venerdì 29 febbraio 2008

GIOCHI MORTALI


Non credo che i due fratelli di Gravina abbiano fatto quella fine orrenda a causa del padre. Credo piuttosto che si sia avverato un tragico destino nascosto in alcune premesse determinate da concrete responsabilità umane. La prima premessa è lo stato in cui versa la città di Gravina in Puglia: antichi fabbricati, a ridosso della profonda gravina, abbandonati, pericolanti e pericolosi facilmente accessibili da parte di chiunque. Queste costruzioni sono diventate, nel tempo, luoghi di ritrovo di spacciatori e tossicodipendenti nonché formidabili spazi di gioco per bambini e ragazzi alla continua ricerca di nuove emozioni. Il governo della città è il primo responsabile di questo pericolosissimo degrado, sarebbe bastata un’ordinanza per murare tutti gli accessi a questi luoghi.
La seconda premessa è più articolata, poiché si colloca all’interno di un nucleo familiare che si è rotto provocando nei due fratelli disagi e sofferenze estremamente laceranti. Come accade sempre in questi casi, le problematiche affettive e comportamentali dei figli di genitori separati sono molto complesse e non sempre sfociano nell’elaborazione di un nuovo equilibrio, si possono verificare scompensi irreversibili che incideranno per sempre nel destino dei figli. Non ci è dato di sapere il motivo dell’affidamento al padre (con la nuova compagna) di Francesco e Salvatore, ma certo è che il comportamento paterno autoritario e manesco non sortiva positivi effetti educativi. Dalle interviste alla madre e alle insegnanti emerge un particolare quanto inusuale pensiero ricorrente nei due fratelli: la morte. Un senso della morte non inteso come minaccia (come hanno voluto credere alcuni colpevolisti sul ruolo del padre) bensì come destino, come probabile epilogo. Esattamente come quei bambini che praticano consapevolmente giochi molto pericolosi per mostrare agli altri il proprio coraggio e per comunicare inconsciamente un lutto talmente profondo da generare una sorta di dimestichezza con la morte, rischiare la morte per manifestare nessun attaccamento alla vita. La sensazione è che assistenti sociali incompetenti (come tutta la categoria, senza eccezioni), giudici superficiali e il padre arrogante e gretto abbiano “violentato” la psiche e l’affettività di quei poveri bambini. La terza premessa riguarda l’inettitudine degli inquirenti. Accade sempre più spesso che il magistrato inquirente, invece di percorrere tutte le ipotesi possibili, si lanci ad inseguire solo una ipotetica pista, mettendo le altre in secondo piano. Ci hanno fatto credere di aver controllato a tappeto tutta la città, gravina compresa, nel modo più accurato…i fatti hanno dimostrato l’esatto opposto, qualcuno dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi.
Certo è angosciante pensare alle lunghe sofferenze che hanno preceduto la morte dei due fratelli, e l’angoscia aumenta pensando alle circostanze futili che hanno portato alla fine delle due giovani vite. Non resta molto da dire, rimane il raccapriccio per quel che è accaduto ai ragazzi e un senso di profondo disgusto per quanto gli adulti hanno fatto affinché si creassero determinate circostanze.

2 commenti:

Dyo ha detto...

Già.
Mi son chiesta anch'io perchè i ragazzini fossero stati affidati ad un padre violento e manesco. Se la mamma aveva problemi di altro genere, se ne sarebbe dovuto attribuire l'affidamento ad altro parente idoneo, o ai servizi sociali.
E poi tutto il resto , che giustamente sottolinei.
E' pazzesco immaginare che li abbiano cercati addirittura all'estero, ed erano ad un passo da casa.

l'invisibilenelvisibile ha detto...

Difficile commentare una situazione del genere ... è una tragedia che coinvolge tutti, aspettiamo che sia diffuso il comunicato definitivo del medico legale.
Quello che non capisco è che i giudici in questo caso non abbiano dato alla coppia l'affido congiunto.
Stamattina leggevo la poesia- pubblicata sulla gazzetta del mezzogiorno- che hanno dedicato ai due angeli i detenuti del carcere di Foggia, mi sono commossa.
Chiunque è responsabile direttamente o indirettamente della morte di due ragazzi, in quella orrenda maniera, credo che avrà per tutta la vita lo sdegno e la ripugnanza per quello che ha fatto.
Ora possiamo solo riflettere e sperare che partano progetti partecipativi a difesa della vita dell'infanzia e dei giovani nella nostra regione e di non assistere più a simili tragedie.