positiva e costruttiva. Genzino ha la dote speciale di farti intravedere uno spiraglio di luce in quel tunnel buio e freddo in cui ci siamo persi, fa venire prepotente il desiderio di riconciliazione verso la natura e l’umanità, ma soprattutto infonde un senso di fiducia in sé stessi, un’energia particolare che senti entrare nel corpo quando mangi il suo pesce; mentre gusti deliziosi pezzetti d’abisso ricomponi le tessere del tuo mosaico, ricrei quell’armonia interiore indispensabile per una vita equilibrata. Il suo motto è: “Solo alla morte non c’è rimedio, tutto il resto si aggiusta sempre, come la zuppa…”. E’ la morale della zuppa, se sapremo cercare troveremo quello che manca e raggiungeremo lo scopo: la zuppa perfetta.
“Hai qualche desiderio particolare?” domanda con compassione, tu rispondi:”No, non saprei…” e invece vorresti urlare a squarciagola:”Voglio essere felice!!! Sono stufo di questo schifo di esistenza!”. Ma la tua supplica nascosta giunge ugualmente a destinazione e lui comincia a descriverti con suadenti parole i colori meravigliosi dello scorfano e del capone, l’ipnotica, misteriosa luminescenza delle seppie appena pescate, la forma perfetta di un fiore sbocciato nel polpo appena sbattuto e arricciato, lo stupefacente arcobaleno dipinto sui fianchi del tordo di mare. Parole, odori, forme e colori ti avvolgono in una dimensione fantastica, nella quale lentamente ti abbandoni dimenticando gli affanni, le preoccupazioni e le delusioni, sorge impetuoso il desiderio di entrare a far parte di quest' armonica bellezza, di ricongiungerti col mistero della vita. Il mare è il tuo liquido amniotico in cui trovare sicuro rifugio e profonda soddisfazione, il suo profumo penetrante ti rammenta le notti d’estate in cui hai creduto di essere felice, rari momenti di incosciente e pura gioia di vivere: in quel momento ti sembra che l’anguilla ti stia strizzando l’occhio e che cozze, vongole e canestrelle ti sorridano con affettuosa cordialità. Le parabole di Genzino sulla pesca sono poi piccoli capolavori di saggezza degni delle più sagaci storielle zen; in esse si possono cogliere elementi di mitologia popolare, archetipi culturali sedimentati nei nostri spazi interiori più profondi, una morale sempre positiva e costruttiva. Genzino ha la dote speciale di farti intravedere uno spiraglio di luce in quel tunnel buio e freddo in cui ci siamo persi, fa venire prepotente il desiderio di riconciliazione verso la natura e l’umanità, ma soprattutto infonde un senso di fiducia in sé stessi, un’energia particolare che senti entrare nel corpo quando mangi il suo pesce; mentre gusti deliziosi pezzetti d’abisso ricomponi le tessere del tuo mosaico, ricrei quell’armonia interiore indispensabile per una vita equilibrata. Il suo motto è: “Solo alla morte non c’è rimedio, tutto il resto si aggiusta sempre, come la zuppa…”. E’ la morale della zuppa, se sapremo cercare troveremo quello che manca e raggiungeremo lo scopo: la zuppa perfetta.
2 commenti:
Saverio, sei da citare e da linkare. Questo post è un piccolo capolavoro, anche perchè, tra le tante cose, amo appassionatamente il pesce.
Ps: mi presenti Genzino?
Sei bravo, molto bravo,anche a me piace mangiare il pesce, ma di certo io sò che per sentirmi gratificata devo mangiare molta cioccolata, in tutte le forme e consistenze e in qualsiasi stagione. L'adoro è la mia trasgressione e appena posso trascorro gran parte del tempo a far la spesa nel reparto dolciumi.
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