martedì 4 dicembre 2007

NON AVRAI ALTRO DIO ALL'INFUORI DI ME




La prima delle dieci leggi consegnate direttamente da Dio a Mosè è da ritenersi la più importante. Essa non solo definisce il rapporto di assoluta esclusività tra Dio e il suo popolo ma stabilisce il concetto che non vi è nulla di più importante da considerare nella vita se non il culto e la devozione divina. Tutto il resto sono solo idoli, ovvero false rappresentazioni di un qualcosa che è solo il prodotto della cieca superstizione, dell’egoismo e dell’ipocrisia. In buona sostanza, fra gli idoli non vi sono solo i falsi dei ma anche, e direi soprattutto, i falsi valori, cose tipo il denaro, il potere, il piacere. In aggiunta a ciò possiamo senz’altro dire che anche la fede nella scienza, ovvero la profonda fiducia nella capacità dell’uomo di saper rispondere attraverso l’esercizio della razionalità a tutti gli interrogativi sulla vita e sulla morte, è da ritenersi un falso idolo. Il solo pensare che l’uomo possa essere in grado di svelare quello che è un mistero eterno è una grandiosa bestemmia.
Appare evidente che questo primo comandamento, che è il più importante in assoluto, è in piena contraddizione con i valori propugnati dalla società contemporanea dei paesi più sviluppati. I simboli più diffusi sono il denaro, il successo, il sesso e il piacere in senso lato, per non parlare della fede nella scienza e nella tecnologia. Persino le chiese, che dovrebbero attenersi strettamente a questa legge, manifestano delle contraddizioni stridenti fra la dottrina e la pratica: gestiscono con criteri del massimo profitto (idolatrando il denaro) i propri beni, organizzano battaglie planetarie contro la ricerca scientifica genetica lasciando in secondo piano lo scandalo più insopportabile del pianeta, cioè il fatto che nel Terzo Mondo ogni due secondi e mezzo muoia un bambino ucciso dalla fame o da malattie curabili. Nel nome della religione, nel nome di Dio, vengono uccise e imprigionate persone, si praticano mutilazioni, si insegna la violenza e l’odio. Non è blasfemo sostituirsi alla giustizia divina? E l’idea di Patria e di Nazione non è anch’essa un falso idolo?
Se ci fermiamo a riflettere a fondo non possiamo che ammettere che ormai in ogni casa è presente un altare dove quotidianamente si celebra un culto osceno: attraverso la televisione siamo obbligati a subire il nuovo catechismo del dio Consumo; ogni giorno ascoltiamo la sua parola, ogni giorno pratichiamo i suoi insegnamenti, ogni giorno dedichiamo la nostra vita al suo culto. Acquistare qualcosa non è più soddisfare un bisogno reale, è un atto eucaristico, è il momento più sacro della giornata. Chiunque parli attraverso la televisione non è più un normale essere umano, è un sacerdote, è una presenza epifanica, i suoi discorsi sono un’omelia. Ogni nostra domanda troverà una risposta, grazie alla televisione ora sappiamo cosa mangiare, come vestire, come divertirci, cosa pensare. Passare una giornata intera senza vedere la tv ci fa star male, ci si sente tagliati fuori, esclusi dalla vita, privati dalla “luce” della grazia divina. Nonostante questi sentimenti siano forti, viviamo senza una piena consapevolezza del nostro nuovo credo, anzi, continuiamo a credere di essere fedeli al Dio del Vecchio e Nuovo Testamento e magari a praticarne il culto. Il fatto è che il dio Consumo non è esclusivista come Geova, esso è un dio democratico che permette e addirittura incentiva altre pratiche parallele prestando la tv alla diffusione delle altre liturgie. Noi siamo felici di poter assistere alla Messa televisiva o all’Angelus domenicale e con la stessa serena compunzione ascoltiamo la Parola di Isaia e quella di Dolce & Gabbana.
Il nostro immaginario metafisico si arricchisce così di nuove indiscrete presenze: San Giovanni Battista e Giovanni Rana, San Giorgio e Giorgio Armani, l’Agnus Dei e i Sofficini Findus. Siamo i nuovi politeisti, animati da fede profonda e conoscitori del nuovo catechismo: “Non avrai altro ammorbidente all’infuori di me”, parola di san Coccolino. Amen.

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