mercoledì 8 febbraio 2012
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" Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto. " Nicolas Gomez Davila
Scrivere è una provocazione, una visione fortunatamente falsa della realtà che ci situa al di sopra di ciò che è e di ciò che sembra essere. Rivaleggiare con Dio e persino superarlo con la sola virtù del linguaggio, ecco l’impresa dello scrittore, esemplare ambiguo, lacerato e infatuato che, uscito dalla sua condizione naturale, si è abbandonato ad una vertigine superba, sempre sconcertante, talvolta odiosa. Niente di più miserevole della parola, eppure grazie ad essa ci si apre a sensazioni di felicità, a una dilatazione estrema in cui si è totalmente soli, senza il minimo senso di oppressione. Il supremo raggiunto con il vocabolo, con il simbolo stesso della fragilità. Curiosamente, lo si può raggiungere anche con l’ironia, purché questa, spingendo al limite la sua opera di demolizione, dispensi brividi di un dio alla rovescia. Le parole come agenti di un’estasi capovolta… Tutto ciò che è veramente intenso ha i caratteri del paradiso e dell’inferno, con questa differenza, che il primo possiamo solo intravederlo, mentre il secondo, abbiamo la ventura di percepirlo e, più ancora, di sentirlo. Esiste un vantaggio ancora più notevole, di cui lo scrittore ha il monopolio: quello di sbarazzarsi dei propri pericoli. Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti. Lo scrittore è uno squilibrato che si serve di quelle funzioni che sono le parole per guarirsi. Su quanti malesseri, su quanti accessi sinistri ho trionfato grazie a questi rimedi insostanziali!
3 commenti:
Perchè non ci si può più "loggare"?
Ho letto il Manifesto. Indubbiamente contiene spunti che hanno una loro logica, anche se, a tratti, potrebbe sembrare velleitario.
C'è da riflettere: non ci attendono bei tempi.
Quello che può sembrare velleitario è dato dal fatto che pensiamo sia molto difficile che tutti noi prendiamo coscienza della vera situazione e cambiamo abitudini e stile di vita. Invece penso che bisogna iniziare proprio da lì, dalla vita di ciascuno di noi.Aiutiamo a far circolare le idee e le analisi che vengono nascoste dal sistema e contemporaneamente cerchiamo di adottare uno stile di vita responsabile e alternativo rispetto ai modelli che ci impone la società dei consumi. Non è facile, ma solo l'esempio potrà convincere le nuove generazioni a non lasciarsi colonizzare da un sistema che ci porta alla povertà e all'asservimento.
Non è facile per niente: spesso la convinzione della giustezza di una causa, o di una tesi, fa a pugni con troppe abitudini ormai radicate.
nico
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