lunedì 11 febbraio 2008

LA WUNDERKAMMER DEL TERZO MILLENNIO


La “wunderkammer” (stanza delle meraviglie) è un fenomeno sociologico-culturale tipico delle residenze nobili e/o molto ricche dell’area mitteleuropea tra il XVIII e il IXX secolo. In realtà questa usanza risale all’apice della cultura barocca, quando prese piede il collezionismo artistico e naturalistico presso coloro che, per status e per mezzi, potevano mostrare ad amici, ospiti e conoscenti non solo la propria potenza economica ma soprattutto la propria competenza culturale. La “wunderkammer” era un luogo creato apposta per raccogliere e mostrare manufatti artistici particolarmente pregiati, apparecchi scientifici appena inventati, reperti naturalistici estremamente rari e unici. In questo luogo era possibile ammirare accanto a sculture greche e romane, miniature in giada (o avorio) provenienti dalla Cina, lenti e specchi deformanti, cannocchiali, reperti fossili, collezioni di conchiglie, animali rari ed esotici imbalsamati, mostri della natura (maialini a due teste, gemelli siamesi nati morti, aborti mostruosi) conservati in alcool sotto vetro, lanterne magiche estremamente realistiche, pitture giapponesi su carta di riso, teste umane rimpicciolite dagli indios amazzonici, corredi funerari completi della Magna Grecia acquistati dai tombaroli durante il Gran Tour in Italia, collezioni di minerali, stampe pornografiche, armature medievali, armi di vario genere provenienti da tutto il mondo e tantissime altre curiosità di tutti i tipi. Questo luogo era la dimostrazione concreta del trionfo dell’intelletto umano, del dominio dell’uomo sulla natura, della riappropriazione critica ed estetica della storia. Era la celebrazione della “civiltà” del proprietario della “wunderkammer”, della sua potenza economica messa al servizio del progresso umano. Visitare questi luoghi era un’esperienza molto coinvolgente: si rimaneva rapiti dalla bellezza di alcune opere d’arte, estasiati dall’unicità di alcuni reperti naturalistici, ma anche sconvolti dal crudo realismo di altre manifestazioni della natura e della crudeltà umana. Meraviglia, conoscenza, civiltà e fascino dell’inusuale e dell’esotico erano le cifre attraverso le quali l’umanità colta proiettava il proprio futuro ruolo sul pianeta e giustificava il senso del progresso e della vita. Al giorno d’oggi, nel terzo millennio, vi sono ancora luoghi capaci di suscitare le stesse emozioni e le stesse riflessioni? Naturalmente sì. Questi luoghi sono i centri commerciali. Visitarne uno equivale a fare un’esperienza emotiva e conoscitiva della civiltà contemporanea. Possiamo vedere e acquistare merci ed alimenti provenienti da tutto il mondo, possiamo conoscere e provare apparecchi e macchine per tutti gli usi sempre più sofisticati e moderni, possiamo toccare con mano il livello di civiltà materiale raggiunto dall’umanità e soddisfare ogni curiosità ed ogni esigenza. Le sensazioni più forti e ricorrenti che si provano in un centro commerciale sono quelle di disponibilità illimitata, di giacimento inesauribile, di meraviglia, di desiderio facilmente appagabile. Esso è un luogo irreale in cui tutto è possibile per ognuno, c’è una risposta per tutti, merci per ricchi e merci per poveri, alimenti per gourmet e cibo molto economico, anche il più povero può visitarlo limitandosi a desiderare e a fantasticare acquisti, è un luogo di certezze e di speranze. Il centro commerciale è il paradigma della nostra società, è il santuario della civiltà dei consumi, è il moderno oracolo che risponde sempre a tutte le domande. La folla che lo frequenta è pervasa dallo stesso entusiasmo che, in passato, si provava alle gite fuori porta: ragazzini schiamazzanti fra gli scaffali, mariti alla guida di carrelli stracolmi con lo stesso fiero cipiglio di quando si è alla guida di una fuoriserie, mogli languide per orgasmi ripetuti da acquisto compulsivo, anziani gioiosi intenti a sbocconcellare un metro quadro di pizza acquistata al bancone del pane, donne che assediano impazienti lo stanzino-prove, altre donne incuranti di essere assediate che provano decine di indumenti, bambini in carrozzina che piangono disperati perché hanno solo due mani già occupate da dolciumi colorati e pupazzetti orribili, altri bambini in carrozzina che piangono paonazzi per la cacca nel pannolino, giovani ragazze in sovrappeso che contestano le leggi della fisica ostinandosi a usare la taglia small, giovani ragazzi con acconciature da frocio stile impero e occhiali da sole specchiati che vagano senza meta. Tutta questa varietà umana, che fa venire in mente alcune descrizioni di Petronio nel suo Satyricon, rappresenta e testimonia i nuovi traguardi di civiltà che ci aspettano, la rinnovata fiducia dell’umanità nella capacità dell’uomo di progredire. Stiamo evolvendo dalla meraviglia della conoscenza a quella del possesso e, francamente, non mi sembra un gran progredire: dalla stanza delle meraviglie alle meraviglie per tutti. Occhio ai punti fedeltà.

1 commento:

Dyo ha detto...

Grande Saverio, come sempre.
Si parte dai fasti della "wunderkammer" per arrivare a quelle bolge disumane che sono i centri commerciali.
Io sono una compratrice compulsiva. anche solo di un rossetto, o di un detersivo.
Farei bene ad andare ad asparagi.