domenica 9 marzo 2008

L'UOMO ELEGANTE


Ancora una volta sono rimasto affascinato da un vecchio film con Fred Astaire e Ginger Rogers (Cappello a Cilindro, 1935), eppure l’avrò visto almeno una mezza dozzina di volte. Quale sarà stata la dote di Fred Astaire (al secolo Frederick Austerlitz, 1899-1987) che immancabilmente riesce a colpire lo spettatore? L’eleganza, senza dubbio. Astaire non è elegante solo quando danza, egli fa dell’eleganza uno stile che non si limita al personaggio sulla scena ma investe tutta la sua persona. Fred Astaire è il prototipo del moderno uomo elegante: sensibile, autoironico, di grande forza interiore, leale, pacato ma ricco di guizzi fisici e di intuizioni sottili. Egli, più che un ballerino sempre pronto a “fisicizzare” le tensioni emotive, è un danzatore, sempre in intima sintonia col ritmo della vita che lo circonda, egli passa dalla vita alla danza e dalla danza alla vita con una naturalezza strabiliante, egli non “invade” lo spazio con le sue figurazioni, piuttosto lo attraversa, lo abbraccia, lo avvolge, lo curva, sempre con quell’ironica leggerezza e sobria follia che solo lui riesce a manifestare così bene con il corpo. La danza di Fred Astaire è una metafora della vita, per vivere pienamente è necessario “entrare” nel ritmo vitale e seguirlo fino in fondo senza remore né perplessità, solo così si diventa parte della pulsazione dell’esistenza e si è in grado svolgere un ruolo nella rappresentazione umana. Oserei dire che il suo approccio alla danza è zen, ovvero entrare in intima sintonia col flusso vitale per cogliere l’essenza più profonda dell’esistenza. Questa tesi è confortata dall’analisi della coppia Astaire/Rogers: sebbene il ballo di coppia, storicamente e antropologicamente, abbia un’indiscussa valenza sessuale, i nostri due protagonisti in azione sono quasi asessuati. La loro danza di coppia perde la sensualità potenziale per approdare a un confronto “energetico”. Fred e Ginger non trasmettono tensione erotica bensì tensione energetica. Loro incarnano i due poli energetici vitali, il mascolino e il femminino, lo Yin e lo Yang, il positivo e il negativo. Anche in questo caso, la coppia è una metafora dello scontro/incontro fra le due diverse energie che sono alla base della vita. Astaire e Rogers riescono a rappresentare con irripetibile eleganza il movimento e la pulsazione della vita, sia biologica che sociale.
Ma tutto ciò ha ancora un senso? Qual è il valore dell’eleganza, dell’ironia, dell’autocontrollo e della discrezione in una società come la nostra, basata sull’eccesso e sull’arroganza ignorante ad ogni costo? Vogliono farci credere che l’eleganza sia qualcosa che riguardi solo la moda, invece l’eleganza è la manifestazione (e qui entra l’estetica) di uno stato interiore, di una dimensione profonda dell’essere. L’eleganza è emanazione di interiorità, è lo specchio percepibile di un atteggiamento culturale dove il fare e l’apparire corrisponde all’essere. A questo proposito forse la definizione più riuscita di eleganza ci viene da Jean-Paul Sartre:”L’eleganza è quella qualità del comportamento che trasforma la massima quantità di essere in apparire”. E nonostante si tratti di una qualità riconosciuta e definita sin dall’antichità (si pensi a Petronio, definito da Tacito:”arbiter elegantiae”), essa raramente è stata oggetto di significative riflessioni filosofiche, almeno fino a giungere ai pensatori romantici. La società contemporanea impone, per ragioni di mercato, l’ideologia dell’omologazione in cui l’immagine non è, e non deve essere, il riflesso del sé bensì la supina accettazione di schemi imposti dall’estetica dominante (le griffes, ad esempio); l’immagine è una maschera, un topos mimetico, firmata dai padroni del pensiero dietro la quale nascondere la propria autentica identità. In questa situazione è sempre più difficile essere eleganti e, sempre più spesso, si diventa molto simili ai fantocci esposti nelle vetrine, ieraticamente fasulli, quando non penosamente ridicoli. Con ciò non si vuole rispolverare l’epopea del dandy, così perfettamente rappresentata da Oscar Wilde, ma solo proporre una riflessione sulla reale consistenza degli odierni luoghi comuni: vi sembra elegante l’immagine di un bel tomo in mutande griffate steso in una barca? Guardando con attenzione, l’immagine rievoca quella di un aspirante suicida in attesa della tempesta marina. Forse si tratta di una proiezione inconscia di una tragedia contemporanea: se sono qualcuno solo perché indosso queste mutande allora è meglio farla finita, mutatis mutandis, meglio morire ora che aspettare l’epoca dei cloni umani griffati. Addio Fred, ultimo baluardo dell’autentico gusto di vivere, eroe epico della guerra perduta contro l’omologazione.

2 commenti:

l'invisibilenelvisibile ha detto...

Direi l'uomo ideale che ogni donna vorrebbe avere accanto, ma si sà i desideri diventano utopie.
Negli uomini di oggi predomina l'egoismo e la maleducazione. Se poi guardi le nuove generazioni ti viene da chiedere ... ma saranno in grado di custodire la società e con essa i valori importanti che la sostengono?!?

Dyo ha detto...

Che l'eleganza non sia esibire abiti firmati, magari indossandoli con arroganza, è fuor di dubbio. Hai ragione: la vera eleganza, così come la grazia e la discrezione, sono disposizioni d'animo naturali. Non si possono improvvisare, nè imitare.