martedì 6 maggio 2008

FENOMENOLOGIA DEL DR. HOUSE





E’ stato detto e scritto che il successo planetario del serial televisivo Dr. House M.D. è dovuto essenzialmente alla trovata degli autori di creare un personaggio che riunisse due figure centrali dell’immaginario dell’entertainment televisivo (il medico brillante e l’investigatore geniale) in una dimensione completamente nuova. Il medico-investigatore infatti, non è per niente nuovo al mondo della fiction televisiva, nuova è invece la dimensione in cui opera House: non il mondo del crimine ma la stessa scienza medica. Il male che combatte il protagonista è la malattia nascosta, forme rare e subdole di patologie difficilmente diagnosticabili. All’apparenza le analogie fra House e Holmes sono tante e piuttosto evidenti: carattere estremamente introverso, modo di fare poco ortodosso, assuefazione ad un farmaco oppiaceo, un assistente di nome Wilson (Watson), un’ostinazione e una determinazione senza limiti nella ricerca del male, segni evidenti di una sofferenza fisica ma soprattutto morale nei confronti della vita, costantemente minacciata dalla malvagità della malattia.
Sotto questo aspetto House è estremamente attuale, la sua figura è perfettamente funzionale all’ideologia dominante nella società contemporanea: la salute, l’efficienza fisica, è il Bene, la malattia, la sofferenza fisica, è il Male. La patologia non è un mero incidente biologico, un inaspettato evento che interrompe il normale ciclo fisiologico del nostro corpo: essa è un segno del Male, essa rappresenta il Maligno che irrompe nella nostra vita allo scopo di distruggerla. Ogni volta House è impegnato in un estenuante duello contro un avversario subdolo, il quale fa di tutto per non essere scoperto. La malattia è quasi personificata, pare abbia un’identità e una coscienza, un disegno preciso, una volontà distruttiva; nel racconto filmico la malattia è un’entità.
Questa particolare caratteristica della fiction fa scivolare la figura del protagonista dall’intenzionale dimensione di nuovo Holmes verso un’altra figura dell’immaginario letterario e cinematografico: il mad doctor, lo scienziato pazzo e geniale che pretende di modificare le eterne leggi della natura.
Dal Golem del rabbino Loew all’Homunculus di Paracelso (narrato da Goethe nel Secondo Faust); dal Frankenstein di Mary Shelley al Dottor Jeckill di Stevenson; per non parlare poi dei vari Dottor Mabuse e Dottor Caligari del cinema espressionista tedesco. Questi scienziati sono ossessionati dall’eterno dualismo Bene/Male, all’interno del quale è celato il segreto della vita eterna. La loro ambizione è quella di svelare gli arcani che regolano la Vita attraverso la scienza e il loro intelletto.
Nella letteratura e nel cinema il mad doctor lavora per sostituirsi al Creatore, varcando il confine della Scienza per precipitare nel Mistero, a due passi dall’Inferno.
House, con l’inseparabile bastone che si trasfigura in una sorta di bacchetta magica o di bastone della Vita (di biblica memoria), incarna la figura del mad doctor contemporaneo. Egli agisce al di sopra della congregazione medica (infatti non ne porta il segno: il camice bianco), egli è lo sciamano della nuova religione: la Scienza. I mezzi sofisticatissimi della scienza moderna (che ricordano la macchina di Frankenstein) vengono impiegati da lui per scandagliare il corpo del paziente in cui si annida il perfido Male, la sua ferrea volontà (spesso osteggiata e ostacolata) punta dritto allo scopo: dare nuova Vita ad una persona misteriosamente ridotta a non avere più alcuna speranza né alcuna dignità.
Il mad doctor del XXI secolo non ha più bisogno di cimentarsi col Trascendente, il Maligno è la malattia e il Bene è la salute. Stretto osservante dell’ideologia dominante, House restituisce alla società uomini e donne che rischiavano la perdizione della patologia grave, gente destinata alla morte o alla menomazione. I suoi pazienti sono dei novelli Lazzaro e lui è il grande Taumaturgo.
Il grande successo della fiction consiste nel fatto che tutto quello che viene raccontato è assolutamente plausibile e realistico, la fantasia e l’iperbole sono completamente bandite e per lo spettatore è facilissimo immedesimarsi nei personaggi e nelle storie. Rimane il protagonista, House, nel quale è impossibile immedesimarsi, lo si può solo amare e ammirare: House è il prototipo contemporaneo dell’Oltreuomo (non Superuomo) di Nietsche. Una suprema evoluzione di coscienza e conoscenza che cambierà il destino dell’umanità.
Nella pausa gradite un po’ di pubblicità, ma non cambiate canale.

2 commenti:

Dyo ha detto...

Bravo!!!
Però c'è chi lo detesta, House.
Io lo ammiro, e se esistesse nella realtà ne avrei anche un po' timore.
Di certo non potrei mai amarlo.

Saverio ha detto...

Certo che se pensiamo al mitico dott.Kildare, pare sia passato un secolo...