martedì 29 dicembre 2009

BUDDY RICH BIG BAND - "Ok With Jay"

A SWINGING END OF THE YEAR

sabato 26 dicembre 2009

BUON NATALE BARTLEBY


Buon Natale Bartleby,
questi non sono auguri di circostanza, credimi. Sono fermamente convinto che la tua esistenza è stata, sia e sarà molto importante per molte persone, come lo è stata per me.
Grazie a te ho compreso il senso di quel sentimento che mi è ricorrente e che tanto spesso si affaccia alla finestra dell'anima come un'oscura presenza, come un ingombro imbarazzante: il senso di inadeguatezza, di profonda inutilità dello sforzo vitale, di consapevolezza del primato del nulla, il disperato desiderio di tirarsi fuori da un gioco inutile, dall'esito scontato.
Quel che rimane è la necessità di raccontare, di condividere con altri la propria sconfitta, di offrire all'umanità la propria versione, il personale resoconto di battaglie perse e di false vittorie.
Caro Bartleby, mi hai dato il coraggio di raccontare sogni e incubi, disillusioni e utopie, entusiasmi e tristezze di un destino beffardo dal quale non ci si può sottrarre.
Grazie a te ho compreso che la dignità di un uomo si misura in quante volte si è stati capaci di rispondere: "preferirei di no". Giacchè la negazione rimane l'unica opzione per chi, come noi, non vuole rassegnarsi a un destino scritto in un libro che non potremo mai leggere.

venerdì 25 dicembre 2009

martedì 15 dicembre 2009

TORO SCATENATO


La violenza politica è sempre un atto di barbarie. Chi è vittima di questa barbarie è sempre doppiamente vittima: per aver subito una violenza nel corpo e per aver subito un abuso della propria integrità morale e intellettuale. La questione non può e non deve essere liquidata invocando il fragilissimo equilibrio psicologico di colui che ha assalito il presidente del consiglio poiché è reale il clima che contrappone i pro e gli anti Berlusconi: un clima teso, fosco, estremamente sensibile alla minima cosa per imboccare la strada dell’escalation. E’ la prima volta, dopo i tenebrosi anni di piombo, che la politica genera nell’opinione pubblica un’onda di partecipazione emotiva così grande e così incontrollabile. Certo, la crisi economica, i licenziamenti, la cassa integrazione, i precari della scuola lasciati in mezzo a una strada, i giovani senza speranze, quarantenni e cinquantenni che non hanno mai avuto un posto di lavoro vero, tutto questo ha un peso: ma è un peso strano, un peso che non va a rinforzare l’opposizione politica spingendola a uscire dal letargo in cui è caduta per avere il coraggio di progettare una vera alternativa. Non è un peso che spinge i sindacati a fare muro per difendere il lavoro ad ogni costo. Ma allora che succede?
Succede che stiamo assistendo, sbigottiti e incazzati, alla cannibalizzazione dello Stato da parte della politica. Lo Stato, questa complessa architettura giuridica costruita sui pilastri della Costituzione, viene roso quotidianamente dalla classe politica. Una classe politica aggressiva, arrogante, presuntuosa, ignorante e populista, formata da ominicchi prepotenti, arrivisti, dai molteplici appetiti. Ma quando è incominciato tutto ciò? E’ stato Silvio Berlusconi a incominciare a scardinare i pochi punti di riferimento rimasti in piedi dopo tangentopoli. Con toni in stile Peppone e Don Camillo ha cominciato a minare la credibilità della magistratura intesa come sistema. Ha voluto deliberatamente confondere il principio della delega (grazie al quale vince le elezioni) con quello dell’investitura consacrante (Deus vult). Ha demolito la figura del Presidente della Repubblica e quella della Corte Costituzionale, ha allietato gli ambienti della politica internazionale con barzellette, gaffes, figuracce ignobili e grottesche autocelebrazioni. Da quando esiste la Repubblica Italiana i ruoli di Presidente così come di Giudice Costituzionale sono sempre stati coperti da uomini provenienti dalla politica, ma mai nessuno si è sognato di offenderli accusandoli di tradire la Costituzione per favorire il proprio partito. Invece Berlusconi l’ha fatto, disprezzando apertamente le istituzioni.
Nel film di Martin Scorsese “Toro Scatenato”, Robert De Niro interpretava il pugile italo americano Jack La Motta, un grande campione del ring obnubilato da una personalità egocentrica e delirante che finirà per avere il sopravvento riducendolo alla povertà e alla solitudine. Berlusconi in politica è un Toro Scatenato, senza il senso dell’opportunità e dell’equilibrio. Il suo antagonista naturale è l’ex giudice Di Pietro, forcaiolo per vocazione, populista per necessità: un novello Robespierre più incline alle purghe che alla dialettica. E ci si meraviglia che sul Web ci siano luoghi in cui si concentrano migliaia di imbecilli che vorrebbero uccidere Berlusconi? E ci si meraviglia che ci siano ebeti pronti a manifestare solidarietà per l’aggressore di Berlusconi?
Francamente c’è poco da meravigliarsi, dice il vecchio adagio: chi semina vento raccoglie tempesta.
E Berlusconi ne ha seminata di roba, non c’è che dire. C’è un ultimo aspetto tragicomico che va evidenziato: questo penoso e deprecabile episodio avrà, nel tempo, un effetto benefico sulla popolarità del nostro premier, chi ha voluto colpire (e anche per questo è sicuramente fuori di testa) non ha calcolato l’effetto martire, non si è reso conto di aver innescato un processo di beatificazione politica tendente a innalzare Berlusconi nell’olimpo dei grandi della patria che hanno pagato un tributo di sangue per la libertà.
E invece ha fatto tutto lui. Toro Scatenato, tutto preso dall’agone quotidiano, concentrato a colpire e a parare, non ha visto un palo e ci ha sbattuto il grugno. Metaforicamente parlando è stato un incidente di percorso dal quale, forse, potrà addirittura guadagnare qualcosa.
Pacificazione nazionale? Meglio la pax romana: eliminiamo le elezioni e i candidati si battano all’ultimo sangue nei nostri begli stadi. Diretta Rai o Mediaset?