lunedì 16 aprile 2012
UNA TAVOLA DI QUERCIA
mercoledì 5 ottobre 2011
TRE HAIKU
tremano nella bruma.
Odore di mosto.
Il vento parla
con le nubi veloci.
La luna tace.
Già piove vento
Sulla sabbia bianca.
Prove d’inverno.
domenica 1 maggio 2011
SANTO L'ANGELO DEL MOLOCH di Allen Ginsberg

Tutto è santo! tutti sono santi! dappertutto è santo!tutti i giorni sono nell’eternità! Ognuno è un angelo!
1955
(tratto da “Jukebox All’idrogeno”, Guanda edizioni)
martedì 26 aprile 2011
LA ROSA DEL RICORDO
La silloge che qui si propone si affida all’icona iperletteraria della rosa (su cui fiumi di inchiostro sono stati versati, soprattutto nell’ambito della cosiddetta critica tematica), tuttavia non nella più abusata valenza amorosa o religiosa, bensì come allegoria della memoria, fatta di petali sovrapposti come per salvaguardarne gelosamente le pieghe più intime e insieme aperta verso l’esterno a diffonderne il profumo ammaliante e i colori dalle mille differenti sfumature. Le quaranta liriche, dieci per ogni autore, sono, infatti, un rosarium di ricordi che affiorano nostalgici e struggenti o appassionati e gioiosi, in un accordo ben temperato di voci, in cui pure si possono ascoltare predilezioni e accenti diversi: più sentimentali nell’Antonelli, per la quale la vita è un «destino d’attesa e d’amore»; più devoti a una religione familiare nel caso di De Santis («vieni a carezzare/ questo resto di madre»); più potenti nei testi della Introna, con i suoi «pensieri» dominanti che assediano l’anima e abbattono le autodifese dell’io; infine più allegorici in Sasso, soprattutto nella sua ‘riscrittura’ di Montale.
Mi viene in mente che il grande Mario Luzi, chiudendo ne 1998 il suo ‘Meridiano’, collocava alcune poesie fino ad allora inedite sotto il titolo di Un mazzo di rose, a indicare che la scrittura assolve per il vero poeta anche una funzione d’omaggio al lettore che ne segue i passi e ne ama l’arte. Non sarà un caso che il giorno dell’equinozio di primavera, quando la natura risveglia per l’uomo le sue promesse, si celebra la Giornata della Poesia.
Daniele Maria Pegorari
domenica 27 marzo 2011
mercoledì 23 marzo 2011
CREPUSCOLI
Alla fine del tempo
Alla fine del senso
porto i miei crepuscoli
densi di dolore
e di desiderio
deposti sul fondo
del dedalo dei ricordi.
Un tappeto di colori sfumati
fitto di nodi stretti intrecciati
su cui stendersi a guardare
quello che non si può vedere.
Vite spezzate, vite incrociate,
volti indistinti, promesse infrante,
lacrime asciugate, carezze abortite.
Frammenti d’umane vicende
destinati a finire silenti
nel buio della notte.
Come un cero ortodosso
li porto all’Ara della vita
nella vana speranza che
la fiamma arda infinita.
mercoledì 2 febbraio 2011
TORRE VILLOTTA
Quante nuvole riesci a vedere?
Come pensieri fuggono lontano
cambiando forma e colore.
Stesi sull’erba al suono del vento
impudico che spoglia i soffioni
respiriamo inermi e inconsapevoli
il dolce profumo dei fiori di mandorlo.
Chi racconterà questo tempo sospeso?
Chi rammenterà questa sacra incoscienza?
Coloro che hanno conservato lo stupore
negli occhi e nel cuore.
Coloro che continuano a guardare le nuvole
col cuore gonfio di tristi tramonti e di ingiusti destini.
Quante nuvole riesci a vedere?
Ora ce n’è una in più, la più grande, la più bella.
Stesi sull’erba aspettiamo di vederla passare.
lunedì 3 maggio 2010
UN POSTO, NON SO DOVE

Per riavere entusiasmo
Per ridere senza motivo
Per lasciar cadere le lacrime
Per liberare la musica nell’aria
Per respirare la vita.
Un posto per lasciar libera l’ombra
Per lasciar scivolare i passi
Per inseguire le nuvole con lo sguardo
Un posto dove la memoria non faccia soffrire.
Un posto dove il peso degli anni sia più lieve.
Un posto dove l’amore possa essere nudo.
Un posto, non so dove.
sabato 24 aprile 2010
IL RACCONTO DELLE COSE
mercoledì 26 agosto 2009
FICHI D'INDIA

Sotto il sole saraceno
Le verdi pale spinose
S’innalzano rompendo i bianchi
Muretti pietrosi.
Urlano verso il cielo arido.
Il verde popolo implora muto
La sacra benedizione della pioggia.
Sotto il sole saraceno
Splendono rossi e arancioni
I frutti scorbutici.
Come uomini offesi dalla vita
Nascondono sotto la spessa corteccia spinosa
Un dolce mistero, profumato di Sud.
mercoledì 27 agosto 2008
POUND

sabato 5 luglio 2008
ANNIVERSARIO

All’improvviso torna alla mente lo stupore e il dolore.
Quella che sembrava una ferita rimarginata,
all’improvviso si rivela una piaga imputridita.
La mente agitata rivede nei dettagli quei momenti
in cui il tempo si è fermato inghiottendo una vita.
Insieme ad essa è sparita la mia infanzia, il mio essere figlio,
la certezza di essere consolato, la sicurezza di essere protetto.
Il cielo non basta, la vita non basta, non riesco a dimenticare,
non riesco a ricordare, non riesco ad essere più lo stesso.
Un urlo silenzioso, un pianto asciutto, una bestemmia indicibile.
Questo sono.
Lasciatemi stare, lasciatemi guardare la spaventosa bellezza del mare.
Questo giorno tornerà e se ci sarò avrò le onde negli occhi.
sabato 28 giugno 2008
IL MURO DI MONTALE

di vecchi tufi incastonati di fossili
e in cima il luccichio di vecchi fondi di bottiglia
aguzzi, taglienti, un tempo trasparenti,
ora opachi, sinistri, consumati dai venti.
La sua ombra nell’orto era una striscia
in cui la frescura segnava il confine
con l’afa meridiana dove solo la biscia
strisciava tra l’erba secca e le spine.
Un muro di sudore cristallizzato,
di braccia forzute e di mani callose,
di silenzio frusciante del corbezzolo,
di profumo penetrante di gelsomino.
Un muro invalicabile, rifugio sicuro,
che forniva riparo al vento violento
della barbarie quotidiana.
Quella muraglia ora è lontana
Ed io piangendo la rammento.
mercoledì 18 giugno 2008
NOTTURNO

lasciando nudi i suoi viali,
calando il silenzio sui tetti,
raffreddando l’asfalto bollente.
La notte fa cantare le fontane,
urlare di rabbia gli ubriachi,
volare sui marciapiedi spietati rapaci.
La notte ascolta i miei passi randagi,
bacia i palazzi e lusinga le architetture,
disegna lo spazio vuoto delle piazze,
dà vita a lattine e cartacce.
La notte illude il pusillanime,
culla la solitudine e il tedio.
In queste ore sospese
anche la Morte si ferma,
l’ho vista seduta sulla scalinata,
leggere le scritte sui muri,
parole d’amore che forse non saranno
mai pronunciate.
sabato 24 maggio 2008
UNA SEDIA VUOTA

All’improvviso, al nostro desco
una sedia è vuota. Per sempre.
Il tempo passa e con esso la speranza
di rivederla occupata. Per sempre.
Il vuoto fisico lotta contro la memoria.
La realtà piega l’affetto più temperato.
L’assenza è come una lama assassina.
Taglia in due l’anima. Per sempre.
Di gesti, di odori, di voce, di amori,
di progetti e di idee, di ricordi e racconti,
rimane una sedia vuota. Un’eco lontana.
Forse le nuvole conoscono il mistero,
ma corrono veloci sopra di noi.
E la sedia vuota ci parla in silenzio
di una sorte ingiusta che come una frusta
ci tortura l’anima.
giovedì 8 maggio 2008
APPUNTAMENTI MANCATI

Treni sbagliati
Relazioni finite
Notti infinite.
Il domani si dissolve
in impalpabile incertezza,
come leggera brezza
che asciuga la fronte
incisa dai rimpianti
e invecchiata da odiosi ricordi.
Siamo quello che non vorremmo.
Camminiamo per inerzia su una strada
che non è più quella prescelta.
Il silenzio del mattino,
rotto dai primi cinguettii,
ha in sé la risposta.
Ma il ricordo della notte,
frastornata, umida d’angoscia,
e di desideri mai assopiti
ha calato un velo sulla coscienza.
Così, nudi di noi stessi,
ci adattiamo a vivere
una vita che non ci appartiene.
lunedì 28 aprile 2008
I RICORDI

Ma soli e uniti contro il mare, intatto
In mezzo a rantoli infiniti…
Il mare,
Voce d’una grandezza libera,
Ma innocenza nemica nei ricordi,
Rapido a cancellare le orme dolci
D’un pensiero fedele…
Il mare, le sue blandizie accidiose
Quanto feroci e quanto, quanto attese,
E alla loro agonia,
Presente sempre, rinnovata sempre,
Nel vigile pensiero l’agonia…
I ricordi,
Il riversarsi vano
Di sabbia che si muove
Senza pesare sulla sabbia,
Echi brevi protratti,
Senza voce echi degli addii
A minuti che parvero felici…
GIUSEPPE UNGARETTI
sabato 19 aprile 2008
LA PAROLA

bocca mi versa come unguenti e odori;
Parola che da l’odio irrompi fuori
fischiando come sasso da la fionda;
sola virtù che da la carne immonda
alzi gli spirti e inebri di fulgori;
o seme indistruttibile ne’ cuori,
Parola, o cosa mistica e profonda;
ben io so la tua specie e il tuo mistero
e la forza terribile che dentro
porti e la pia soavità che spandi;
ma fossi tu per me fiume tra i grandi
fiumi più grande, e limpido nel centro
de la Vita recassi il mio pensiero!
GABRIELE D’ANNUNZIO
venerdì 7 marzo 2008
DESTINO

Pendula, grassa, smargiassa.
Grigia di cielo e fredda di marzo,
limpida di riflesso lucente.
Mentre guardavo il mio futuro
è gocciolata sul muro colando
ed io bestemmiando ho visto il destino
finir lentamente di cader nel tombino.
Aspetterò di nuovo la pioggia.
Rivedrò la perfida goccia.
Le dirò “hai finito, liquida strega
di menar la mia sorte al tombino,
d’ora in poi sono figlio di Bacco
e la sorte scrutare potrò
nella rossa goccia di vino”.
venerdì 22 febbraio 2008
ECLISSI

narra una storia antichissima.
L’Universo mostra la forza
delle sue regole eterne.
Respiro nel freddo della notte
un cielo infinito di stelle
al suono del silenzio.
Composto, come in una cattedrale.
Commosso, come in un rito ancestrale.
Affronto i segni del destino che si rivelano.
La Luna si ammorba, scolora
come il viso dell’amante rifiutato.
Rimane una luce opaca, rossastra,
come le orbite senza vita
di una creatura abissale spiaggiata.
Cani randagi piangono, chiome d’alberi si scuotono.
Piove dolore dalle lontane galassie.
Un canto muto mi gonfia il petto
mentre si spegne il sole della notte.
Vedo la Fine del Tempo.
Lentamente, la bocca si riempie
di un lamento millenario.