venerdì 12 ottobre 2007

3 OTTOBRE: WAITING FOR BRACCOBALDO






50 anni. 18.250 giorni. 438.000 ore. 26.280.000 minuti. 1.576.800.000 secondi. Cifre, queste, calcolate per difetto, senza contare gli anni bisestili. Comunque un’enormità di tempo. Il caso ha voluto che la mia vita si svolgesse a cavallo di due secoli e di due millenni. Così la mia cultura, il mio modo di vedere e di affrontare l’esistenza si è articolata tra il senso di crisi, di fine di un’epoca ancora legata a retaggi di una cultura radicata in una mitologia antica e rassicurante, e il senso di stupore e di disorientamento prodotto dall’avvento di nuovi miti basati su falsi bisogni indotti, precari e senza storia. Nel giro di pochi anni il sincero desiderio di poter cambiare la vita e la società è stato sepolto dalla spaventosa eruzione, ancora in corso, del vulcano del consumismo e dell’omologazione antropologica. Così, in breve tempo, sono passato dall’attacco furioso ad un mondo ingiusto e crudele alla disperata, strenua difesa della mia identità, delle mie idee, dei valori in cui credo. Mi sento come un indio amazzonico che assiste ogni giorno alla lenta e inesorabile distruzione del proprio habitat e della propria cultura.
I ricordi, ancora vivi e scintillanti, di un’infanzia in un qualsiasi paese del Sud, si dilatano, diventano memoria di un’epopea scomparsa fatta di colori, odori e suoni ormai estinti. Quell’ umanità che era fatica, magica rassegnazione di fronte ai misteri della vita e della morte, infantile stupore davanti alla prima nevicata, profonda e quasi religiosa felicità per lo spettacolo di un mandorlo in fiore, estasi metafisica per un piccolo gelato nei torridi pomeriggi estivi, non esiste più. Se esistesse realmente un luogo tipo Jurassic Park, ci andrei subito a chiedere asilo politico. Non mi sento vecchio ma inadeguato, assolutamente incongruente rispetto al mondo contemporaneo. Riesco solo ad urlare, a bestemmiare contro una vita che non mi piace. Essere consapevoli di essere solo una “vox clamantis in deserto” è terrificante; vedere nella maggioranza dei giovani solo vuota rassegnazione e iperattivismo da zombies famelici è disarmante; scoprire che l’interrogativo ricorrente non è più il labirintico “perché?” ma è diventato il prostituente “quanto?”, è catastrofico. Mi rendo conto che, agli occhi di molti, tutto ciò potrà sembrare squallida dietrologia, il penoso sfogo di una persona alle soglie della rottamazione, l’ultimo disperato ululato del vecchio lupo spelacchiato e senza denti. Può darsi, ma è sincero il desiderio di vedere giovani lupi scendere dalla montagna e mettersi alla guida del branco. E’ autentica la speranza che giovani tigri, gattopardi, aquile e falchi facciano piazza pulita delle iene e degli avvoltoi che attualmente imperversano senza timore fra di noi. Chiedo troppo? I tempi degli eroismi sono finiti? Mi accontenterei anche di qualche eroe di cartone, purchè mantenga quella purezza e quell’autoironia che potevamo apprezzare in Braccobaldo, nel Gatto Silvestro e in Willy Coyote. Aspetterò sperando che dopo Omero, Dante, Godot e Braccobaldo Show arrivi una nuova mitologia a dare un senso alle opere e ai giorni.
Mi raccomando, avrei una certa fretta.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente la tua analisi e il senso di inadeguatezza di un cinquantenne che riesce a fatica ad accettare un mondo così diverso senza apparenti valori,basato sul consumismo e sul "quanto".Ma ricorda che non sei il solo vecchio lupo.Il bello della nostra età consiste nell'esperienza,nella capacità di valutare in maniera critica ed è questo che dobbiamo continuare a fare e a trasmettere ai giovani.(Naturalmente mi riferisco ai pochi lupi rimasti)Senza arrenderci mai... anche se saremo considerati dei "rottami con un piede nella fossa".Anche i nostri genitori, i nonni (salvo alcune eccezioni) sono una risorsa insostituibile.Per questo dobbiamo continuare a urlare e sperare... Siamo un seme da cui nascerranno delle piante.E se anche una sola sopravviverà e le altre moriranno,che importa? Avremo dato un senso alla nostra difficile, complicata, misteriosa ma affascinante vita.

Dyo ha detto...

Scusate, ma io rottame non mi ci sento. Non ancora. Però capisco quello che esprimi, e per buona parte lo condivido. E' solo che...forse manifesto la mia inadeguatezza in altro modo, magari cercando, molto spesso senza successo, di comprendere queste nuove orde barbariche immedesimandomi nei loro modi di fare senza perdere, tuttavia, la mia essenza più vera.
Willy il coyote? C'est moi.

Anonimo ha detto...

Auguri per i tuoi cinquant'anni,e ancora altri 50000000000000000 ... all'orizzonte della vita.Le cose belle e vere vivono in eterno. Buona Domenica.Maria