RIFLESSIONI INDISPENSABILI
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" Il racconto intelligente della sconfitta è la sottile vittoria del vinto. " Nicolas Gomez Davila
Scrivere è una provocazione, una visione fortunatamente falsa della realtà che ci situa al di sopra di ciò che è e di ciò che sembra essere. Rivaleggiare con Dio e persino superarlo con la sola virtù del linguaggio, ecco l’impresa dello scrittore, esemplare ambiguo, lacerato e infatuato che, uscito dalla sua condizione naturale, si è abbandonato ad una vertigine superba, sempre sconcertante, talvolta odiosa. Niente di più miserevole della parola, eppure grazie ad essa ci si apre a sensazioni di felicità, a una dilatazione estrema in cui si è totalmente soli, senza il minimo senso di oppressione. Il supremo raggiunto con il vocabolo, con il simbolo stesso della fragilità. Curiosamente, lo si può raggiungere anche con l’ironia, purché questa, spingendo al limite la sua opera di demolizione, dispensi brividi di un dio alla rovescia. Le parole come agenti di un’estasi capovolta… Tutto ciò che è veramente intenso ha i caratteri del paradiso e dell’inferno, con questa differenza, che il primo possiamo solo intravederlo, mentre il secondo, abbiamo la ventura di percepirlo e, più ancora, di sentirlo. Esiste un vantaggio ancora più notevole, di cui lo scrittore ha il monopolio: quello di sbarazzarsi dei propri pericoli. Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti. Lo scrittore è uno squilibrato che si serve di quelle funzioni che sono le parole per guarirsi. Su quanti malesseri, su quanti accessi sinistri ho trionfato grazie a questi rimedi insostanziali!
2 commenti:
....lo stato o la collettività che è la stessa cosa, non può prendersi carico dei fannulloni che per loro natura sono propensi più a criticare che a lavorare per il bene comune, spesso sfoggiando un linguaggio e un ragionamento incompresibile con paroloni impronunciabili e cacofonici non certamente utili nella sostanza, forse per camuffare non so, la loro inferiorità. Vedi l'inefficienza della Pubblica Amministrazione, colpa spesso di un reclutamento di personale clientelare la cui politica corrotta la fa da padrone, tutto questo a danno della meritocrazia premiando i raccomandati scavalcando le regole . Nell'aziende private dove bisogna essere competitivi e di conseguenza produttivi grazie al capitale investito nell'impresa con tutti i rischi del mercato, permette di creare posti di lavoro necessari e utili. Essere competitivi non permette l'imboscamento di parassiti a carico in definitiva della collettività. Sui benefici che potremmo trarre dallo scudo fiscale per il rientro di capitali non dichiarati dall'estero sarà per il nostro paese l'occasione per combattere la piaga della disoccupazione sopratutto del meridionale. Sono del parere che per qualche mela marcia non bisogna buttare tutte le altre mele sane del cesto.
Quello che dici è condivisibile ma riguarda ciò che potrebbe essere fatto per migliorare il sistema. La vera questione è che il sistema, nella sua globalità, non può più funzionare così. Mai come al giorno d'oggi, il capitalismo mostra il suo vero volto basato sullo sfruttamento di persone, popolazioni e natura. Paradossalmente la globalità, da un lato, ha fatto piazza pulita del vecchio assetto mondiale basato sull'opposizione EST-OVEST, ma dall'altro ha confermato l'estrema attualità dell'analisi marxiana e si è aperta a nuovi inquietanti scenari stile Orwell 1984.
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