La luce filtrava attraverso le fessure della tapparella andandosi a conficcare proprio fra le palpebre. Cieco e intorpidito dal sonno primaverile mi rifiutavo di accettare il nuovo giorno. Ma un peso mi gravava sul petto, un senso di calore e di oppressione che ostacolava il mio respiro. Dischiudendo gli occhi fui penetrato dallo sguardo della gatta che si era accucciata sullo sterno facendo delle fusa assolutamente esagerate. Era ora, se avessi indugiato ancora un po’ avrei cominciato a sentire le punte dei suoi artigli affacciarsi piano piano sulla pelle, meglio alzarsi. Svegliarsi al mattino è come un po’ rinascere ogni volta, passare dalla quiete rassicurante del sonno all’azione e alla preoccupazione della veglia: per qualche istante si ritorna neonati e si vorrebbe urlare e piangere per il dispiacere dell’incantesimo che finisce all’improvviso. Occhi prominenti, viso gonfio, bocca impastata, andatura da condannato a morte, lentamente si guadagna la cucina per preparare l’elisir che ci farà tornare esseri umani. Ma quella dannata mattina feci una scoperta terrificante: il caffè era finito. Mi assalì un senso di smarrimento e di disperazione, non sapevo se piangere o bestemmiare, tornai a controllare…niente, era finito. A quel punto avevo davanti a me due opzioni, erano nascoste in fondo al pensile, abbandonate lì da tempo immemorabile: una scatoletta di tè in bustine e un barattolino di caffè solubile. Riflettevo, e mentre riflettevo il mio corpo reclamava prepotentemente la sua dose consueta di caffeina: ero già in crisi di astinenza? In pochissimi minuti scaldai l’acqua e preparai il caffè solubile: mentre giravo il cucchiaino nella tazza saliva nelle narici un odore singolare, era come se stessi sciogliendo un pocket coffee in un brodo di liquirizia, una vera schifezza. Ma le mie cellule invocavano quel fottuto alcaloide ed io trangugiai quel liquido nerastro come fosse olio di ricino. La fase uno era terminata, per completare il mio rientro coatto nel mondo sensibile dovevo passare alla fase due. Entrai in bagno, prima di dedicarmi alle abluzioni dovevo procedere all’evacuazione e quindi con una bella rivista in mano mi accinsi a lasciare al mondo la consueta parte di me. Quest’operazione è assolutamente fondamentale, non solo per ovvie ragioni fisiologiche ma anche per operare quello “svuotamento” mentale e spirituale indispensabile per affrontare al meglio la nuova giornata. Ero nel bel mezzo di una delicatissima operazione di “trasferimento” quando squillò il telefono. Naturalmente non avrei mai risposto ma quello squillo ripetuto creava un’angoscia indicibile, bloccando le mie delicate operazioni. Dovetti leggere un articolo intero dedicato a Riccardo Scamarcio per poter assolvere con successo alla missione. Non mi restava che una bella doccia tonificante e la giornata sarebbe stata tutta mia. Fu in cabina doccia che feci la seconda terrificante scoperta: il bagnoschiuma era finito. Disperato, nudo come un verme, bagnato e rincitrullito, aprivo tutti gli armadietti alla ricerca di qualcosa che facesse schiuma. Come al solito in fondo, fece capolino una bottiglia di plastica azzurra, ebbi un istante di raccapriccio: un bagnoschiuma Avon!! L’ultima volta che lo avevo usato era stato come lubrificante per favorire l’infilaggio di un cavo elettrico aggiuntivo nell’impianto domestico. Non potevo indugiare oltre e mi infilai sotto la doccia. Avete mai usato un bagnoschiuma profumo “bubble gum”? Cioè gomma da masticare? Non lo fate, per tutto il giorno, e anche il giorno appresso, emanereste un tanfo orrendo. Ero sveglio ora. Seduto alla scrivania con una bella tazza di caffè solubile accanto provavo l’ebbrezza aromatica della gomma da masticare mista al caffè-liquirizia, le mie orecchie si beavano della musica napoletana del pazzoide dirimpettaio alternata al richiamo megafonico di un venditore ambulante che gridava “scarcioffiiii”, i miei occhi fissi sul monitor si chiedevano il perché di tante emails di venditori per corrispondenza di viagra. Ma dove mi trovo? Che ci faccio qui??
Il suono della sveglia mi fece saltare dal letto…avevo sognato! Mi ero appena messo in piedi quando udii dalla strada “scarcioffiiii”, il sangue mi si gelò, andai in cucina e cominciai a preparare il caffè solubile.
Il suono della sveglia mi fece saltare dal letto…avevo sognato! Mi ero appena messo in piedi quando udii dalla strada “scarcioffiiii”, il sangue mi si gelò, andai in cucina e cominciai a preparare il caffè solubile.
1 commento:
Saverio, stavolta ho riso con le lacrime. Dall'andatura da condannato a morte all'ambulante che grida "scarcioffiii", passando per il rito dell'evacuazione fino al bagnoschiuma "bubble", che io conosco bene, seppur nella versione rosa.
Un abbraccio notturno.
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