In un clima nazionale caratterizzato dalla recrudescenza della più becera e arrogante imbecillità leghista, esce nelle sale cinematografiche italiane l’ultimo film di Luca Miniero: “Benvenuti Al Sud”. Si tratta di un remake del fortunato film francese di Dany Boon “Giù Al Nord” (2007) basato sulle problematiche del pregiudizio e del luogo comune che sono grottescamente destinate a dissolversi ogni qualvolta vengono a confrontarsi con la realtà. Operando un semplice ribaltamento dei due punti cardinali (in Francia è il Sud operoso e civilizzato a disprezzare il Nord grezzo e incapace di adeguarsi alle dinamiche economiche e sociali) Miniero confeziona un divertente, ma non per questo poco veritiero, racconto sulle vicissitudini di un dirigente delle poste lombardo catapultato a dirigere un ufficio in un paesino del Cilento. Il protagonista (Claudio Bisio), che rappresenta il perfetto cliché del settentrionale infarcito dei più assurdi luoghi comuni antimeridionali che condivide con una moglie (Angela Finocchiaro) iper apprensiva e militante in ronde simil-leghiste, si trova costretto a subire l’improvviso impatto con un mondo completamente diverso dal suo in cui si parla una lingua incomprensibile e in cui le relazioni sono scandite da ben altre urgenze e necessità. La diversità dell’organizzazione sociale e la differente struttura dei rapporti umani genera un iniziale corto circuito nella mentalità del protagonista per essere poi, in un secondo momento, sedotto dall’autentica solidarietà dei nuovi colleghi e dalla prepotente umanità espressa da tutta la popolazione del piccolo paese. Attraverso gags molto divertenti il regista ci mostra non solo a vacuità del pregiudizio, ma anche, e direi soprattutto, come la “civiltà dell’essere” sia alla fine sempre vincente rispetto alla “civiltà del fare”. E’ molto ben riuscita la metafora del confronto fra i formaggi: il protagonista, accademico della Confraternita del Gorgonzola, offre in assaggio ai suoi confratelli, durante una riunione conviviale, la mitica “zizzona di Battipaglia”, una mozzarellona di bufala da cinque chili. Ma i confratelli, adusi a mitizzare la muffa del nobile formaggio lombardo, non sono capaci di apprezzare la sensuale rotondità del gusto bufalino liquidandolo con la frase: è acida!.
Il rifiuto di aprire la mente e i sensi a nuove esperienze costituisce uno degli assi portanti del pensiero assoluto, un pensiero arrogante e pericoloso che esclude a priori valori come l’immedesimazione nell’altro e la tolleranza. La diversità percepita come scarto eversivo dalla regola e non come esperienza da conoscere e su cui confrontarsi rappresenta il principio cardine su cui si basa la diffidenza, il disprezzo e la negazione della storia, tutte cose che alimentano perversioni del pensiero come la superiorità antropologica, il razzismo, il machismo e la xenofobia.
“Benvenuti Al Sud” è un film lieve, che recupera in pieno la tradizione della migliore commedia all’italiana, dove ci si diverte non solo per la perizia registica e la bravura di tutti gli interpreti, ci si diverte perché sullo sfondo c’è la realtà di un paese non ancora in grado di riflettere seriamente sulla propria identità, sulla vera storia dell’unità nazionale, sulle vere cause della questione meridionale, sulla reale pericolosità dei nuovi populisti in camicia verde che tanto ricordano i vecchi in camicia nera. Per non parlare dei nuovi simboli apparsi in una scuola pubblica del Nord, abbiamo già avuto svastiche e fasci littori ad ogni angolo di strada e ci è voluta una guerra per eliminarli.
Il rifiuto di aprire la mente e i sensi a nuove esperienze costituisce uno degli assi portanti del pensiero assoluto, un pensiero arrogante e pericoloso che esclude a priori valori come l’immedesimazione nell’altro e la tolleranza. La diversità percepita come scarto eversivo dalla regola e non come esperienza da conoscere e su cui confrontarsi rappresenta il principio cardine su cui si basa la diffidenza, il disprezzo e la negazione della storia, tutte cose che alimentano perversioni del pensiero come la superiorità antropologica, il razzismo, il machismo e la xenofobia.
“Benvenuti Al Sud” è un film lieve, che recupera in pieno la tradizione della migliore commedia all’italiana, dove ci si diverte non solo per la perizia registica e la bravura di tutti gli interpreti, ci si diverte perché sullo sfondo c’è la realtà di un paese non ancora in grado di riflettere seriamente sulla propria identità, sulla vera storia dell’unità nazionale, sulle vere cause della questione meridionale, sulla reale pericolosità dei nuovi populisti in camicia verde che tanto ricordano i vecchi in camicia nera. Per non parlare dei nuovi simboli apparsi in una scuola pubblica del Nord, abbiamo già avuto svastiche e fasci littori ad ogni angolo di strada e ci è voluta una guerra per eliminarli.
3 commenti:
...una rondine non fa primavera, come pure una voce fuori dal coro non può e non deve penalizzare l'operato di un governo leggitimato da molti Italiani sia del nord che del sud.Piero
Caro Piero,
non ho molto compreso il senso del tuo commento. Non ho parlato del governo nè del suo operato. Ho fatto qualche riflessione a seguito della visione di un film.
Il razzismo e l'antimeridionalismo non esistono? Non sei mai stato colpito, direttamente o indirettamente,dalla stupida cattiveria del luogo comune o dall'arroganza di chi si ritiene superiore a te?
Non ci credo.
Grazie, un caro saluto.
Excusatio non petita, accusatio manifesta.
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