Siamo realmente consapevoli di quanto e di come la nostra vita dipenda dal caso? Non è facile dover ammettere che, nonostante si faccia di tutto per programmare e prevedere, la nostra esistenza è dominata dal caso, da eventi e circostanze che accadono al di là e al di fuori di ogni nostra più precisa e attenta previsione. Eppure se c’è un grande insegnamento della storia, esso consiste proprio nella decisiva parte che svolge l’imprevedibile nelle vicende umane. Le grandi svolte della storia sono quasi sempre dovute a circostanze e fatti casuali e, scendendo nel particolare, la stessa cosa accade nella nostra piccola vita. Vittorie, sconfitte, vincite, perdite, incontri, scontri, divisioni, unioni, rivelazioni, disillusioni, felicità, disperazione, serenità, insoddisfazione, fede, sfiducia, sono tutti stati dell’animo e condizioni oggettive che devono quasi tutto alla misteriosa imponderabilità degli eventi che accadono intorno a noi. Non mi riferisco solo alla natura, all’economia, alla politica e alle dinamiche sociali, che già da sole si danno un bel da fare per complicarci la vita, ma anche e, direi, soprattutto alle piccole grandi cose con le quali ci misuriamo quotidianamente: reazioni istintive che ci portano ad aprire un cassetto che non è il nostro, dimenticanze che rendono leggibile la nostra vita privata, lapsus che tradiscono l’esistenza di piccoli grandi segreti, la solita, e mai abbastanza vituperata, “buccia di banana” sulla quale si prende uno scivolone che potrebbe avere conseguenze micidiali. Naturalmente l’imponderabile non è sempre tinto di nero, ci sono aspetti del caso assolutamente positivi come fortune impreviste, amori piovuti dal cielo, rivelazioni metafisiche, la morte prematura della suocera o improvviso attacco di mutismo irreversibile della propria moglie, e, a proposito di questi ultimi due casi, c’è chi è andato scalzo a Lourdes per molto meno. Poi ci sono i piccoli casi fortunati come la cena Fidapa della moglie (che è poi in realtà il raduno annuale delle “Maialine ‘56” ovvero pizza e superalcolici alla discoteca “Romantica” con strip tease finale di Mister Monster, culturista dalle esagerate protuberanze pubiche) che determina, dopo l’entusiasmo iniziale, uno stato catalettico dovuto all’indecisione sul da farsi. In questi casi le chances a disposizione non sono poi tante: dal rimorchio della battona alle intemperanze alcoliche con vecchi amici, dalla caccia in qualche locale per singles alla ricerca di qualche vecchia fiamma ancora non rottamata. Ma l’esito è ancora più tragico: un panino di mortadella, birra, divano, pantofole e mutande, vecchio film con Cary Grant alle prime esperienze. E quando lei rientrerà a tarda notte, tutta bevuta e infoiata come una foca sulla deserta banchisa, si troverà davanti uno spettacolo deprimente: lui che russa emanando afrori da cantina sbracato e sudato come un vecchio, grasso tricheco. Le donne decise al divorzio chiamano tutto ciò crudeltà mentale, ma in realtà si tratta della crudeltà della vita, ovvero manifestazione della vera essenza della vita: sogni, desideri, aspettative che si scontrano violentemente contro il muro dell’oblio fatto di mortadella, di vecchi films e di occasioni mancate.
D’altro canto è più che legittimo chiedersi se valga la pena darsi tanto da fare quando poi accade qualcosa che manda all’aria ogni progetto. Vale la pena investire nella cultura del proprio figlio quando poi lui deciderà di fare l’assicuratore? Serve a qualcosa uno stile di vita oculato e dedito a risparmio quando un broker, dall’altra parte dell’oceano, userà i vostri soldi per fuggire ai Caraibi? Ha un senso parlare di rispetto delle istituzioni quando il capo del governo si porta in Parlamento il proprio avvocato, il proprio commercialista, il proprio segretario, la propria amante e il proprio callista? E’ giusto parlare ai giovani di impegno, di serietà, di applicazione, per costruire un futuro in cui avranno una pensione da fame?
Forse non è poi così sballato il desiderio di vivere alla giornata, in attesa che il caso determini il flusso della vita, sia in positivo che in negativo: aspettare che muoia qualche ricco parente, aspettare di fare una grossa vincita, aspettare di fare un matrimonio ricco, aspettare di incontrare l’anima gemella. Naturalmente nell’attesa può accadere di incontrare qualche vecchio creditore deciso a spaccarvi la faccia, di incontrare un’auto guidata da un ubriaco o, peggio, di incontrare un Testimone di Geova, allora sì che il vostro caso è proprio disperato.
D’altro canto è più che legittimo chiedersi se valga la pena darsi tanto da fare quando poi accade qualcosa che manda all’aria ogni progetto. Vale la pena investire nella cultura del proprio figlio quando poi lui deciderà di fare l’assicuratore? Serve a qualcosa uno stile di vita oculato e dedito a risparmio quando un broker, dall’altra parte dell’oceano, userà i vostri soldi per fuggire ai Caraibi? Ha un senso parlare di rispetto delle istituzioni quando il capo del governo si porta in Parlamento il proprio avvocato, il proprio commercialista, il proprio segretario, la propria amante e il proprio callista? E’ giusto parlare ai giovani di impegno, di serietà, di applicazione, per costruire un futuro in cui avranno una pensione da fame?
Forse non è poi così sballato il desiderio di vivere alla giornata, in attesa che il caso determini il flusso della vita, sia in positivo che in negativo: aspettare che muoia qualche ricco parente, aspettare di fare una grossa vincita, aspettare di fare un matrimonio ricco, aspettare di incontrare l’anima gemella. Naturalmente nell’attesa può accadere di incontrare qualche vecchio creditore deciso a spaccarvi la faccia, di incontrare un’auto guidata da un ubriaco o, peggio, di incontrare un Testimone di Geova, allora sì che il vostro caso è proprio disperato.
2 commenti:
Condivido quasi del tutto lo spirito del tuo post. Non per niente mi sono sempre definita fatalista.
Peccato che, fino ad ora, il "fato" mi abbia riservato prevalentemente uomini sbagliatissimi, coincidenze infelici ed errori clamorosi nel mio proverbiale tempismo.
Però tutto questo mi ha insegnato a vivere alla giornata: senza più speranze o aspettative di sorta.
Ciao, Saverio.
Invece dovresti abbandonare la disillusione. Vivere alla giornata ha di buono il fatto di essere sempre aperti ai cambiamenti, i quali possono benissimo essere positivi. Conosci il Libro delle Mutazioni, detto anche Ching?
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