sabato 8 marzo 2008

ODORI


L’olfatto è un senso estremamente delicato e complesso. Esso ci consente di assumere informazioni sulla realtà estremamente preziose e insostituibili da parte degli altri sensi. Il cervello non solo elabora le informazioni ma le classifica e le archivia formando, nel tempo, una vera e propria memoria degli odori, la quale si rivela indispensabile nella vita quotidiana. Ma c’è qualcosa di più, la memoria degli odori ha una funzione evocativa molto sviluppata e attiva un canale di comunicazione estremamente efficiente con la nostra sfera affettiva. Capita a tutti di imbattersi, magari dopo tanto tempo, in odori che ricordano esperienze del passato, ebbene, quest’incontro non attiva solo l’emersione di vecchi ricordi strettamente legati all’odore, accade che il rinnovo dell’esperienza olfattiva inneschi un meccanismo di evocazione dell’affettività vissuta in quelle circostanze. Ad esempio il profumo dei biscotti appena sfornati dalla nonna non solo rinnova quella passata esperienza ma ci fa rivivere il sentimento di gioia che provavamo da bambini e, magari, quel senso di profonda letizia e complicità che lega per sempre nonni e nipoti. La stessa cosa si può dire di un profumo usato da una persona che abbiamo molto amato, la rievocazione olfattiva dà un senso di materializzazione non solo della persona amata quanto, soprattutto, del sentimento stesso che ci legava a lei. Naturalmente tutto ciò vale anche nel senso contrario, ovvero quando certi odori sono collegati ad esperienze negative e dolorose; indipendentemente dalla qualità dell’odore, la sofferenza ad esso collegata ci fa rivivere quei brutti momenti che vorremmo dimenticare per sempre. Se, da una parte, il progresso scientifico e tecnologico è riuscito a sintetizzare artificialmente qualsiasi tipo di odore, dall’altra, è ancora molto lontano dall’impiegarlo nei sistemi di riproduzione della realtà. Proviamo ad immaginare che effetto avrebbe su di noi la visione di un film in cui si potesse fruire in egual misura di immagine, suono e odori. Sicuramente sarebbe un’esperienza travolgente. La classificazione degli odori è subordinata alla soggettività (dove per soggettività intendiamo il gusto personale e le passate esperienze olfattive), per taluni l’odore di vernice fresca è molto piacevole, per altri l’odore del sigaro toscano è abominevole. Poi c’è il sacro mistero di alcuni deliziosi formaggi: entrando in una cantina dove sono conservate forme di gorgonzola o di taleggio avrete la stessa sensazione olfattiva di uno spogliatoio di militari dopo una marcia forzata di dieci chilometri. Degustare, invece, una fetta dei suddetti formaggi è un’esperienza trascendentale. Per quanto riguarda la pelle umana, la questione è piuttosto complessa; ogni persona ha un suo odore particolare che, solitamente, è determinato dalla risultante di diverse componenti: profumo del sapone, eventuale deodorante e/o eau de toilette, odore personale causato da ereditarietà, stato ormonale e umorale, pratiche igieniche e tipo di alimentazione (molte sostanze assunte col cibo vengono eliminate insieme alla traspirazione della pelle). Poi ci sono gli odori-simbolo che appartengono a intere comunità, odori che rappresentano attività umane primarie per l’identificazione della comunità stessa: per le strade ci è ancora concesso di poter riconoscere l’odore dei panifici, quello dei frantoi oleari, delle cantine, dei forni che cuociono conto terzi, dei mercati, ecc. Nel privato è inconfondibile l’odore di borotalco che ci ricorda i neonati, il caldo profumo della minestra domestica, la provocazione domenicale del ragù, le lenzuola pulite del proprio letto, l’odore di inchiostro del quotidiano appena sfogliato, la lettiera del gatto da ripulire, il tabacco, il caffè domestico, l’odore di agrumi che ricorda il periodo natalizio e quello di mandorle tostate così largamente impiegate nei dolci del sud.
Fortunatamente ancora oggi, passeggiando per i centri storici dalle vie strette e tortuose, è possibile cogliere odori inconfondibili che testimoniano della continuità nel tempo di atti, preparazioni e consuetudini che ci fanno sentire profondamente legati ad un’antica civiltà materiale da riscoprire e valorizzare: dal profumo del bucato appena steso a quello della frittatina per imbottire il panino; dalla zuppa di pesce serale alla carbonella del braciere condita da bucce d’arancio per “deodorare” l’ambiente; dai taralli e focaccia appena sfornati all’intenso odore di legno della bottega del falegname. Tutto ciò non durerà a lungo, queste preziose tracce olfattive sono destinate a scomparire per sempre lasciando spazio alla puzza del traffico e dell’immondizia sempre più abbondante.

2 commenti:

frammentidivita ha detto...

Alcune mattine,quando mi sveglio sento l'odore di sigaretta, ma non c'è nessuno che fuma a quell'ora in casa, ed è lo stesso odore di sigaretta che mi avvertiva della presenza in casa di mio padre.
Gli aromi-odori personali sono quelli travolgenti, riuscire a sentire l'odore di neve, di pioggia e di sole che brucia sulla pelle è magia pura.

Dyo ha detto...

Puzza di immondizia: vai a dirlo ai napoletani.
Personalmente sono una donna-segugio: sensibilissima agli odori in generale, capace di fiutare le persone a distanza.
Poi c'è quella componente (fondamentale) che ci porta a rivivere esperienze passate attraverso la percezione di determinati odori. Verissimo: sono capace di andare in trance, per questo.