sabato 28 giugno 2008

IL MURO DI MONTALE


Conosco bene quella muraglia
di vecchi tufi incastonati di fossili
e in cima il luccichio di vecchi fondi di bottiglia
aguzzi, taglienti, un tempo trasparenti,
ora opachi, sinistri, consumati dai venti.
La sua ombra nell’orto era una striscia
in cui la frescura segnava il confine
con l’afa meridiana dove solo la biscia
strisciava tra l’erba secca e le spine.
Un muro di sudore cristallizzato,
di braccia forzute e di mani callose,
di silenzio frusciante del corbezzolo,
di profumo penetrante di gelsomino.
Un muro invalicabile, rifugio sicuro,
che forniva riparo al vento violento
della barbarie quotidiana.
Quella muraglia ora è lontana
Ed io piangendo la rammento.