Da circa un anno a questa parte in India, precisamente nella regione di Orissa, si stanno verificando molti episodi di insofferenza, violenza e persecuzione nei confronti della minoranza cristiana. I canali d’informazione si sono occupati marginalmente di questi fatti e la stessa chiesa cattolica preferisce non alzare i toni della polemica per evitare che questi episodi si allarghino a macchia d’olio in tutto il mondo induista. Per chi volesse cercare di capire, non accontentandosi delle invettive martiriologiche di alcuni fondamentalisti cattolici, è necessario conoscere il rigido sistema castale su cui si basa la società indiana. L’organizzazione castale è considerata dagli induisti sacra e immutabile, ed è connessa alla dottrina del karma; è la legge del karma infatti a determinare l’appartenenza a una casta: tra un’esistenza e l’altra l’uomo può dimorare nei cieli come divinità o negli inferi come demone, e quando ritornerà sulla terra nascerà in una casta o nell’altra, oppure rinascerà in forma non umana. Un rifiuto del sistema castale equivarrebbe a una ribellione contro l’ordinamento stesso dell’universo, mentre, al contrario, l’adempimento dei doveri castali può assicurare una rinascita migliore e infine la liberazione. Il sistema stabilisce la gerarchia dei comportamenti sociali. Ognuno è consapevole della propria condizione fin dalla nascita e si deve comportare di conseguenza con i suoi pari, i suoi superiori e i suoi inferiori. La più elevata delle caste è quella dei brahmani, che incarna i poteri spirituali e il cui compito è celebrare i sacrifici. Essi godono di molti privilegi ma hanno obblighi molto severi fra cui la non violenza e la dieta strettamente vegetariana. Seguono i ksatriya, ovvero la casta dei re, dei nobili e dei guerrieri. Poi abbiamo i vaisya, perlopiù commercianti e artigiani e i sudra, la massa dei lavoratori comuni. I paria, cioè gli intoccabili, occupano il gradino più basso della scala sociale. La nozione di intoccabile, o fuoricasta, è strettamente legata a quella di “impurità”. Impure sono tutte quelle professioni che hanno a che fare con la nascita (medici e ostetriche), con la morte (macellai, conciatori di pelli, boia e crematori) o che vengono a contatto con la sporcizia (lavandaie e netturbini). Tutti i fuoricasta vengono considerati impuri e possono rendere impuro un membro di una delle quattro caste anche solo sfiorandolo con lo sguardo o con la propria ombra. Gli intoccabili perciò devono vivere fuori del villaggio e non possono usare le strade pubbliche o bere acqua da fontane pubbliche né entrare nei negozi frequentati dalle altre caste. Non possono leggere né studiare i sacri testi e l’accesso a numerosi templi è loro vietato. Nonostante gli sforzi di Gandhi, il quale riuscì ad ottenere la parità di fronte alla legge e l’abolizione costituzionale delle caste, la situazione attuale non è cambiata. Alla luce di quanto esposto appare chiaro che, in India, le popolazioni più sensibili al messaggio cristiano di liberazione e di uguaglianza siano proprio quelle degli intoccabili (più di duecento milioni di persone) così come risulta evidente che il lavoro di evangelizzazione della chiesa e dei missionari fra gli intoccabili sia visto come un grave attentato alla religione indù. Per questo motivo i cristiani in India sono diventati il capro espiatorio su cui far cadere la responsabilità di qualsiasi episodio di violenza, per questo motivo oggi essere cristiano in India vuol dire essere oggetto di una vera e propria persecuzione e correre il rischio di essere ammazzato impunemente. Predicare il Vangelo in India equivale a fare propaganda sovversiva contro il rigido sistema castale e, soprattutto, equivale a mettere in discussione gli stessi principi fondamentali della religione indù. Appare chiaro che la questione è estremamente complessa e delicata. In questo caso non resta che sperare che la società dei consumi, che in India è protagonista di un grandioso boom economico, cancelli inesorabilmente una struttura sociale arcaica e assolutamente incapace di adeguarsi ai nuovi cambiamenti. Resta da vedere cosa accadrà alla religione indù che, pur essendo la terza della Terra dopo cristianesimo e islam, è la meno moderna e più legata a una teologia mitologica in netto contrasto con l’inesorabile progresso scientifico e tecnologico.
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