MUSICA DA BALLO NEL '700
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" Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto. " Nicolas Gomez Davila
Scrivere è una provocazione, una visione fortunatamente falsa della realtà che ci situa al di sopra di ciò che è e di ciò che sembra essere. Rivaleggiare con Dio e persino superarlo con la sola virtù del linguaggio, ecco l’impresa dello scrittore, esemplare ambiguo, lacerato e infatuato che, uscito dalla sua condizione naturale, si è abbandonato ad una vertigine superba, sempre sconcertante, talvolta odiosa. Niente di più miserevole della parola, eppure grazie ad essa ci si apre a sensazioni di felicità, a una dilatazione estrema in cui si è totalmente soli, senza il minimo senso di oppressione. Il supremo raggiunto con il vocabolo, con il simbolo stesso della fragilità. Curiosamente, lo si può raggiungere anche con l’ironia, purché questa, spingendo al limite la sua opera di demolizione, dispensi brividi di un dio alla rovescia. Le parole come agenti di un’estasi capovolta… Tutto ciò che è veramente intenso ha i caratteri del paradiso e dell’inferno, con questa differenza, che il primo possiamo solo intravederlo, mentre il secondo, abbiamo la ventura di percepirlo e, più ancora, di sentirlo. Esiste un vantaggio ancora più notevole, di cui lo scrittore ha il monopolio: quello di sbarazzarsi dei propri pericoli. Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti. Lo scrittore è uno squilibrato che si serve di quelle funzioni che sono le parole per guarirsi. Su quanti malesseri, su quanti accessi sinistri ho trionfato grazie a questi rimedi insostanziali!
2 commenti:
...questo pezzo di Handel scelto da Kubric per la colonna sonora di Barry Lyndon, nel sentirlo mi mette addosso uno stato di agitazione e nel contempo un appagamento indescrivibile. Grazie Saverio per averlo riproposto.
Per me è sempre un piacere riproporre Kubrick e soprattutto il suo mitico Barry Lyndon. Questo pezzo nasce come Sarabanda, ovvero come una vera e propria danza. Handel crea una linea melodica ricca di chiaroscuri, che induce un sentimento di controllato struggimento: una via di mezzo fra la nostalgia e la malinconia. Una sensazione (confermata dalla scelta filmica) di ineluttabilità del destino, nonostante l'uomo tenti di tutto per cambiarlo.
Grazie Piero, alla prossima.
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