mercoledì 28 novembre 2007

PICCOLI MOSTRI CRESCONO


Da tempo ormai le giovani generazioni sono sotto le luci della ribalta mediatica. Delitti agghiaccianti, morti a catena sulle strade, bullismo delinquenziale, sessualità violenta, abuso quotidiano di droghe ed alcolici. Questi comportamenti non devono essere definiti trasgressivi perché se è vero che la trasgressione si manifesta come volontà di abbattere limitazioni e convenzioni sociali che bloccano e/o inibiscono la libertà individuale nel nome di un moralismo gretto e integralista, in questi casi non vi è il benché minimo spirito di emancipazione e di superamento di vuote convenzioni e vecchie ipocrite consuetudini. Questi comportamenti sono più semplicemente (e tristemente) eccessivi. Le nuove generazioni sono contagiate dall’ideologia dell’eccesso, da una visione della vita intesa come ricerca continua (e ossessiva) del limite estremo, ovvero della religione del nessun limite. La famiglia contemporanea è democratica, non tende a imporre regole con la forza, non esercita un forte controllo interno, favorisce il dialogo e la discussione su qualsiasi argomento, si mostra quasi sempre disponibile a risolvere i problemi della prole, manifesta sempre e comunque la massima fiducia e protezione per i propri membri. Tutto ciò in sé non ha nulla di sbagliato se non fosse per un piccolo particolare: la famiglia si trova a gestire la più potente arma biologica del XXI secolo, il consumista perfetto, anzi, il consumista assoluto. Parliamo delle giovani generazioni cresciute a televisione e merendina, piccoli mostri che hanno imparato a chiedere appena in grado di parlare e a pretendere appena in grado di capire quanto idioti siano i propri genitori (cosa che avviene puntualmente appena vanno all’asilo). La famiglia contemporanea non sa (né lo ammetterebbe mai) di essere una specie di grande incubatrice nella quale viene allevato un essere destinato ad avere una sola unica grande funzione: consumare. La vita dei nuovi umani è già programmata per garantire nuovi introiti per l’industria senza alcun limite: persino la cacca del neonato è fonte di ricchezza. La famiglia deve lavorare, deve litigare, deve sacrificarsi, deve addirittura autodistruggersi pur di garantire ai figli il massimo indispensabile: uno stile di vita adeguato alla soddisfazione di tutti quei bisogni indotti dalla società dei consumi attraverso i sistemi di comunicazione di massa. Dopo la famiglia subentra la scuola che, grazie a cialtroni incompetenti chiamati pedagoghi, nel tempo, ha stravolto la propria funzione per divenire la prima agenzia di asservimento alla schiavitù del consumo. Non si va più a scuola per imparare a pensare con la propria testa (il buon Epitteto scrisse: solo le persone istruite sono libere), per apprendere come cogliere il senso profondo delle cose e dei fatti, per capire che la cultura è l’unica grande risorsa dell’uomo; ora la scuola serve per “socializzare”, ovvero il luogo in cui gli studenti sfoggiano abbigliamento e gadget firmato, telefonini ipertecnologici, motorini e scooter ultimo grido, dove i più balordi possono sfogare i propri istinti, dove i genitori frustrati possono sfogarsi contro gli insegnanti, dove gli insegnanti vengono costretti a pensare solo alla pensione, dove i presidi (quasi sempre ex insegnanti incompetenti) vivono il delirio d’onnipotenza.
Secondo voi quali possono essere i desideri, le speranze, gli interessi di un sedicenne medio che possiede il motorino, il personal computer, il telefonino, la ragazza, i soldi in tasca, che può rincasare quando vuole e che la mamma lo sveglia con gran delicatezza all’ora di pranzo? Niente!!! La sua vita è squallidamente immersa nel vuoto pneumatico, la sua socialità si fonda sul cazzeggio con altri disperati come lui, la sua affettività si struttura nel sesso malinconico; il suo unico scopo è non pensare, non essere costretto a guardare in quell’angosciante buco nero che è dentro di lui. Allora si passa il tempo libero a uscire da sé stessi, a stordire una coscienza dolente ma inconsapevole con l’alcool e le altre droghe. Ci troviamo di fronte alla tossico dipendenza di massa, che è l’ultimo gradino verso l’annientamento delle coscienze, obbiettivo strategico della società dei consumi. Fino a trent’anni fa entrando in un’osteria eravamo disposti a comprendere quel popolo di tristi e vecchi bevitori che annegavano nel vino i rimpianti di una vita fallita; oggi è molto difficile comprendere il nuovo popolo di bevitori che annegano le speranze di una vita che deve ancora venire. Questa dimensione astorica è la cosa più impressionante, vivere solo nel presente può trasformare una giornata in una vita intera, fino alla notte fatale.


2 commenti:

Dyo ha detto...

Hai ragione: ci pensavo proprio ieri, durante i colloqui scolastici.Ma forse sei un po' troppo pessimista, visto che ci sono, ancora, tanti bravi ragazzi desiderosi di imparare e di costruirsi un futuro. Mio figlio ha 15 anni: non posso che incrociare le dita.

l'invisibilenelvisibile ha detto...

E' così, purtroppo, siamo in questa condizione, e i più deboli sono quelli che pagano in prima persona.Sono i nuovi mali della società, i nuovi pericoli.
Solo con la riflessione ogniuno può farsi forte e adeguandosi ai mutamenti non cedere a quelli che diventerebbero comportamenti a rischio per le nuove generazioni.Buon fine settimana.Maria