martedì 24 aprile 2007

IL MISTERO DI ME STESSO, A ME MEDESIMO FINALMENTE SVELATO



Capita spesso di chiedersi: “ma io chi sono? Mi conosco veramente?”, soprattutto al mattino quando ci si guarda nello specchio e si intravedono in fondo agli occhi smarriti le due porzioni di parmigiana trangugiata la sera prima. “Gnoti seautòn”, conosci te stesso, era la frase scolpita sulle mura dell’oracolo di Apollo a Delfi, a monito perenne della necessità di un percorso interiore che deve sempre precedere il ricorso al trascendente. Una frase così dovrei scriverla un po’ dappertutto in casa: sulla porta del frigorifero, per riflettere sulla miseria umana durante l’incursione di mezzanotte; sullo scarico dello sciacquone, per invitarmi filosoficamente a controllare ogni giorno la salubrità dei miei cataboliti; sul cassettino all’ingresso, per verificare prima di uscire il grado di sguarnimento (ormai cronico) del mio portafogli; sul monitor del computer, per gli attacchi di narcisismo quando scrivo e lavoro. Certo è triste essere consci del fatto che si può vivere una vita intera senza neanche aver stretto la mano al proprio io…che dico la mano, senza neanche essersi incrociati una volta, davanti a uno specchio o in particolari stati di allucinazione dovuti a un mezzolitro o a un piatto di trippa alla romana. In questo senso ritengo di essere un uomo molto fortunato, sono riuscito ad instaurare con me stesso un ottimo rapporto confidenziale anche se, lo ammetto, ci ho messo un po’ di tempo prima di decidermi a darmi il mio numero di cellulare...Messe da parte le opinioni politiche (che devo confessare di aver scoperto essere opposte ed essere causa di fastidiosissimi problemi di coordinamento motorio all’interno della cabina elettorale), riusciamo a comunicare molto bene sul piano filosofico e storico, artistico e musicale (anche se non riesco a spiegarmi la sua passione per Piero Focaccia); abbiamo qualche problema nei rapporti con le donne: io amo conversare e approfondire la conoscenza del femminino, lui metterebbe subito le mani sul culo. Anche in fatto di alimentazione siamo molto diversi, io preferisco la cucina vegetariana, lui venderebbe sua madre per un ragù ortodosso o per il baccalà alla veneziana.
Ma alla fin fine, sono riuscito a conoscere il mistero di me stesso? Devo dire che non è stato facile, anzi, è stata dura convincere me stesso a smetterla di ingozzarsi di patatine fritte e parlare seriamente. Ma alla fine ci sono riuscito. E’ stato molto commovente, non immaginavo di essere una persona così sensibile e delicata, avrei voluto farmi delle domande importanti, ma me stesso era veramente esausto e mi ha chiesto una pausa, una birra grande e un sandwich al gorgonzola.
Ho scoperto di avere tanto amore da dare, anche a più donne contemporaneamente; di avere ancora tanta sete di conoscenza, ci sono circa una cinquantina di vini che devo assolutamente conoscere; di avere qualche desiderio da realizzare, come imparare a fare il babà; di dover controllare determinati impulsi, come l’istinto omicida alla vista di Maurizio Costanzo; di arrotondare alcuni spigoli del carattere, come la facile irritabilità in presenza di cretini in fase conclamata. Ma la cosa più importante, quella a cui ci tengo particolarmente, è trovare una spiegazione definitiva alle mie contraddizioni: credo di aver finalmente capito che io, nonostante il mezzo secolo d’età, non ho ancora deciso chi essere, ovvero mi barcameno miseramente tra il romanticismo estatico e il razionalismo blasè. Come dire fra un bignè alla crema e un biscotto digestive. Questo stato ondivago è causa di incomprensioni ed equivoci oltre a crearmi una sorta di senso di colpa verso tutti coloro (quasi la maggioranza) che non conoscendomi abbastanza hanno qualche perplessità sulla mia salute mentale. Ho pensato a diverse soluzioni: maglietta T-shirt con scritta “state parlando solo con una parte di me, il resto arriverà più tardi, in pullman”; fingere di avere un fratello gemello al quale appioppare tutte le stranezze; diventare molto amico di uno psicoterapeuta.
Ma è proprio questa la mia maggiore urgenza? Quanto me stesso è più importante di un piatto di spaghetti con le vongole? Mi ripeto che conoscere se stessi è fondamentale mentre i gusci vuoti delle vongole mi fissano con abissale disgusto.

1 commento:

Dyo ha detto...

Conosco il problema, e la lacerazione che questo problema comporta.E' solo che io drammatizzo, tu la prendi con filosofia e ci scherzi su. Decisamente hai scelto la via migliore.