martedì 4 dicembre 2012

IL RASOIO DI OCCAM


La rasatura quotidiana non è una semplice prassi di igiene. Essa ci costringe a passare del tempo davanti ad uno specchio concentrando la nostra attenzione e i nostri gesti sul viso. Nonostante si facciano movimenti e posture stereotipate, lo sguardo fisso sulla nostra immagine riflessa induce inesorabilmente a “riflettere”, ovvero a produrre pensieri che hanno come oggetto noi stessi. All’inizio la riflessione è orientata verso la qualità della nostra immagine, la quale, molto spesso, è strettamente connessa alla qualità della cena consumata la sera prima e, in aggiunta, alla qualità dello spettacolo televisivo a cui abbiamo assistito. Per questo motivo non ci si deve allarmare eccessivamente se al mattino il nostro volto ha un colorito giallastro e due occhiaie spaventose, è normale se si è cenato con peperoni ripieni guardando alla tv “Grey’s Anathomy”….Dopo questa prima fase, iniziata malissimo e conclusa con una considerazione consolatoria tipo: “faccio schifo ma comunque sono vivo “, il pensiero comincia a carburare prendendo lentamente il volo. Affiorano alla mente gli impegni, le scadenze, i progetti della giornata e con essi la determinazione ad affrontare il nuovo giorno. Ma l’elenco, anche quello che riguarda un giorno festivo, contiene sempre qualche incombenza particolarmente fastidiosa se non decisamente odiosa. Cose tipo tagliarsi le unghie dei piedi, rinnovo dell’assicurazione dell’auto, quota condominiale, una coda sicura da fare in banca o alle poste, telefonare al proprio cognato (chissà perché i cognati sono sempre degli assoluti mentecatti), risultano talmente insopportabili da incupire anche la giornata più radiosa. E’ questo il momento in cui la nostra mente si lancia nelle più spericolate speculazioni filosofiche riproponendo i classici e intramontabili argomenti che riguardano il senso della vita, l’imprevedibilità del fato, la transitorietà dell’amore fino a giungere al dubbio sull’esistenza di Dio.   
In questo magma mentale dove considerazioni e interrogativi rimbalzano freneticamente fra il nostro viso insaponato, le piastrelle di ceramica e lo specchio semiappannato abbiamo una sola possibilità di ricongiungerci armoniosamente con noi stessi: il rasoio di Occam.
No, non si tratta di un nuovo modello di usa & getta a sei lame al titanio più tampone di preziosissimo unguento afrodisiaco. Il rasoio di Occam è un principio metodologico elaborato nel XIV secolo da un frate inglese, Guglielmo di Occam. Frate Guglielmo era un uomo molto colto, un filosofo dalla ferrea razionalità e, come tutti gli inglesi, molto pratico (non dimentichiamo che l’empirismo nasce proprio in Inghilterra). Egli era francamente stufo di dover leggere una gran quantità di teorie, le più astruse e complesse sulla natura, sull’universo e sulla creazione del mondo.
Occam pensava che così come la natura sceglie sempre la strada più breve e il sistema più semplice per costruire il proprio equilibrio così anche l’uomo deve limitarsi, nella propria speculazione, a cercare la spiegazione e la risposta più semplice. Nasce così uno dei principi fondamentali del pensiero scientifico moderno, una forma mentis che come un rasoio taglia di netto tutto ciò che è inutile, tutto ciò che complica senza una sostanziale necessità: “ Entia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem “ , “ Gli elementi non sono da moltiplicare se non necessario “, “ Pluralitas non est ponenda sine necessitate “, “ La pluralità non è da considerare se non necessario “ e infine “ Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora “ , “ E’ inutile fare con più ciò che si può fare con meno “. Il buon Guglielmo coglie il senso profondo delle leggi della natura e, inconsciamente, anche quelle che molti secoli dopo saranno le leggi della comunicazione anticipando l’elaborazione di concetti come ridondanza ed entropia.
L’età contemporanea così ridondante di informazione, così satura di falsi bisogni, così carica di nevrosi relazionale, così oberata da vacue mitologie, così portatrice di falsa complessità, avrebbe bisogno di qualche colpo di rasoio ben assestato. Tornare al paradigma della Natura e alle sue eterne e semplici leggi.  
Noi, nel nostro piccolo, possiamo sperimentare l’efficacia del rasoio di Occam ogni mattina davanti allo specchio, sperimentare tagliando via le schegge impazzite del pensiero bulimico ed egoista frutto della logica imperante della civiltà dei consumi. Non sarà l’economia a liberarci da questa nuova schiavitù, sarà il pensiero, la conoscenza, sarà la filosofia. Purtroppo nulla si potrà fare per liberarci dai cognati, a meno che non si ricorra ad uso improprio del rasoio…
                                                                                                     Francesco Saverio Sasso        

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