Non può essere casuale che questo
film giunga nelle sale cinematografiche in un periodo di oscura disillusione
verso la politica, verso il ruolo degli ideali, verso la tensione etica, verso
il peso della responsabilità storica, verso il senso di giustizia e di
uguaglianza. Spielberg (ispirato dal libro di Doris Kearns Goodwin Team Of Rivals: The Political Genius Of
Abraham Lincoln) decide di narrare le vicende ed i retroscena che
portarono, nel 1865, all’approvazione del tredicesimo emendamento della costituzione
degli Stati Uniti che proclamava l’abolizione della schiavitù.
L’idea dell’autore è quella di
mostrare come sia possibile che un ideale, nonostante le pastoie, lo squallore,
l’orrore e la profonda ingiustizia della condizione nella quale si dibatte l’esistenza
umana, possa trasformarsi in un reale cambiamento, in una storica occasione di
concretizzarsi e di modificare per sempre la realtà. La tensione morale ed
ideale di Lincoln consiste nella assoluta consapevolezza che solo l’abolizione
della schiavitù darà senso all’immane carneficina della guerra civile e
costituirà il cambiamento che aprirà un nuovo grande scenario di evoluzione
della società, del diritto, dell’economia e delle coscienze del giovane popolo
americano. Una necessità ineluttabile di fronte alla quale niente e nessuno
dovrà e potrà opporsi. Lincoln è conscio che dovrà scendere a patti e a bassi
compromessi per ottenere i voti del Congresso necessari all’approvazione di un
emendamento costituzionale. Egli è anche un uomo pratico e non si pone la
questione se la bassa politica possa “sporcare” il suo progetto; distribuire
posti, incarichi e denaro per conquistare la maggioranza non rappresenta un
problema morale poiché la moralità è insita in quell’emendamento che darà nuova
dignità alla costituzione americana e a tutti coloro che sono morti per
difendere il principio di uguaglianza. Il film non concede nulla alla facile
celebrazione di uno dei più grandi e amati presidenti degli Stati Uniti. Ci
viene presentato un Lincoln assolutamente credibile, con le sue fragilità (nel
rapporto con la moglie e col figlio più piccolo), le sue contraddizioni
(nell’ostinato divieto di arruolarsi al figlio maggiore), la sua semplicità, il
tutto riassunto in una figura estremamente carismatica, capace di conquistare
le menti più ostili al suo disegno. Attraverso uno straordinario montaggio e
una superba fotografia ricca di chiaroscuri (a ricordare il clima di quegli
anni tremendi) e di riferimenti all’iconografia di fotografi e pittori che
documentarono gli episodi salienti di quella lunga guerra civile, Steven Spielberg realizza un film-saggio che
vuole andare oltre il racconto storico. La storia (così come in Schindler’s
List) diventa un paradigma di un’umanità capace di dare corpo vivo agli ideali
più alti esercitando la volontà, l’abnegazione, ma anche la menzogna e
l’espediente; una prassi machiavellica senza scrupoli messa in atto per
raggiungere uno scopo di immensa portata umana. La pietas si arma di arroganza
e fredda determinazione per farsi spazio in un mondo ostile, cinico, governato
dall’avidità e dal pregiudizio. Un altro aspetto estremamente interessante del
film è l’efficacissima descrizione dell’ambiente e degli equilibri politici che
governano le forze ed i partiti del Congresso, dove l’essere radicale e
conservatore non corrisponde alla militanza nel partito democratico e in quello
repubblicano. Il rigido schematismo destra-sinistra si frantuma in correnti
estremamente eterogenee all’interno dei singoli partiti, correnti strettamente
legate alla storia e alle esigenze dei vari territori di riferimento. Il
Congresso è un coacervo di interessi, di equilibri, di odi, di brame, ma anche
l’unico luogo in cui la democrazia e gli ideali più alti possono condensarsi e
scendere a permeare la vita comune del popolo. Esso rappresenta l’unica grande
possibilità per coloro che credono nell’alta funzione della politica di
modificare la realtà secondo principi di uguaglianza attraverso il concreto
riconoscimento dei diritti umani e di giustizia uguale per tutti. Con questo
film, Spielberg lancia un messaggio potente di rivendicazione del diritto dei
popoli ad autogovernarsi, messaggio quanto mai opportuno in questo clima di
paludosa inazione della politica nei confronti del pressante attacco
dell’economia globalizzata. Forse c’è ancora un margine di ripresa del primato
della politica, ma esso passa attraverso la consapevolezza che è giunto il
momento di abbandonare il pantano degli interessi privati per dedicarsi
completamente al cambiamento della realtà seguendo gli ideali dell’umano
progresso verso una società più giusta per tutti. La politica “sporca” continuerà
ad esistere ma il suo ruolo sarà marginale rispetto alla forza morale che sarà
impiegata per cambiare la società.