lunedì 13 dicembre 2010

NOI CREDEVAMO


In pieno clima celebrativo dell’anniversario dell’unità d’Italia e della sacrosanta ripresa, ancora da parte di pochi coraggiosi, del racconto della verità storica sulla spedizione dei Mille (raccomando la lettura di “Terroni” di Pino D’Aprile o, più semplicemente, gli scritti sull’argomento di Gaetano Salvemini e di Antonio Gramsci), giunge nelle sale cinematografiche italiane il film di Mario Martone “Noi Credevamo”. Si tratta di un racconto lucido e amaro sugli ideali risorgimentali e sugli uomini e donne che decisero di abbracciarli e farne unico scopo di vita. Martone ha il coraggio di sollevare lo spesso velo di retorica e di menzogne che era stato calato dal nuovo potere dell’Italia unita per nascondere la verità storica e per legittimare anche da un punto di vista ideologico il progetto di Cavour di annessione al Piemonte degli altri stati della penisola. Martone non mette in discussione la genuinità dello slancio patriottico dei giovani che aderirono alla Giovine Italia ma, allo stesso tempo, non nasconde la loro ingenuità, le loro contraddizioni di origine aristocratica o alto borghese, il loro populismo, la loro totale mancanza di sintonia col popolo reale. Questi giovani ingenui e pieni di impeto vengono usati, fino al punto di essere carne da macello, da coloro che tengono le fila della cospirazione, personaggi come Giuseppe Mazzini e Francesco Crispi, giusto per citare i più famosi passati alla storia. Il film narra le vicende di tre giovani amici di un paese del Cilento che aderiscono alla Giovine Italia e si votano alla causa di un’Italia unita e repubblicana. Essi vivono fino in fondo l’oscura stagione della cospirazione anti Savoia e anti Napoleone III costellata di tentativi insurrezionali falliti, di tradimenti, di attentati andati a vuoto. La fede libertaria consente di resistere al carcere borbonico ma la disillusione della violenza e della prepotenza piemontese che si abbatte sull’economia e sulle vite del popolo del sud non concede alcun margine alla speranza per un mondo migliore. Uno solo dei tre sopravvive ma è costretto ad assistere al naufragio disperato di tutti quegli ideali che lo avevano tenuto in vita: l’aver creduto non è stata un’attenuante, anzi, forse è stata la colpa maggiore.
Il film si avvale di una sceneggiatura complessa ma fluente, i dialoghi sono densi di teatralità ma acquistano agilità grazie a un montaggio estremamente efficace. Una menzione particolare va alla fotografia tesa a rendere la luce realistica e naturale, ricca di inquadrature che rivelano uno studio attento dell’iconografia dell’epoca. Anche la scelta musicale di impiegare brani di quel periodo (da Verdi a Donizetti) si rivela molto efficace. In questo film Martone acquista definitivamente un’identità estetica autonoma pur non nascondendo le influenze di grandi maestri come Visconti (il senso del particolare e la ricercatezza dell’inquadratura), Kubrik (la luce come elemento narrativo), Leone (la “geografia” dei volti, il viso come finestra sull’anima).
La tematica dell’ideale deluso, della disillusione, del tradimento della speranza di cambiamento non è nuova nel cinema italiano, basti pensare a film come “I Compagni” di Monicelli, “San Michele Aveva Un Gallo” e “Allonsanfan” dei fratelli Taviani per cogliere il filo rosso che unisce il film di Martone alla storia del cinema italiano. Ma è sicuramente la prima volta che questa tematica viene raccontata in una precisa e puntuale dimensione storica diventando un atto di accusa contro la retorica di stato, contro la menzogna della storia che ancora imbratta i libri di testo delle nostre scuole.
“Noi Credevamo” è una produzione di RaiCinema la quale ha deciso di stamparne solo trenta copie da distribuire nelle sale cinematografiche italiane. Perché? Perché solo a film ultimato i burocrati della Rai al soldo dei partiti si sono accorti che si tratta di un film estremamente scomodo, anzi pericoloso. Il nostro Risorgimento non è stata una fulgida epopea bensì un periodo cupo denso di tradimenti, intrighi, menzogne lavate col sangue innocente di giovani ingenui e idealisti. L’unità d’Italia fu il risultato di “inciuci” e intrighi internazionali architettati da cinici uomini di potere che seppero sfruttare le mire espansionistiche delle super potenze di allora e il forte ascendente di alcuni “cattivi maestri”. Come al solito a pagare sono stati sempre i soliti: il popolo e gli ingenui.

domenica 3 ottobre 2010

BENVENUTI AL SUD


In un clima nazionale caratterizzato dalla recrudescenza della più becera e arrogante imbecillità leghista, esce nelle sale cinematografiche italiane l’ultimo film di Luca Miniero: “Benvenuti Al Sud”. Si tratta di un remake del fortunato film francese di Dany Boon “Giù Al Nord” (2007) basato sulle problematiche del pregiudizio e del luogo comune che sono grottescamente destinate a dissolversi ogni qualvolta vengono a confrontarsi con la realtà. Operando un semplice ribaltamento dei due punti cardinali (in Francia è il Sud operoso e civilizzato a disprezzare il Nord grezzo e incapace di adeguarsi alle dinamiche economiche e sociali) Miniero confeziona un divertente, ma non per questo poco veritiero, racconto sulle vicissitudini di un dirigente delle poste lombardo catapultato a dirigere un ufficio in un paesino del Cilento. Il protagonista (Claudio Bisio), che rappresenta il perfetto cliché del settentrionale infarcito dei più assurdi luoghi comuni antimeridionali che condivide con una moglie (Angela Finocchiaro) iper apprensiva e militante in ronde simil-leghiste, si trova costretto a subire l’improvviso impatto con un mondo completamente diverso dal suo in cui si parla una lingua incomprensibile e in cui le relazioni sono scandite da ben altre urgenze e necessità. La diversità dell’organizzazione sociale e la differente struttura dei rapporti umani genera un iniziale corto circuito nella mentalità del protagonista per essere poi, in un secondo momento, sedotto dall’autentica solidarietà dei nuovi colleghi e dalla prepotente umanità espressa da tutta la popolazione del piccolo paese. Attraverso gags molto divertenti il regista ci mostra non solo a vacuità del pregiudizio, ma anche, e direi soprattutto, come la “civiltà dell’essere” sia alla fine sempre vincente rispetto alla “civiltà del fare”. E’ molto ben riuscita la metafora del confronto fra i formaggi: il protagonista, accademico della Confraternita del Gorgonzola, offre in assaggio ai suoi confratelli, durante una riunione conviviale, la mitica “zizzona di Battipaglia”, una mozzarellona di bufala da cinque chili. Ma i confratelli, adusi a mitizzare la muffa del nobile formaggio lombardo, non sono capaci di apprezzare la sensuale rotondità del gusto bufalino liquidandolo con la frase: è acida!.
Il rifiuto di aprire la mente e i sensi a nuove esperienze costituisce uno degli assi portanti del pensiero assoluto, un pensiero arrogante e pericoloso che esclude a priori valori come l’immedesimazione nell’altro e la tolleranza. La diversità percepita come scarto eversivo dalla regola e non come esperienza da conoscere e su cui confrontarsi rappresenta il principio cardine su cui si basa la diffidenza, il disprezzo e la negazione della storia, tutte cose che alimentano perversioni del pensiero come la superiorità antropologica, il razzismo, il machismo e la xenofobia.
“Benvenuti Al Sud” è un film lieve, che recupera in pieno la tradizione della migliore commedia all’italiana, dove ci si diverte non solo per la perizia registica e la bravura di tutti gli interpreti, ci si diverte perché sullo sfondo c’è la realtà di un paese non ancora in grado di riflettere seriamente sulla propria identità, sulla vera storia dell’unità nazionale, sulle vere cause della questione meridionale, sulla reale pericolosità dei nuovi populisti in camicia verde che tanto ricordano i vecchi in camicia nera. Per non parlare dei nuovi simboli apparsi in una scuola pubblica del Nord, abbiamo già avuto svastiche e fasci littori ad ogni angolo di strada e ci è voluta una guerra per eliminarli.

lunedì 27 settembre 2010

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SCUSATE, TENGO FAMIGLIA

Il video comunicato di Gianfranco Fini sulla vicenda dell’appartamento a Montecarlo è la risposta del Presidente della Camera alla campagna giornalistica, montata da due quotidiani della famiglia Berlusconi, che ha occupato e che occupa tutto lo spazio della comunicazione politica nazionale.
Fini è accusato di condotta eticamente discutibile per aver favorito la vendita di un immobile, lasciato in eredità ad Alleanza Nazionale, a una società off shore segnalata dal fratello della sua compagna di vita, il quale ne è poi divenuto affittuario. Insomma un caso, come tanti in Italia, di bieco nepotismo, anche se non consumato ai danni della collettività.
Il video comunicato di Fini non si presta ad interpretazioni controverse: egli sostiene di non sapere perché e percome suo cognato abiti in quell’appartamento e non esclude di essere stato vittima di un raggiro ben congegnato. Se così dovesse essere (attende gli esiti delle indagini attivate a seguito di una denuncia dell’ex compagno di partito Storace) non esiterà a dimettersi. In sostanza dice: scusate, ma tengo famiglia e non so ancora se è una famiglia normale o una fetecchia.
Nel comunicato il Presidente della Camera invita l’opinione pubblica a riflettere sulla non casualità fra la sua frattura politica con Berlusconi e conseguente espulsione dal PdL e l’esplosione del caso sui giornali del premier. Secondo Fini i fatti dimostrano che Berlusconi stia cercando di distruggere la sua immagine politica e istituzionale impiegando mezzi e forme di ogni genere, senza alcuno scrupolo di sorta. Una vendetta che si concretizza in aggressione mediatica organizzata con scientifica precisione e impiego impressionante di mezzi.
Effettivamente Berlusconi ha grande dimestichezza nel nebbioso ambiente delle società off shore e nella geografia politica ed economica dei grandi paradisi fiscali. Basta rammentare la storiaccia della società All Iberian e di quel Previti in versione british di nome Mills per capire quanto il nostro premier sia coinvolto in affari esentasse molto poco chiari.
Ma tutto ciò è noto a tutti. Berlusconi governa con arroganza e se ne infischia dei conflitti di interesse: si circonda di yesmen, di ladri e corrotti, di incompetenti e decerebrati; dirgli di no è pericoloso, si corre il rischio di farsi male, di finire tritati senza tanti complimenti.
Tutto questo Fini (che è uomo di esperienza) lo ha sempre saputo ed evidentemente era convinto di stare in una botte di ferro, senza macchie e senza pettegolezzi. In una circostanza non è stato cauto e riflessivo come sempre: nella sfera privata. Accecato dall’amore, non si è posto molte domande sulla precedente relazione della sua compagna col più che maturo bancarottiere Gaucci né sulle improvvise fortune di cui ha goduto tutta la famiglia (padre, madre e fratello) della sua innamorata.
Pur di godere dell’affetto e delle arti muliebri di Elisabetta Tulliani non si è preoccupato di tutelare la propria integrità dalla spregiudicatezza con cui la famiglia Tulliani ha usato il suo nome e il suo potere politico per coltivare affari e aggiudicarsi contratti.
Qualcuno potrebbe obbiettare che, allo stato dei fatti, non c’è nulla che provi la buona fede di Gianfranco Fini. Ma non possiamo dimenticare che Fini non è uno stupido né un arrogante e se avesse voluto favorire qualcuno lo avrebbe fatto in modo molto più discreto e difficile da provare. È difficile pensare che organizzando e pianificando un progetto politico molto simile ad un piccolo terremoto, non fosse più che sicuro di avere le spalle coperte da ogni tipo di attacco nonché di incarnare in pieno la figura di politico corretto, integerrimo, con un alto profilo istituzionale. Dopo la critica e la rottura con la leadership di Berlusconi, Fini si aspettava di tutto tranne di scoprire di essere stato infinocchiato dalla sua nuova famiglia. E il lungo tempo trascorso tra l’esplosione del caso Montecarlo e la sua pubblica dichiarazione ne è la prova evidente: ha cercato disperatamente di scoprire la verità per poter organizzare la propria difesa. Purtroppo non ci è riuscito e, non potendo più tacere ancora, ha dovuto ammettere pubblicamente di essere stato turlupinato dal fratello della sua compagna, un giovanottino senza arte né parte ben allevato all’arte dello sfruttamento senza scrupoli. Mai come in questo caso le questioni familiari si intrecciano con le vicende politiche a tal punto da imporre una scelta radicale: la credibilità politica di Fini potrà ristabilirsi solo se sarà capace di allontanare quella famiglia di faccendieri, ogni altro epilogo lascerà la macchia incancellabile di ingenuo minchione. Duellare con Berlusconi per farsi trafiggere le chiappe da un cognatino con la faccia da provolone fa sorridere, ma è una colpa imperdonabile.

giovedì 9 settembre 2010

martedì 7 settembre 2010

mercoledì 1 settembre 2010

mercoledì 11 agosto 2010

lunedì 2 agosto 2010

DELIRIO IN PARROCCHIA




- Figlioli! Benvenuti al nostro corso prematrimoniale! Io sono don Tonino, il vostro parroco. Prima di iniziare a parlare di voi, della vostra promessa e del vostro futuro insieme, voglio dire due parole.
Voi non dovete pensare che questi incontri siano una cosa inutile e non dovete sentirvi costretti a star qui ad ascoltare i soliti discorsi sulla coppia e sul matrimonio…Dovete invece pensare che questo è un momento di riflessione collettiva sul grande passo che vi accingete a fare….Un passo irreversibile e definitivo. Figlioli, il matrimonio è un sacramento….è una promessa che fate a voi stessi al cospetto di Dio, il quale nella sua infinita bontà vi benedice e nella sua infinita misericordia vi accompagnerà sempre lungo il cammino che farete insieme. Sarete legati da un filo, santo e indissolubile, fino alla fine dei vostri giorni. Se fra di voi c’è qualcuno che dentro di sé pensa che c’è sempre la possibilità di tornare indietro…ebbene sbaglia! Niente e nessuno può sciogliere ciò che Dio ha unito. Certo ci possono essere dei casi estremi, delle particolari condizioni in cui il sacramento non è valido, ma questa è materia che riguarda il diritto canonico e che solo la Chiesa può affrontare e risolvere. Non credete a quelle voci false e maligne che sostengono che il verdetto della Sacra Rota dipende dalle aderenze e dalle disponibilità economiche….Calunnie! La Sacra Rota ha il compito di accertare l’effettiva sacralità del vincolo matrimoniale, ovvero se la coppia in questione o anche uno solo della coppia sia giunto innanzi all’altare con tutti quei requisiti che consentono l’effettività del sacramento. Libera scelta, assoluta consapevolezza del passo che ci si accinge a fare, fede, assoluta mancanza di riserve mentali, totale fiducia reciproca, ferma intenzione ad osservare i diritti e i doveri che il matrimonio comporta. Quindi cari figlioli, è necessario che ve lo cacciate nella zucca: giunti qui…non si torna più indietro!! E non vi venga in mente di pensare a quello squallido abominio che è il divorzio!! Per un buon cristiano il divorzio è roba da miscredenti, da peccatori incalliti….è la porta dell’inferno!!!!....Ricordatevelo sempre….
- Scusi….Padre….posso fare una domanda?
- Ma certo figliola…sono qui per questo…avanti dimmi…
- Mettiamo che dopo il matrimonio accada qualcosa di brutto…che mio marito voglia lasciarmi per un’altra donna….che voglia divorziare…anche se io non volessi, lui potrebbe farlo ugualmente…la legge lo consente…Insomma mi troverei a subire una decisione che non è dipesa da me…in questo caso cadrei anch’io nel peccato?
- Diciamo che in questo caso, dando per scontato il fatto che tu abbia fatto di tutto per non divorziare, la tua salvezza consisterebbe nel proseguire la tua vita come se fossi ancora sposata…e in effetti lo saresti ancora, perché il sacramento non si può rompere con la legge dell’uomo.
- Quindi, se ho capito bene, io dovrei finire la mia vita sola come un cane…come se fossi una suora!
- Esatto! Pensi che la vita di una suora o di un sacerdote sia triste e solitaria? Ti sbagli…è una vita ricca di esperienze vissuta nel nome del Signore….
- Così mentre mio marito si sollazza con la sua nuova donna…io, per non cadere nel peccato, devo rinunciare all’amore e alla normalità….Ma io non ho alcuna colpa per quel che è successo…perché devo pagare due volte pur essendo io la vittima?
- Perché hai fatto una promessa solenne davanti a Dio…hai sigillato un patto che non può essere sciolto da nessun umano.
- Padre….ma tutto ciò è mostruoso! Prima vengo tradita, poi abbandonata e infine Dio mi condanna ad una vita di amara solitudine….le sembra giusto?
- È dura…me ne rendo conto…evidentemente il Signore ti vuole mettere alla prova….
- Alla prova? E che sono io…un melone? Lei mi sta dicendo che Dio ha deciso che la mia vita sarà infelice e disperata…ma perché?
- Figliola …quel che la vita ci riserva è un mistero, è il mistero del disegno divino….
- Padre…a vederla così il matrimonio sembra una roulette russa…un gioco macabro in cui la vittima è sempre innocente..
- Ti sbagli, perché chi ti ha abbandonato brucerà in eterno fra le fiamme dell’inferno…senza alcun dubbio e se anche dovesse pentirsi il giudizio sarà inappellabile.
- E secondo lei io dovrei passare una vita d’inferno con la consolazione che chi mi ha tradito andrà all’inferno dopo la vita? Che razza di guadagno ci faccio? Che soddisfazione è questa? Padre, la mia aspirazione non è così grande…io vorrei solo una vita serena insieme alla persona che amo…niente di più…
- Cara figliola, tutto questo è giusto e sarà possibile solo se dichiarerai i tuoi intenti a Dio…
- Ma se lui…cioè Dio…la pensa diversamente?
- Ecco, vedi…
- Scusi..don Tonino…
- Un momento….un momento…non dovete parlare tutti insieme….
- Don Tonino!! E no! Questo il Signore non me lo può fare…io non conosco la ragazza che ha parlato prima…ma voi sapete tutto di me! Sono orfana, ho dovuto lavorare da quando avevo quattordici anni….ora ne ho trentacinque e finalmente ho trovato qualcuno che mi vuole bene e mi vuole sposare…e lei mi viene a dire che potrebbe scappare con un’altra lasciandomi da sola e senza speranza…..ma io lo accoppo a questo imbecille!!
- Ueeeee! E che sono queste parole! Io non ho detto….
- Eh già, mò fai marcia indietro…..tu hai detto che se il mio Pasquale scappa con un’altra e divorzia da me io devo stare buona buona…e fare finta che sono ancora sposata! Ma tu sei scemo!
- Io non c’entro…è la legge divina: nessuno osi sciogliere ciò che Dio ha unito.
- Ma io non sciolgo niente!! È stato quel fetente di Pasquale….perchè devo pagare io le porcherie di mio marito? E poi…a quella zoccola niente? A lei non succede niente? E che schifezza di legge è questa? Don Tonì…forse avete capito male…andate a rileggerla….
- Capito male, andate a rileggerla? Ma dove credete di stare …in un salotto? I sacramenti non sono oggetto di conversazione! È così e basta!....Accidenti!
- Va bene…me la vado a leggere io…a che pagina del vangelo devo andare?
- Nessuna….questa cosa non è scritta nei Santi Vangeli…
- Ahaa! E lo sapevo! Eccola qui la fregatura! Allora forse dobbiamo andare a prendere la Bibbia?
- No….neanche il Vecchio Testamento…
- Forse qualche antico documento ritrovato dopo millenni….una lettera privata o un biglietto da visita di Gesù in cui si accenna alla questione….
- No…no…nooo! Per favore, evitiamo il sarcasmo…queste sono cose serie!!
- Allora siamo seri! Andiamo per ordine: che ci dite del Battesimo?
- È Gesù in persona che si fa battezzare da San Giovanni Battista…
- Va bene, e la Comunione?
- Durante l’ultima cena Gesù divise il pane e il vino, dicendo di farlo in sua memoria…
- È vero…e la confessione? La cresima? Il matrimonio? L’estrema unzione?
- No….di questi sacramenti non c’è traccia nei Vangeli..
- Ma allora chi li ha decisi?
- La Chiesa…
- Volete dire i papi, i vescovi, i cardinali, i preti, i monaci, i chierichetti, i sacrestani e le bizzoche?
- Voglio dire i padri della Chiesa…santi, teologi, studiosi illustri e certamente anche papi e vescovi…
- Uomini…..
- Certo, uomini ispirati da Dio…
- E come possono degli uomini, seppure brave persone, emanare una legge divina?
- Ecco! Questa è una bella domanda…vedi…
- Don Tonino…scusate…
- Ma allora lo fate apposta ad interrompermi! Chi sei? Che vuoi?
- Sono Pasquale..
- Aaahhhh ! sei tu quel lazzaro che vorrebbe fare i suoi comodi!
- No..no…non sono Lazzaro…sono Pasquale….Padre! qui c’è un equivoco…io non voglio divorziare…
- Stai zitto! Porco! E sì…tu vorresti tenerti la zoccola e la moglie! Ma io non sono scema! Io ti spacco la faccia!
- Ma sei pazza! Io non ho fatto niente…
- Eh no figliolo! Tu non puoi negare l’evidenza….lascia subito quella donnaccia e ritorna in seno alla famiglia!
- Ma che state dicendo! Io sono innocente….io amo mia moglie…cioè la mia futura moglie…io mi voglio sposare!
- E bravo! Ora mi sposi e domani scappi con l’altra abbandonandomi…sei un miserabile!
- Stai attento Pasquale! Io non ammetto che ci si avvicini al sacramento con una riserva mentale. L’anatema della Chiesa incombe su di te! Vuoi confessarti prima che accada l’irreparabile?
- Ma voi siete tutti pazzi! Questo è un manicomio! Ma che volete da me? Io non conosco altre donne e non ho nessuna riserva mentale!
- Un momento! Posso parlare? È una cosa importante!
- Avanti figliolo…presentati e dicci tutto…..
- Mi chiamo Lazzaro…e ho visto Pasquale con un’altra donna…
- Maledetto porco! Sei stato scoperto!
- Ma no cara…dev’essere uno sbaglio ….ah sei tu Lazzaro…padre! Ecco il colpevole! È lui il Lazzaro che cercavate!
- Basta ! non ce la faccio più! Tacete ! tutti ! questa è una parrocchia! Non stiamo al mercato! Silenzio ! ora con calma cercheremo di risolvere il gravissimo problema di Pasquale e della sua futura moglie…
- Futura moglie? Eh no! Don Tonino…io a questo sporcaccione non lo voglio più vedere!
- Ascoltate figlioli…c’è sempre modo di rimediare, con l’aiuto del Signore! Tu Pasquale…prometti solennemente di non vedere più quella donna…avanti…
- Va bene…ma giusto per finirla questa commedia! Io Pasquale prometto solennemente di non avere più a che fare con alcuna donna che non sia mia moglie…
- Bravo Pasquale! Ora tocca a te figliola…prometti solennemente che dimenticherai questa brutta storia e ti dedicherai anima e corpo al tuo sposo….
- E chi lo molla più? Non farà più un centimetro senza di me…giuro!
- Padre ! Padre! Sono sempre io…Lazzaro…e non volete sapere con chi ho visto Pasquale?
- Questo ce lo dirà Pasquale…come prova del suo pentimento….
- D’accordo…d’accordo…lo dirò….Io ero in compagnia di quella puttana della madre di Lazzaro!
- Maledetto bastardo! Hai nominato mia madre e ora ti ammazzo!
- Chi ammazzi? Chi? Infame ruffiano! Campi sulle marchette di tua madre!
- Don Tonino….lo vedete? Cosa devo fare? Il mio fidanzato che frequenta le prostitute….che vergogna!
- E tu Lazzaro…figliolo! Ti rendi conto che vivi come un debosciato? Non hai alcun pudore?...e tu Pasquale…figliolo! Vorresti abbandonare tua moglie per una meretrice?
- No Padre…la madre di Lazzaro non mi interessa….fa proprio schifo! In realtà è la fidanzata di Lazzaro la mia amante segreta….
- Pasquale figliolo…tu menti! Lazzaro non è fidanzato con nessuna donna….
- E che ne sa lei? Io e la fidanzata di Lazzaro siamo amanti e abbiamo progettato che prima sposo la mia fidanzata e poi divorzio per stare con la mia amante…
- Dio buono!!!! Ma che fetenzia di storia ci stai raccontando!! Figliolo …o sei pazzo o ci stai prendendo in giro! Per quale motivo avresti architettato questa cretinaggine?
- Padre…..don Tonino….scusate se vi interrompo….ma vorrei dirvi qualcosa a nome delle altre coppie qui presenti….mentre litigavate ci siamo consultati…
- Lo so…lo so..non è stato un bello spettacolo…vi chiedo scusa, ma la questione..
- No…no…mi faccia parlare per favore…..ecco…noi avremmo pensato di sospendere questo corso…vista la situazione…
- Capisco benissimo…siete un po’ turbati…forse avete ragione…forse è meglio riprendere la prossima volta…
- Evidentemente non mi sono spiegato….noi abbiamo deciso di non continuare il corso prematrimoniale…
- Eh no! Figlioli..il corso è indispensabile per poter accedere al sacramento del matrimonio!
- Si…si…lo sappiamo…ma il fatto è che noi abbiamo deciso di rimandare le nozze…vogliamo pensarci su ancora per un po’…
- Pensarci su…ancora per un po’? Ma se non vedevate l’ora di unirvi per formare una nuova famiglia?
- Don Tonino…se anche una minima parte di quello che è accaduto oggi dovesse capitarci dopo sposati…sarebbe una tragedia! Non avevamo considerato questa possibilità….Ci scusi..ci faremo sentire presto per riprendere il discorso….arrivederci!
- Un momento….aspettate! Dove andate? Non potete piantarmi in asso così! Aspettate! Non andate via!
- Sono andati via tutti! Siamo rimasti solo noi due! Anche quel fetente di Lazzaro se n’è andato…
- Pasquale! Proprio tu e la tua fidanzata siete rimasti! Dopo tutto quello che avete combinato!
- Padre…io e Pasquale siamo rimasti per rispetto verso di lei…e poi perché avremmo una domanda da farle…
- Va bene….quest’ultima domanda e poi andate…in grazia di Dio!
- Ecco…noi sappiamo che lei è un sacerdote conosciuto…un monsignore…sappiamo che vanta parecchie conoscenze fra vescovi e cardinali…Padre! Per favore…dopo che ci saremo sposati e quando Pasquale vorrà divorziare da me…non ce la può mettere lei una buona parola alla Sacra Rota?
- Don Tonino! Don Tonino! Vi sentite male? Presto Pasquale chiama qualcuno! Don Tonino ha la schiuma alla bocca! Corri citrullo! Se gli succede qualcosa giuro che non ti sposo più…

sabato 26 giugno 2010

Oktapodi (2007) - Oscar 2009 Animated Short Film

Replay - Amazing Animated Short Film

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO




Il Calcio rappresenta per il nostro Paese uno di quei pochi elementi identitari (insieme alla Cucina, alla Moda, all’Opera, all’Arte, alla civiltà Romana) per cui sentiamo di appartenere ad una Nazione.
L’orgoglio nazionale (inteso come sentimento positivo di identità ed appartenenza ad una storia e a un destino comune) trova il suo esercizio più diffuso nello sport e, in particolare, nel football.
Il popolo italiano è storicamente abituato ad essere trattato con diffidenza e pregiudizio ed è stato sempre costretto a dimostrare le proprie doti per conquistare il rispetto di quelle culture che si sono autoproclamate superiori (anglosassoni, francesi, germaniche) dimenticando che i primi passi della loro civiltà si sono compiuti all’ombra della grandiosa cultura Romana. Coloro che, in malafede, dipingono l’Italia attraverso i luoghi comuni della Pizza & Mandolino e, ancor peggio, della Mafia, fanno finta di non sapere che duemila cinquecento anni fa in Sicilia e in Calabria fiorì la civiltà magno-greca con Pitagora, Archimede, Parmenide, Zenone, Empedocle, Gorgia, Stesicoro, Clearco, Archita, Aristosseno, giusto per citare i più famosi. Il popolo italiano ha imparato, in secoli di dominazioni, il pragmatismo (che va dall’”arte di arrangiarsi” fino al “saper fare”) ovvero la capacità di misurarsi continuamente con la realtà fino a modificarla secondo i propri disegni.
Lo sport è una disciplina che mette continuamente in discussione le capacità e la determinazione e, fra gli sport, il calcio è quello che, meglio di altri, richiede queste doti senza privilegiare le caratteristiche fisiche (come l’altezza o la potenza muscolare) né l’uso di attrezzi o di luoghi particolari: serve solo un pallone. In questo senso il calcio è la metafora del percorso verso il successo e verso l’eccellenza per chiunque possieda il “saper fare”. E non è un caso che sia proprio il football lo sport di squadra più indagato e maggior fonte di ispirazione per scrittori, poeti e intellettuali in genere (così come è per la boxe, parlando di sport individuali).
Alla luce di questa premessa appare evidente perché il Campionato del Mondo di Calcio rappresenta per gli italiani un evento che va al di là della sua rilevanza sportiva e diventa l’occasione per celebrare la propria identità nazionale. Ed è per questo motivo che anche persone che normalmente non seguono le vicende del calcio, in questa circostanza che ricorre ogni quattro anni, si trasformano in tifosi sfegatati e urlanti. Questi campionati diventano l’occasione per provare l’orgoglio di essere italiani, per dimostrare a tutto il mondo che nel “saper fare” siamo i più bravi.
Quanto è accaduto in Sudafrica, eliminazione secca al primo turno, dimostra che (al di là delle questioni tecniche) la nostra Nazionale non era consapevole del ruolo che ricopre e delle aspettative meta-calcistiche degli italiani. L’assunzione di ogni responsabilità da parte del Commissario Tecnico Lippi se da un lato non consola affatto, dall’altro ci conferma che i suoi piani tattici erano completamente sballati. Probabilmente in questo caso ha giocato l’orgoglio di non voler ammettere durante la seconda partita contro il Paraguay che bisognava rivedere tutto e cambiare radicalmente l’assetto della squadra sul campo. Bisogna anche riconoscere che il Campionato italiano non è un gran bello spettacolo, e squadre come l’Inter (della quale sono tifoso con vergogna) ,che è diventata una sorta di armata di Lanzichenecchi super prezzolati, non fanno certo bene alla valorizzazione di nuovi talenti nazionali. Certo è che non si può pretendere di vincere sempre, ma questo gli italiani lo sanno bene: ma dagli ex campioni del mondo ci si aspettava almeno maggior determinazione e una sufficiente dose di dignità, giusto il minimo per perdere senza vergogna.

martedì 8 giugno 2010

LA MORTE DI DIO






  • - “A sua immagine e somiglianza”…….qui sta la fregatura! Non era quello che intendevo dire….Io volevo far comprendere il senso profondo della creazione dell’uomo….una generazione…un sublime atto d’amore….come tra genitori e figli. Non hanno capito…non hanno voluto capire. Forse anch’io ho sbagliato…quando quei due disgraziati mi hanno disubbidito avrei dovuto toglierli di mezzo e ricominciare daccapo….invece mi sono limitato a punirli. Pensavo che un po’ di tempo da soli e soggetti alle leggi della Natura sarebbe stato sufficiente per un reale pentimento, ero sicuro che mi avrebbero implorato di ritornare nell’Eden….
    - Ma scusa, tu sei l’Eterno, sei colui che sa e che può ogni cosa…sei colui che ha creato il Bene e il Male, il presente, il passato e il futuro….nulla è all’infuori di te!
    - Io sono Tutto, ma il Tutto corrisponde al Niente se non fosse possibile scomporlo in parti, è la somma delle parti a dare il Tutto. Quindi per essere il Tutto ho dovuto scomporlo nelle sue parti….fino a giungere al limite: per essere il sommo Bene ho dovuto creare il sommo Male, per tracciare la Via che porta a me, ho dovuto tracciarne un’altra che si allontana da me. Per essere riconosciuto come Colui Che E’ ho dovuto distinguermi da Ciò Che Non E’.
    - Mi stai dicendo che per essere Dio, riconosciuto e adorato, sei stato costretto a inculcare l’idea della tua stessa negazione? Ma non bastava creare degli esseri che avessero già formata l’idea di Dio?
    - Quelli sono gli Angeli….ma li avevo già fatti tanto tempo prima! Certo sono belli e anche molto utili….ma non danno soddisfazione! Stravedono per me e fanno tutto quello che dico. Ma vuoi mettere un uomo, o una donna, che dopo aver commesso gli atti più scellerati si precipitano scalzi e stracciati nel tempio a supplicare il mio perdono? È tutta un’altra cosa….credimi!
    - Tu….l’Essere Perfetto…hai problemi di autostima?
    - Essere Perfetto, Colui Che E’, Colui Che Non Può Essere Nominato….credi che queste definizioni le abbia inventate io? Gli uomini mi chiamano così….perchè mi temono, mi amano, mi adorano…senza alcuna costrizione ma per libera scelta. Se non ci fosse qualcuno a nominarmi, a cercare di definirmi, a illudersi di comprendermi, a invocarmi, persino a negarmi…io perderei ogni senso.
    - Ma allora perché non ti manifesti in modo inequivocabile? Perché non produci le prove inoppugnabili della tua presenza?
    - Io sono Dio! Non devo provare nulla a nessuno, ho già dimostrato la mia immedesimazione nella condizione umana…sapevo che sarebbe finita male, che avrebbe trionfato la violenza e l’ingiustizia ma il mio messaggio è stato chiarissimo: la strada del martirio porta a me.
    - Un messaggio pericoloso…potenzialmente in grado di armare ogni tipo di fanatismo.
    - Un messaggio chiarissimo invece: chi soffre è più vicino a me.
    - Sarà consolatorio, non lo metto in dubbio, ma non risolve niente, generalmente chi soffre anela ad essere liberato da quella condizione il più presto possibile. Per non parlare di chi è innocente, di chi soffre l’ingiustizia e la prevaricazione. Hai lasciato senza risposta miliardi di preghiere e di invocazioni.
    - È vero….ma io non sono il surrogato della giustizia umana, non sono colui che salva la vita…non sono il titolare della somma agenzia di tutela degli esseri umani. Non sono mai intervenuto per salvare una giovane gazzella dalle fauci della leonessa, la natura ha le sue leggi. Perché dovrebbe essere diverso per l’uomo? Il quale, a differenza degli altri animali, può scegliere?
    - Ma non capisci che questo tuo atteggiamento spinge l’uomo a dubitare della tua esistenza?
    - Il dubbio è alla base del pensiero trascendente, quindi è positivo. Il dramma contemporaneo è proprio l’assenza di qualsiasi pensiero trascendente, la mancanza della metafisica, l’espunzione del divino.
    - Non può essere un fatto casuale, ci sarà pure un motivo…
    - Il delirio di onnipotenza dell’uomo…è questo il motivo! Prima ha imparato a dominare e a soggiogare il suo prossimo, poi è passato alla natura e alle sue leggi eterne. È giunto a manipolare il segreto della vita, fra non molto sarà in grado di crearla.
    - Ma tu questo l’hai sempre saputo, vuoi dire che l’umanità è sfuggita al tuo controllo?
    - Ho creato un essere in grado di darsi delle leggi, di comprendere la natura, di essere autosufficiente, di creare bellezza e sapere, ho voluto una creatura capace di arrivare da sola fino a me….ma anche libera di scegliere.
    - Stai dicendo che hai voluto un essere che potesse liberamente scegliere di amarti e venerarti…e che quindi hai accettato il rischio che potesse invece scegliere diversamente. Ha tutta l’aria di essere una scommessa…una scommessa con se stessi, ovviamente…
    - Si è proprio così…chiamala come ti pare…non ha importanza. Ho voluto mettere alla prova le doti umane, ero sicuro che, col tempo, sarebbe affiorato tutto l’amore dello spirito della creazione…ma in migliaia di anni non è accaduto nulla…a parte il caso di Francesco.
    - Francesco?
    - Sì, Francesco d’Assisi…l’unico caso…smentito nella sostanza dai suoi stessi seguaci che l’hanno considerato un pazzo melanconico!
    - Ma è un Santo!
    - E cos’è la santità se non il riconoscimento della follia? La santità è un modo elegante di evitare l’imbarazzo dell’esempio, di considerare quell’esperienza di vita come irraggiungibile e inimitabile…
    - Eppure le religioni continuano ad essere coltivate…su tutto il pianeta.
    - Accanto ad esse ne è sorta un’altra: la religione della Scienza. La fede dell’uomo nella Scienza è di gran lunga superiore a qualsiasi altra fede. La Scienza viene adorata attraverso la liturgia della tecnica. La tecnica rende il lavoro meno pesante, aiuta a godere dei piaceri, rafforza l’ottimismo nelle capacità umane, è un ausilio ormai indispensabile nella pratica del sapere. La tecnica influenza l’economia e la politica e rende possibili i sogni più improbabili. La Scienza è diventata la nuova metafisica.
    - In questa situazione, lo spazio ideale ed affettivo nei tuoi confronti si riduce moltissimo…
    - Non si è ridotto…è scomparso…Io sono morto! Nietsche aveva ragione da vendere…
    - Ma io sono qui che parlo con te…
    - Dimentichi che io sono Colui Che E’…la Morte riguarda la Natura…ma esiste anche un’altra morte, la morte nel pensiero, la morte nell’affetto, la morte simbolica. Esistere non è sufficiente…bisogna esistere per qualcuno…essere riconosciuti…essere all’interno di una dialettica…essere nel cuore e nei pensieri di un’altra creatura.
    - Ma non sei solo! Ci sono gli angeli e…anche i demoni.
    - Quelli non possono scegliere, mi amano e mi odiano per principio…se io non ci fossi non ci sarebbero nemmeno loro…
    - Se questa è la situazione, cosa resta da fare? Forse è il momento di un’Apocalisse!
    - Siamo già in piena Apocalisse…ma non in quella dei libri…in quella vera! Apocalisse vuol dire Rivelazione e mai come ora si sta rivelando il vero volto dell’uomo, una creatura vorace e senza scrupoli, assassino dei propri simili e della Natura…destinato all’annichilimento.
    - Eppure tu sei il padre dell’uomo…
    - Un padre ormai esautorato…sfinito…dimenticato…tradito…ridotto al silenzio e calpestato ogni giorno dall’ipocrisia degli altari.
    - E io? Che ne sarà di me? Chi mi darà la forza di continuare a vivere?
    - Vivere? Credi che perda il mio tempo a parlare con i viventi?

domenica 30 maggio 2010

Mark Achbar & Jennifer Abbott - The Corporation 7/14 (ITA)

The Corporation - La Devastazione Crea Opportunità

LA VENDETTA DI MARX


All’indomani della caduta del muro di Berlino nessuno avrebbe potuto pensare che nel giro di qualche decennio molti aspetti nodali dell’analisi marxiana si sarebbero rivelati esatti. La sbornia causata dal fallimento del “socialismo reale” aveva liquidato in un solo colpo non solo un’esperienza storica che aveva avuto effetti devastanti ma anche un pensiero filosofico e un ricchissimo bagaglio di esperienze e di prassi politica e sociale. Si è voluto confondere, molto spesso in malafede, il tramonto delle ideologie, ovvero la fine di orizzonti ideali di riferimento, con l’inadeguatezza di ogni criterio di analisi e di interpretazione della realtà e della storia. Si è inneggiato al libero mercato come all’unica, concreta e positiva forma di organizzazione della società e dell’economia. Si è voluto favoleggiare sulla bontà etica e morale della libera iniziativa e del consumo diffuso. È stato inculcato all’umanità tutta il culto della religione liberista attraverso i riti misterici di moltiplicazione del denaro celebrati nei nuovi templi denominati Borse d’Affari.
Non ci è voluto molto tempo perché l’inganno si disvelasse: il dio magnanimo liberista si è rivelato un Moloch sanguinario e senza pietà. Nel nome del facile guadagno di pochi ha voluto il sacrificio di moltitudini di persone che, in poco tempo, hanno perso lavoro e dignità. Per non parlare del sacrificio richiesto alla Natura attraverso la distruzione sistematica delle risorse vitali del pianeta.
L’economia mondiale è in mano a pochi speculatori senza scrupoli che, organizzati in comitati d’affari, usano la politica per incrementare le loro ricchezze a scapito di chi, per vivere, deve lavorare senza sosta. In questi ultimi anni l’economia mondiale non riesce a trovare un equilibrio che possa determinare un “nuovo ordine” planetario, poiché i cosiddetti “investitori” (ovvero coloro che puntano a guadagnare scommettendo sui ricavi delle multinazionali e sull’economia degli stati) hanno un unico criterio di comportamento: guadagnare il più possibile indipendentemente dagli effetti economici e sociali che queste speculazioni generano. Coloro che si arricchiscono vendendo e acquistando azioni e obbligazioni commerciano in carne umana poiché determinano il destino di milioni di persone tra lavoratori e le loro famiglie. Queste dinamiche economiche, che si realizzano in un mercato globalizzato, sono di portata sopranazionale e quindi si svolgono al di sopra di ogni possibile controllo della politica. Così accade che una delle funzioni più importanti della politica, ovvero la capacità di indirizzare e di favorire lo sviluppo economico di uno stato, diventa impossibile, anzi, si realizza l’esatto contrario: la politica è costretta ad inseguire le rotte dell’economia per evitare o per attutire tutte quelle conseguenze che sono nefaste per l’assetto sociale di una comunità. In passato la politica è riuscita ad influenzare l’economia (pensiamo alla Grande Depressione e alla ricostruzione post bellica) muovendo sapientemente idee e risorse pubbliche, ma nell’attuale assetto economico planetario le cose girano diversamente. L’industria è diventata “mobile” e si sposta nel pianeta inseguendo luoghi e mano d’opera a basso costo, la società dei consumi ha messo radici nella cultura e nell’immaginario dell’uomo spingendolo a inseguire falsi miti e status symbols attraverso il debito, gli stati sono diventati mega aziende e vengono “quotati” in base al debito pubblico e alle obbligazioni che sono costretti ad emettere, le banche sono diventate il nodo cruciale di questo sistema attraverso una perversa organizzazione di raccolta e ridistribuzione della liquidità per cui, non solo vendono denaro ma si sono specializzate nel vendere i debiti di coloro ai quali hanno venduto denaro. Chi volesse leggere (senza preconcetti) gli scritti di Karl Marx si accorgerebbe che moltissima parte di ciò che viviamo in questi giorni era stata prevista e, con essa, era stato disegnato uno scenario economico e sociale in cui le contraddizioni del capitalismo evoluto sarebbero emerse in un modo violentemente evidente.
E se, da una parte, ora non ha alcun senso fare l’apologia del marxismo, dall’altro, è inevitabile dover ammettere che il capitalismo non può rappresentare il miglior sistema di convivenza dei popoli e delle persone. Urge puntare alla costruzione di un pensiero critico autenticamente libero fondato sui diritti fondamentali di ogni essere umano, conoscere e riconoscere tutte quelle dinamiche del potere che, in modo più o meno subdolo, creano nuove forme di schiavitù e di consenso. Ma soprattutto è assolutamente necessario salvare le nuove generazioni dal pernicioso condizionamento della società dei consumi: è in gioco la salute del pianeta e il futuro dell’umanità.

sabato 22 maggio 2010

IL CONDOM, L'ULTIMA SPERANZA

Atto Unico - LA PANCHINA






Un anziano signore piuttosto trasandato siede su una panchina e legge il giornale.
Da un vialetto laterale sbuca una signora con un carrozzino. Si ferma un attimo, guarda l’anziano e si va a sedere all’estremità della stessa panchina. Si aggiusta il vestito, rimbocca la copertina che copre il bambino.

- Buongiorno!
- Giorno…risponde l’anziano senza guardare.
- Che giornata! Che sole! Sembra sia arrivata la primavera! Sospira, guarda il bimbo, sorride: Questa è la sua prima passeggiata al parco! Rovista nella tasca del carrozzino e tira fuori una bottiglietta di plastica vuota: Mi scusi, le dispiace darmi un’occhiata al bimbo? Vorrei prendere un pò d’acqua dalla fontanella…Senza attendere la risposta si alza e va verso la fontana.

L’anziano piega il giornale, si inclina leggermente per guardare dentro al carrozzino, scuote la testa.

- Grazie! Ha visto? Ho fatto in un baleno! Si siede e sorseggia dalla bottiglia.
- Baby sitter?
- Oh no! Io sono la mamma! E questo è il mio cucciolotto!
- Fintanto che son cuccioli sono belli e bravi….poi crescono…diventano forti…e mordono!
- Mordono? Ahahahaha…ma che dice? È un bambino..mica un cane…
- Lo so che è un bambino…e mi dispiace per lei che non sia un cane….
- Ma che sta dicendo? Vuol paragonare un essere umano ad un cane? Ma si sente bene?
- A dire il vero non sto molto bene….gli acciacchi dell’età…e questa debolezza….
- Ohh mi dispiace! Faccia una bella cura ricostituente!
- L’ho fatta….sei mesi fa…sono riuscito a rimanere in ospedale per trenta giorni…che pacchia! Poi si sono accorti che ci marciavo e mi hanno dimesso…accidenti a loro!
- Non capisco! Che vuol dire che ci marciava?
- Che fingevo…hanno mangiato la foglia! Hanno capito che ero lì per un letto caldo e tre pasti al giorno…bha! Pazienza!
- Mi scusi…sono confusa…non avevo capito che lei è un senza tetto!
- Io senza tetto?..Noo..no, lei è fuori strada…io ho una casa, in affitto, ho anche la pensione…ero impiegato al Credito Nazionale…
- A me risulta che le pensioni dei bancari siano piuttosto buone…
- È vero..sono buone pensioni…ma vede…metà devo passarla alla mia ex moglie, della restante metà un terzo è pignorato, un altro terzo va alla pigione e con l’ultimo terzo dovrei vivere…e vivo mangiando brodino e zuppa di pane e latte.
- Comincio a capire…la vita è stata crudele con lei…
- Non la vita…cara signora….il cucciolo…anzi, la cucciolata!
- La…..cucciolata….
- Si…i miei due figli…un maschio e una femmina…che Dio li maledica!
- Lei bestemmia!!
- Signora ….io sono una bestemmia vivente! Li ho amati e li ho cresciuti nel modo migliore..ho fatto di tutto per comprenderli e per accontentarli….sono arrivato a fare tre lavori pur di soddisfare ogni loro desiderio….sono stato un pazzo…non ho capito che stavo allevando dei mostri…
- Ma è tremendo quello che dice! Se ne rende conto?
- Sin da bambini volevano…volevano..anzi, pretendevano…io e mia moglie eravamo diventati i loro servitori, la loro banca, i poveracci da deridere e disprezzare, coloro che della vita non avevano capito nulla…
- Ma si sa, i giovani devono sempre contestare, criticare, pensare al divertimento. Vogliono essere spensierati…
- Spensierati un corno! Sono attentissimi alle differenze sociali, agli status symbol, ad ostentare le ultime mode, a disporre sempre di denaro…denaro…ma io a un certo punto ho detto basta….ed è stato l’inizio della fine…tutti e due hanno usato la madre per farmi la guerra, così io e mia moglie ci siamo sbranati a vicenda fino all’osso…fino alla separazione. E quando è giunto il momento di dividere i beni, sono riusciti a farsi intestare tutto, lasciandoci in mutande.
- Ma scusi..il suo mi sembra un caso veramente eccezionale…normalmente le cose non finiscono così..
- E chi lo sa? Lei è sicura che suo figlio non diventi un delinquente? Come fa a saperlo? Lei lo vede piccolo, indifeso..ma non sa se dietro quel sorriso angelico si nasconde un ghigno beffardo…se dopo le prime, tenere, parole non vi saranno imprecazioni, urla e aggressioni fisiche e verbali.
- La donna fissa preoccupata il carrozzino. Ma come è possibile? Il mio Cicci….
- Cicci? Si chiama Cicci?
- Ma no! L’abbiamo chiamato Kevin…
- Perché?
- Come perché?...Perchè è un nome che ci piace!
- Ma un nome non deve piacere…non è un vestito o un gelato…il nome è il primo segno di appartenenza a una stirpe, è il collegamento agli avi, è la storia che entra nel bagaglio di una persona. Avete sacrificato la storia nel nome del piacere, dell’estetica. Ma avete fatto anche peggio: avete introdotto l’idea che l’eredità sia costituita solo dai beni materiali e che cose come l’esempio, l’impegno e lo stile di vita non siano il vero cespite che ognuno lascia ai suoi successori. Kevin è un nome da consumatore senza storia, da pollo da batteria messo all’ingrasso di cibi, di beni e di nozioni inutili, un nuovo schiavo della società di massa.
- Lei è cattivo! È la disperazione che la fa parlare in questo modo! Non sono tutti come i suoi figli…
- I miei figli sono due mostri e i miei nipoti….si figuri.. Gaia… Deborah con l’acca e Alessio….lo stanno diventando. Il loro telegiornale è la pubblicità, la loro educazione sentimentale e civile dipende dai telefilms, i loro modelli di riferimento sono i protagonisti dei reality show, le loro emozioni dipendono dal possesso e dall’acquisto…..tra non molto saranno presi dalla noia e si cimenteranno con la trasgressione….una trasgressione vuota….non una ricerca di nuovi equilibri….ma un tunnel catatonico….
- Piangendo. Ma ci sono cose, caro signore, che non si possono dimenticare…l’affetto dei genitori…il calore della famiglia..
- Il suo Kevin imparerà a misurare il suo affetto attraverso le merci e il denaro…..e ogni volta che lei dirà di no sarà per lui una cosa insopportabile…perché negare gli oggetti e il denaro significherà negare l’affetto. Lei cercherà di fargli capire…proverà a convincerlo…ma i suoi tentativi saranno inutili…signora…mi creda…non mi fa piacere dirlo…ci sono passato anch’io…lei è stata, per questa società, una fattrice…sì…un animale riproduttivo…suo figlio è stato suo finchè l’ha portato in grembo. Ora che è nato la società lo reclama….ha bisogno di carne fresca…di nuovi consumatori…è tragico…è mostruoso…è la verità.
La donna non piange più…fissa la carrozzina senza alcuna espressione. Si è fatto tardi…devo andare…la saluto
- Arrivederla signora, e stia su…viviamo tempi terribili. Riprende a leggere il giornale.

La donna si allontana per fermarsi davanti a un cassonetto di rifiuti. Lentamente prende il bambino dalla carrozzina e lo getta nel cassonetto. Poi prende la carrozzina e butta anche lei nell’immondizia. Chiude il coperchio del cassonetto e lentamente va via.

lunedì 3 maggio 2010

UN POSTO, NON SO DOVE


Un posto, non so dove
Per riavere entusiasmo
Per ridere senza motivo
Per lasciar cadere le lacrime
Per liberare la musica nell’aria
Per respirare la vita.

Un posto per lasciar libera l’ombra
Per lasciar scivolare i passi
Per inseguire le nuvole con lo sguardo
Un posto dove la memoria non faccia soffrire.
Un posto dove il peso degli anni sia più lieve.
Un posto dove l’amore possa essere nudo.

Un posto, non so dove.

sabato 24 aprile 2010

IL RACCONTO DELLE COSE


Le cose intorno a noi parlano
Raccontano di tempi passati
Di gesti e di vite consumate
Laiche reliquie che segnano il passaggio
Contaminate dall’uso e dalla forza vitale
Rappresentano lo scorrere della vita materiale
Oggetti predicato di esistenze sconosciute
Le cose intorno a noi ci parlano mute.

mercoledì 21 aprile 2010

giovedì 15 aprile 2010

giovedì 25 marzo 2010

99 POSSE - TU LO CHIAMI DIO

PENSIERO TRASCENDENTE

domenica 14 marzo 2010

PENTANGLE - Light Flight

IMPRONTE INDELEBILI

giovedì 11 marzo 2010

TRENT'ANNI DOPO


Grazie a Facebook ho potuto reincontrare dei vecchi e cari amici. Sono passati trent’anni da quando, nel 1980, ho condiviso con loro i mesi, la noia, l’ineluttabile coercizione e l’opprimente atmosfera di totale imbecillità del servizio militare. Eppure quell’esperienza ha prodotto qualcosa di misteriosamente positivo: un sodalizio umano che il tempo non è riuscito a cancellare. Anzi, la sensazione è che il tempo abbia “fossilizzato” quell’affetto, quella solidarietà, quella comunanza di idee e quel senso umoristico che, in qualche modo, ci hanno salvato dal condizionamento e dalla sofferenza esistenziale che un ambiente gretto e autoritario, come la caserma, cerca violentemente di imporre. Le strade diverse e le varie sfide della vita che ognuno di noi ha affrontato in tutti questi anni non hanno scalfito minimamente quella parte profonda di noi che abbiamo “messo in comune” per un periodo neanche tanto lungo della nostra giovinezza. La sensazione, bella e stupefacente, è stata quella di riprendere un discorso dopo una pausa, senza avere il bisogno di riannodare i fili della comunicazione e dell’empatia, senza avere la necessità di doversi “sintonizzare” nuovamente.
La necessità, l’urgenza maggiore, non è stata tanto quella di ricordare il passato comune, che pure è cosa buona e giusta, quanto quella di raccontare quello che siamo ora, di confrontare i punti di vista sulla vita, di condividere idee, speranze e disillusioni. Il servizio militare ci ha colti impreparati a dover affrontare situazioni e persone spiacevoli così come meccanismi di potere e vuota retorica e la nostra reazione, istintiva e disperata, è stata quella di “fare quadrato” per salvaguardare la nostra dignità e la nostra salute mentale. Abbiamo reagito ad un ambiente ostile attivando quelle risorse interiori decisive che sono l’affettività, la solidarietà, l’onestà intellettuale e l’umorismo. Risorse che abbiamo continuato a usare durante il resto della vita e che ci hanno consentito di preservare il nostro cuore e la nostra mente dai condizionamenti di una società sempre più spietata e cinica.
Giacinto, Riccardo e Roberto (in ordine alfabetico) sono persone speciali, trasudano umanità, hanno saputo preservare un afflato interiore positivo che li rende immuni dalla nuova peste che ammorba l’umanità: il cinico individualismo. Sono stato fortunato ad averli ritrovati.

martedì 19 gennaio 2010

sabato 2 gennaio 2010

IL PASSATO DEL TEMPO FUTURO


Ancora diciottenne spesso mi ritrovavo a fantasticare sull'anno 2000, sul nuovo secolo, su me stesso che nel 2000 sarebbe stato un uomo di quarantatre anni. Ora, all'inizio del 2010, mi ritrovo a pensarmi diciottenne che pensa al futuro...Una cosa quantomeno bizzarra e, se vogliamo, anche un tantinello melanconica. In quel periodo ho fatto mille congetture, ho analizzato centinaia di possibilità, ma non quella che poi si è realizzata. Questo significa che la mia vita non si è svolta secondo un piano o almeno un progetto preciso e prefissato; direi piuttosto che la mia vita sia il risultato di una sorta di continua guerra tra me e la società degli uomini, guerra in cui ho cercato disperatamente di proteggere me stesso, la mia identità, la mia diversità, la mia libertà di rifiutare modelli, comportamenti e stili di vita dominanti.
Quel che mi è rimasto non è gran cosa: autonomia di giudizio e una discreta capacità di raccontare, di descrivere e di spiegare. L'unica conseguenza positiva di tutto ciò è che ho ancora la sensazione della vita che scorre e che conservo una forte curiosità per tutto ciò che mi circonda. Non è molto, ma è sufficiente a mantenere un certo equilibrio e un solido ottimistico pessimismo. Sarei disposto a tornare indietro nel tempo per evitare i tanti errori commessi nel passato? No grazie. Il caso mi ha concesso una seconda vita che intendo percorrere fino in fondo,
ogni tanto guardare all'indietro fa bene, ma tutte le energie devono essere impegnate per il futuro: le orme impresse sulla sabbia sono destinate a sparire in poco tempo e quel che più conta sono i passi che devono ancora essere fatti. Il tempo non è più un alleato e questa è l'unica cosa che non deve essere mai sottovalutata. Festina Lente dicevano i Latini, affrettati con lentezza: considera il tempo che fugge ma non perdere la calma della riflessione e del giudizio.
Pensa al futuro usando l'esperienza del passato.