Le ultime vicende sul doloroso caso di Eluana Englaro mi hanno sconvolto. Non voglio entrare nel merito del tema di fondo, ovvero sulla questione se sia più o meno giusto interrompere le cure che le vengono somministrate da diciassette anni e se i genitori abbiano il diritto di chiedere, in sua vece, di non andare oltre nelle terapie che la mantengono in vita. Il problema, in questi casi, non può essere risolto (in mancanza di una giurisdizione che preveda e regoli queste circostanze) da un plebiscito popolare o dalle opinioni del papa o dal modo di pensare dei governanti. In questi casi l'unica soluzione accettabile può essere quella di un tribunale che, sulla base delle leggi vigenti e della carta costituzionale, decida, percorrendo tutti i gradi di giudizio, il destino di un essere umano e della sua famiglia che sono stati colpiti da un accidente così tragico. Se il nostro paese è uno stato di diritto, questa è l'unica strada percorribile. Invece quel che sta accadendo in questi giorni ha il disgutoso sapore di una farsa da repubblica delle banane. Nonostante ci sia stata una sentenza definitiva della Corte di Cassazione che ordina la cessazione di ogni atto terapeutico (compresa l'alimentazione e l'idratazione forzata) nei confronti della Englaro, esponenti di punta del governo, in un primo momento, hanno manifestato a parole e con i fatti il totale disprezzo di una sentenza dello Stato poi tutto il governo ha proceduto a confezionare un decreto legge contro la suddetta sentenza. L'intervento del Presidente della Repubblica non è stato sufficiente a far capire che il decreto legge rappresenta un vero e proprio corto circuito della democrazia e un'onta incancellabile sullo stato di diritto. Il governo ha deciso di cogliere al balzo, con cinismo ripugnante, la ghiotta occasione di accaparrarsi i voti dei cattolici di centro sinistra per le prossime elezioni europee e amministrative. Per un pugno di voti si farebbe qualsiasi bestialità, figuriamoci se non si trattasse di un pugno bensì di moltissimi voti. E' chiaro che per il governo le questioni etiche, il senso dello stato, i principi costituzionali, la stessa Legge, sono quisquilie,roba da poco, particolari di secondo piano. E pensare che fino a ieri questi tristi personaggi da presepe che governano il paese hanno avuto il coraggio di pontificare contro la mancata certezza della pena e contro il lassismo e la superficialità di certi giudici che trasformano le sentenze di condanna in liete vacanze domiciliari. Ora tutti uniti sotto la bandiera di Costantino (In Hoc Signo Vinces) si danno da fare per annullare una sentenza legittima dimostrando che in Italia tutto è relativo e tutto è possibile. In Italia la legge non è uguale per tutti, anzi, in realtà non c'è legge che tenga. Di fronte agli ipocriti proclami della Chiesa si è formata una fila lunghissima di politici in attesa di leccare i piedi del papa e intascare voti. A questo fetido marasma di ipocriti speculatori delle disgrazie altrui si contrappone una gran quantità di famiglie che assistono i loro cari handicappati senza nessun ausilio dello stato, senza nessun contributo tangibile della comunità civile. Ci sono malattie rare non riconosciute dal nostro sistema sanitario, sono tantissimi gli ammalati cronici non più autosufficienti che sono abbandonati alla buona volontà e al bilancio delle famiglie. Per costoro non c'è nessuno che parli, che promulghi un decreto legge, non c'è un fottutissimo prete di provincia che ne denunci l'abbandono. La Chiesa è troppo impegnata a mobilitare i propri adepti per manifestare contro il padre di Eluana, è troppo presa a perdonare vescovi filo nazisti, a negare i funerali religiosi a Piero Welby e a concederli a mafiosi pluriassassini. Alla luce di tutto ciò è paradossale che il governo italiano gridi allo scandalo perchè il Brasile non riconosce le sentenze che condannano quell'assassino di Cesare Battisti: cosa c'è da meravigliarsi quando è lo stesso primo ministro italiano a non riconoscere le sentenze dei nostri tribunali? Mi viene in mente il caso Moro, all'epoca sia la DC che il PCI furono d'accordo sul fatto che in uno stato di diritto non era possibile piegare la legge ad una seppur tragica situazione e mai nessuno pensò di varare un decreto ad hoc. Adesso invece abbiamo toccato il fondo: non c'è legge che debba essere rispettata, non ci sono diritti inalienabili sanciti e, aggiungo, non c'è neanche religione, perchè la religione affonda le sue radici più vive nella coscienza del rispetto verso la persona, nell'immedesimazione nel dolore altrui, nella tolleranza per chi la pensa diversamente. Quando la religione inneggia alla trasgressione della legge diventa pericoloso fanatismo. Questo vale anche per la politica: quando un governo non rispetta la legge non merita di essere riconosciuto come legittimo, i ministri tutti, prima di insediarsi, giurano davanti al Presidente della Repubblica di rispettare le leggi e la Costituzione, questo invece è un governo di spergiuri.
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2 commenti:
Considerato il fatto che questi spergiuri, seppur in apnea, li ho votati, non posso, non riesco, non me la sento di dire che hai torto.
E aggiungo: per quel pugno malefico di voti tutti i nostri politici (nostri???) venderebbero la madre o l'anima al diavolo.
Non immaginavo potessero arrivare a questo.Sono disgustato.
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