venerdì 6 aprile 2007

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI








Il cucciolo della pecora, per la sua evidente purezza e aria indifesa, rappresenta il simbolo dell’innocenza e, per questo, era l’animale offerto in sacrificio dagli ebrei durante la Pasqua. Le stesse immagini bibliche (Isaia) del divino pastore che conduce il gregge del suo popolo e quella del servo di Dio che come un agnello sacrificale viene condotto al macello, finiscono anche nei Vangeli. Gesù è il buon pastore che cerca le pecorelle smarrite; il Battista (Giovanni) chiama Gesù “l’agnello di Dio” che si fa carico di tutti i peccati del mondo. Già nelle catacombe romane Cristo è raffigurato come agnello di Dio; l’agnello pasquale è il Cristo che sorregge la bandiera della vittoria sulla morte, è il simbolo popolare della Resurrezione. Ma l’agnello sacrificale è anche simbolo del martirio, sublime olocausto per la salvezza dell’umanità. Per i cristiani, e in particolare per i cattolici, l’agnello è diventato un cibo rituale che non può mancare sulla tavola imbandita per il banchetto pasquale. Lo stesso modo cruento con cui vengono macellati gli agnelli ricorda in qualche modo le pene del martirio rinnovate attraverso la sofferenza inferta ai piccoli animali: la macellazione di un agnello avviene attraverso il suo sgozzamento e immediato dissanguamento, per questo viene appeso per una zampa posteriore ad un gancio e lasciato morire. Se dal macellaio avete acquistato un agnello o un capretto da latte, sappiate che quel misero mucchietto di carne e tenere ossa non aveva più di 20 giorni di vita.
La Pasqua cristiana, il giorno della resurrezione a nuova vita di pace e di amore, noi la festeggiamo con lo sgozzamento di oltre due milioni di agnelli, un mare di sangue.
Tutto sommato la vittima sacrificale, il capro espiatorio, è sempre appartenuta alla nostra cultura; pensiamo di essere moderni, di esserci liberati di pesanti e discutibili consuetudini, crediamo che i veri valori siano l’amore, la pace e la tutela della natura. In realtà siamo cambiati ben poco o forse siamo peggiorati, siamo pronti a qualsiasi sacrificio per non turbare il nostro cane o il nostro gatto ma non abbiamo nessuna difficoltà a comprare, cucinare e mangiare un agnellino trucidato e dissanguato. Dobbiamo festeggiare la Pasqua, la vita che vince sulla morte, e lo facciamo procurando la morte di milioni di indifesi esseri viventi. Buona Pasqua.

4 commenti:

l'invisibilenelvisibile ha detto...

Mi affascina leggere le tue riflessioni filosofiche- letterarie e religiose sul significato della Pasqua. Pensare alla morte il giorno di Pasqua è normale ma con essa dobbiamo anche riflettere sull'argomento "resurrezione" tanto caro agli uomini di religione cristiana.Personalmente penso che la morte non è un processo lento e ineludibile! ma arriva quando nessuno sa, è lì che ti aspetta ma tu non sai nè l'ora nè il momento in cui avverrà il fatidico trapasso.L'agnello mite e mansueto rappresenta le tante persone che devono seguire gli insegnamenti di una fede religiosa per poter omologare una massa di persone (è questa la forza della religione)ed invece molte volte accade che mantenendo inalterati e razionali gli elementi di analisi nei confronti della religione, riesci a salvaguardare la tua indipendenza dall'omolagazione.

l'invisibilenelvisibile ha detto...

Scusa ho dimenticato di farti gli auguri di una serena e santa pasqua.

Saverio ha detto...

Hai ragione! Ma vedi il ragù è per me solo un mito ormai, un'icona della creatività dell'uomo: sono vegetariano.

Anonimo ha detto...

saverio sei il solito bugiardone