martedì 22 maggio 2007

HOMO FRENETICUS


Le persone frenetiche mi indispongono. Dietro tutta la loro iperattività si cela qualcosa di misteriosamente angosciante: un segreto terribile, esperienze infantili che hanno lasciato il segno, montagne di debiti da saldare, diverse amanti da mantenere, oppure il nulla. Quest’ultima è la situazione più frequente, almeno per quanto riguarda la mia esperienza personale. E’ terribile scoprire che dietro il lavoro, i figli, la palestra, il calcetto, la scuola di ballo, il corso sommellier, il torneo di burraco, l’associazione di volontariato e la pizza d’ordinanza il sabato sera, non ci sia proprio un bel nulla. Queste persone tolte dagli ambienti che frequentano, con un mimetismo degno di Zelig, risultano essere degli organismi amorfi, una specie di cyborg mandati sulla Terra per registrare passivamente tutto quello che vedono. Perfettamente informati sulle opinioni dei più quotati commentatori, non ne hanno di proprie, su nessun argomento, pensano e vivono col cervello e col corpo di altri. Neanche la vita è la loro, o meglio, la loro vita è costruita e organizzata su ritmi e modelli presi da altri: sono dei penosi pappagalli umani. Quando li incontri per la strada sono sempre indaffarati ma hanno sempre il tempo di relazionarti sugli appuntamenti e sulle cose che stanno facendo, hanno l’abilità di parlare delle cose più insulse con un tono e un sussiego tali da dipingere una partita di calcetto fra impiegati panciuti come una finale di coppa dei campioni. Poi, all’improvviso, tagliano corto e riprendono la strada, invasi da una frenesia che rasenta la possessione diabolica. Costoro vivono in una dimensione allucinata nella quale si sentono investiti di un ruolo indispensabile per la società, pensano che, in qualsiasi circostanza, il loro contributo sia assolutamente determinante e che le cose non si potrebbero fare senza il loro intervento. Spesso accade, anzi sempre più spesso, che l’homo freneticus si occupi anche di politica, e allora siamo fritti: la strategia del calcetto applicata alla conquista e alla spartizione del potere.
Ma cosa spinge queste persone a comportarsi così? Cosa ha trasformato queste teste vuote in burattini impazziti? Molto probabilmente è l’horror vacui, il terrore del vuoto, la paura di trovarsi di fronte a se stessi e non vedere nulla, la paura di scoprire l’inconsistenza del proprio essere. Per l’homo freneticus la solitudine è come lo specchio per il vampiro: una superficie senza riflesso, la percezione inequivocabile della propria inesistenza come individuo unico e originale. Purtroppo accade sempre più spesso che questo problema si manifesti già nei bambini, i cosiddetti bambini iperattivi, rivelando non poche e serie problematiche di tipo psicologico e sociale.
Tornando al nostro homo freneticus, dobbiamo una buona volta avere il coraggio di ammetterlo: dopo un minuto di pseudoconversazione sale improvviso il desiderio di mollargli un cazzotto in testa per farlo tacere e per fermare quel nervoso gesticolare e sobbalzare che provoca mal di mare. In una sola situazione sembra una persona normale: più o meno al quarto chilometro di jogging, quando madido di sudore ed olezzante di denso afrore ascellare, incomincia a parlare ansimando e il bisogno di ossigeno lo costringe a pause respiratorie e strane interpunzioni del discorso. Fa piuttosto schifo, ma almeno è umano. Solo in due circostanze è raccomandabile la sua compagnia: in un torneo di calciobalilla, dove si sfogherà completamente sui manubri dell’attrezzo con ottimi risultati, e quando dovete andare in una grande città che non conoscete, chiederà informazioni ad ogni isolato aiutandovi non poco a raggiungere la meta. La situazione peggiore in cui può trovarsi un homo freneticus è un funerale, costretto dalla triste circostanza a limitare al massimo la propria esuberanza, non fa che pensare alla povera salma, chiusa nella bara e destinata all’immobilità eterna…Una cosa, questa, che lo fa letteralmente impazzire. E con le donne? Bisogna ammettere che, almeno all’inizio, ha un certo successo. La passione e la perizia per il ballo e il costante dinamismo fanno parecchio effetto. Comincia a perdere colpi nella fase post amplesso, quando invece di vivere quel momento magico, pretende di accendere la tv o di andare a comprare la pizza. Crolla miseramente quando tenta di coinvolgere il partner nel suo vortice di ossessionato iperattivismo. Il culmine, che corrisponde spesso ad una separazione, lo raggiunge quando a causa di una malattia o un incidente è costretto all’immobilità: una tragedia. Se non potete fare a meno di andare a trovarlo sono consigliabili due regali: per lui un cucciolo (cane o gatto), si sfogherà a farlo scorrazzare nella stanza; per il partner un flacone di valium.



3 commenti:

Dyo ha detto...

Chissà perchè, quando ho iniziato a leggere il tuo divertentissimo e acuto post mi si è "materializzata" in mente l'immagine di una persona che conosco bene: un parente acquisito. Non hai scritto( ammesso che la tipologia sia la stessa ed io non abbia preso una cantonata) che l'homo freneticus ti pone mille domande e mai, mai, mai ti ascolta fino alla fine della risposta, per cui ti trovi a parlare a te stesso di cose che nemmeno volevi dire.
Oggi i tipi così li curano con il metilfenidato. :-|

Anonimo ha detto...

Purtroppo questo generre di persone non riesce ad ascoltare quella cosa straordinaria che è il silenzio che spesso ha molte più cose da dire che non la confusione!!!! Rosasophia

Anonimo ha detto...

Poverina Lei, è che per sopportare il marito deve anche ingurgitare delle benzodiazepine...situazione da divorzio...non c'è dubbio ...