giovedì 24 maggio 2007

LIX UXORIA


Litigare con la propria donna è una catastrofe. Naturalmente non mi riferisco alla questione simbolica ed alle sue conseguenze umane, litigare è sempre una cosa negativa, ma ad un fatto puramente tecnico, ovvero a tutte quelle dinamiche che vengono attivate durante uno scontro di questo tipo. Il problema consiste nel fatto che già per un uomo è estremamente pericoloso litigare con una donna: l’uomo è costretto a incanalare tutta la sua aggressività nell’unica dimensione possibile, quella del linguaggio. Al contrario, tutto il suo corpo e tutta la sua cultura ancestrale non chiedono altro che una bella zuffa risolutrice, una rapida e dolorosa liquidazione della questione a base di mazzate. Ma questo non è possibile né ammissibile (c’è qualcuno che lo fa, ma non ne parlo perché i delinquenti non sono oggetto del mio interesse) e quindi l’uomo se ha proprio deciso di litigare deve farlo ad armi pari usando la parola, qualche piatto rotto o pugno sul tavolo possono essere ammessi, niente di più.
Se la vostra donna ha deciso di litigare non c’è scampo, litigherete. Forti di questa certezza, avete solo una possibilità di neutralizzare il pericolo, non è facile ma vale la pena tentare. Il principio alla base del litigio femminile è la provocazione e la tecnica si sviluppa in una sofisticata “escalation” dove ogni vostra risposta viene trasformata in ulteriore materiale provocatorio sempre più esasperante. Lei attiverà, con sorprendente precisione, la sua memoria elefantina, sciorinando vecchie, vecchissime se non archeologiche situazioni in cui si è sentita umiliata e/o voi avete commesso degli errori “gravissimi”; questi fatti e circostanze avranno su di voi lo stesso effetto di una raffica di cazzotti a bruciapelo, intontiti e con la guardia scoperta siete pronti ad incassare l’uppercut definitivo, in quel momento avete perso il match per ko tecnico, anche se seguitate a combattere è tutto inutile. L’unico modo per difendersi efficacemente da questa macchina da guerra con le tette è anticiparla e giocare la carta dell’effetto sorpresa. La cosa da fare immediatamente, in risposta alla prima, apocalittica, provocazione è manifestare uno slancio d’affetto, un bacio, un abbraccio e qualche bella parola potrebbero “smontare” la fredda determinazione a colpirvi. Se invece la cosa non funziona, aspettatevi un’intensificazione del fuoco su obiettivi sensibili, a quel punto bisogna immediatamente contrattaccare con un impeto e una barbarie senza limiti. Quello che dovete fare è neutralizzare la tecnica dell’”escalation” e quindi la vostra risposta deve essere talmente inaspettata ed eccessiva da creare in lei una gran confusione. Funzionano bene i raptus di gelosia, l’accusa di disaffezione, pesanti considerazioni su un recente decadimento estetico, il rinfacciare una flessione del desiderio sessuale, inventare ricordi in cui lei in passato vi ha umiliato e/o fatto molto soffrire. Sia gli argomenti che il modo di esprimerli deve essere assolutamente eccessivo, sopra le righe, deve sorprendere e creare una netta confusione comunicativa. Lei non è ancora pronta a sostenere un impatto di questa entità, il suo livello di adrenalina non è sufficiente a tenere testa alla vostra reazione né ha previsto la comparsa di nuovi argomenti, in questa situazione di confusa sorpresa non è neanche in grado di capire che state dicendo bugie colossali, che i vostri dolorosi ricordi sono tutti inventati. Il momento decisivo, quello in cui sferrare l’attacco risolutore, accade quando lei con lo sguardo perso tace per qualche lunghissimo secondo. Come in una solenne corrida, dalle pieghe della vostra rossa muleta estraete la spada e colpite con ferma precisione: un abbraccio forte, intenso e parole sussurrate d’amore. Se l’abbraccio è corrisposto è fatta, avete vinto. Se lei rimane immobile, di ghiaccio, non vi resta che la fuga. L’abbraccio diventa un saluto di commiato, un urgente appuntamento vi attende. Ora avete la possibilità di tentare un ultimo disperato “colpo di coda”: mentre guadagnate velocemente l’uscita vi assale un malore improvviso (colpo della strega, colica gastroenterica, cefalea “a grappolo” devastante, ecc.), potete solo sperare di far leva sul suo istinto materno e protettivo. Se anche in questo caso la situazione peggiora, siete fottuti. Ricordatevi che la vostra donna non fa prigionieri, quindi affrontate il patibolo con dignità e rompete il vostro composto silenzio solo per gridare: viva l’Italia! Viva mio padre!
Adesso vi è finalmente chiaro che anche la vostra amatissima mamma ha sulla coscienza diverse esecuzioni capitali.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

per quello io con i colleghi preferisco fare a pugni;-)
rosasophia

Anonimo ha detto...

Se durante la fase finale del litigio qualcuno mi abbraccia è sicuramente PACE FATTA, ma ti giuro, non mi è mai capitato,anzi le ragioni stavano solo dalla sua parte, ed è per questo che tutto è finito.
A onor del vero non mi sento di colpevolizzare la sua mamma per non aver dato sicurezza a suo figlio.
Non è giusto scaricare le proprie responsabilità su chi non deve entrare in merito a questioni del tutto personali e su chi a soffrire per prima per quanto di spiacevole accade al figlio è sempre la mamma.Buonaserata Maria

Dyo ha detto...

Però, caro Saverio, c'è un'eccezione: l'uomo "smontatore" per eccellenza, quello che riesce a girare qualunque frittata, quello, malvagio, che saprebbe tener testa anche a Giulia Bongiorno in fase premestruale. Ebbene: quell'uomo è stato mio marito. Non lo auguro a nessuna.

Mavalù ha detto...

anche io deporrei qualunque arma se ricevessi un abbraccio... ma a quanto pare sono proprio pochi gli uomini che comprendono questo aspetto femminile... spero proprio che tu oltre a descrivere con tanta simpatia la battaglia e a suggerire i comportamenti, ne faccia uso !!! :)