giovedì 12 marzo 2009

AL PARCO


- Buongiorno, disturbo?
- No…prego si accomodi.
- Grazie, sa quando ci sono queste belle giornate è difficile trovare una panchina libera…
- Si certo capisco, come vede qui c’è posto abbastanza per tutti e due.
- A dire il vero queste panchine sono progettate per tre persone…me l’ha detto un amico geometra che lavora al comune. Anzi, se si vuol essere precisi, tre sono i posti invernali…con la bella stagione diventano quattro.
- Quattro? Hanno previsto un dimagrimento di massa per la prossima primavera?
- Ma no, lei è spiritoso….no, è per via degli indumenti. D’inverno siamo tutti intabarrati con cappotti, giacche a vento e pellicce. Diciamo che siamo un po’ più ingombranti….ecco.
- Aah! Capisco…d’estate siamo meno voluminosi, una camicia, una maglietta…e via.
- Bravo….è proprio così, siamo meno ingombranti e quindi c’è più spazio sulla panchina.
- Avevo uno zio che pesava centocinquanta chili, effettivamente il suo raggio d’ingombro si riduceva parecchio in estate, però col caldo sudava come un maiale e stargli vicino era poco raccomandabile.
- Avevo una zia che pareva avesse ingoiato un topo morto. Il suo alito era talmente mefitico da costringere la gente a starle distante almeno due metri.
- Sua zia veniva qui al parco?
- Si, ma stando sempre da sola si sedeva ai piedi del monumento di Garibaldi per nutrire i piccioni.
- Odio i piccioni….scacazzano dappertutto. Che fine ha fatto sua zia?
- E’ morta, due anni fa. Meschina……sul letto di morte chiese la sua ultima confessione, ma il parroco svenne prima di darle l’assoluzione.
- Un malore improvviso?
- La malattia aveva trasformato il suo alito fetente in un’arma chimica!..........Anche suo zio è scomparso?
- Esatto! Scomparso è il termine giusto. Ha sedotto la responsabile della sede locale di Weight Watchers e dopo una notte di bagordi alla trattoria “L’Abbuffata” sono fuggiti con i soldi della cassa. Pare siano in Argentina dove hanno aperto un salumificio.
- Che storia romantica!
- Amore e salsiccie….passione e zampone….sentimento e coppata….
- Amor che a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte…..
- Che manco un tramezzin gola abbandona…
- Leggo una vena di cinismo nelle sue parole….lei non crede nell’amore?
- Amore è una parola pericolosa…anzi è l’amore stesso ad essere pericoloso.
- Quindi non mi sono sbagliato…lei non crede nell’amore!
- La questione è posta male. Veda l’amore è un sentimento, esso esiste, è reale, non credere all’amore vorrebbe dire non credere al mal di pancia. Il problema è un altro…ed è se ritenere l’amore un meraviglioso accadimento o una iattura micidiale.
- Capisco che a volte l’amore possa portare a degli eccessi….ma io parlo del trasporto verso l’altro, del desiderio di condividere tutto, di quel senso di completamento che è unico e irripetibile.
- Questa è solo una parte dell’amore…e la sofferenza generata dall’assenza? E l’angoscia del dubbio? E l’amarezza del rimpianto di aver dato più di quello che si è ricevuto? E la morte dell’anima, rosicchiata lentamente dal ratto del tradimento? Caro signore, l’amore è anche questo…
- Ma tutto questo fa parte della vita, è così da quando l’uomo venne al mondo…
- E’ vero…e infatti tutto questo è oggetto di riflessione da quando l’uomo imparò a riflettere. Possiamo dire, senza pericolo di essere smentiti, che l’uomo filosofa e poemeggia sull’amore da almeno tremila anni senza esser giunto ad alcuna conclusione. Tutto ciò vorrà pur dire qualcosa sulla insidiosità dell’argomento.
- Ma allora se vogliamo parlare di questioni aperte da millenni tanto vale affrontare la più importante…il problema di Dio.
- Anche in questo caso ritengo che la questione sia mal posta. Filosofi, teologi, pensatori e ultimamente anche i commercialisti si sono affannati per dimostrare l’esistenza di Dio. In realtà costoro hanno voluto dimostrare, in via indiretta, l’efficacia dei loro costrutti e l’infallibilità del loro pensiero. La verità è molto più semplice…Dio esiste per chi ci crede….non esiste per chi non ci crede.
- Ma mi faccia il piacere! E io dovrei accontentarmi di una spiegazione che definire ovvia sarebbe troppo complicato! Di fronte a questa sua freddura non solo viene meno un sistema di pensiero filosofico e teologico ma si liquidano in un batter d’occhio vicende storiche, guerre di religione, massacri, martirii, vite intere dedicate a testimoniare la fede o a cercare l’illuminazione…tutto ciò è semplicistico!
- Quindi lei sostiene che esistono delle prove oggettive, sulla base del nostro limitato sistema cognitivo, che dimostrano inequivocabilmente l’esistenza di Dio.
- No…non ho detto questo. Ho detto che la questione è molto complessa e che lei la riduce ai minimi termini…questo ho detto!
- La questione è complessa, come dice lei, perché non ci sono prove oggettive sull’esistenza o sull’inesistenza di Dio. Quindi si fanno congetture, ipotesi, si costruiscono sistemi per arrivare a definire la faccenda. Ma tutto è inutile, perché mancano le prove, la realtà che ci circonda non offre alcuna certezza…
- Ma perché Dio avrebbe il bisogno di rivelarsi a noi?
- Bravo! Questa è una bella domanda. Mettiamo il caso che Dio esista, e che dopo innumerevoli preghiere e sacrifici si sia deciso a manifestarsi. Così, circa duemila anni fa, scende fra noi a mettere un po’ d’ordine e a chiarire alcune questioni….E che succede? Che l’uomo non solo non lo riconosce (a parte qualche parente e un gruppetto di poveracci sfigati) ma lo tortura e l’uccide in un modo abominevole. Lei pensa che dopo essere stato massacrato e dopo aver patito un’agonia indicibile, Lui abbia voglia di farsi vedere ancora da noi? Semplicemente ci ha mandati a cagare…tutti! Mi creda…non avremo mai la prova dell’esistenza di Dio. Ognuno creda quel che vuole.
- E la faccenda del Bene e del Male? Perché dovremmo scegliere il Bene?
- E infatti l’uomo ha scelto il Male, non mi venga a raccontare che gli esseri umani perseguono il Bene! L’uomo è alla costante ricerca del piacere, del denaro e del potere. Farebbe qualunque cosa pur di ottenerli. Rinuncerebbe alla morte pur di non distaccarsi da queste cose.
- Ma che dice? Come si fa a rinunciare alla morte?
- Come ha fatto lei…poco tempo fa…e come ho fatto io…tanto tempo fa..
- Ma come!....Non capisco!...Che significa?
- Ti ho riconosciuto subito…sei un’anima persa come me! Quando sei morto?
-………sssei….sei mesi fa!
- Io invece ho perso il conto…forse saranno cinquant’anni…forse più…
- Anche tu?
- Non volevamo rassegnarci a morire, abbiamo troppo amato la vita, abbiamo odiato la morte…
- E ora chi siamo? Non ci capisco niente…mi sembra di impazzire!
- Anime perse, siamo. L’odio per la morte ci ha negato l’oblio ma siamo senza corpo e non possiamo soddisfare la fame di vita che ci opprime…Osserviamo la vita che ci scorre intorno senza poterla più cogliere…
- Voglio tornare indietro, voglio svanire nell’aria e nella terra…
- Non credo sia più possibile, evidentemente abbiamo un conto da saldare..
-A chi? A Dio?
- No…abbiamo un debito verso noi stessi…
- Potremo mai saldarlo?
- Non lo so….è tardi andiamo..
- Dove?
- Qui all’angolo della piazza c’è una friggitoria, oggi fanno il baccalà fritto
- Tu….tu..riesci a mangiare?
Taci pazzo! L'odore...solo l'odore

5 commenti:

ap ha detto...

Mi è tanta piaciuta questa filosofia spicciola per niente banale tra due anime perse alla ricerca disperata delle cose della vita materiale. Sarebbe una bella illusione credere che l'aldilà fosse veramente così. Piero a presto.

Saverio ha detto...

Grazie Piero,
alla prossima.

enne ha detto...

Se l'Aldilà si presentasse in questo modo non avrei la paura folle della morte che ho.
E la odierei (più di quanto la tema), sperando di incontrare un interlocutore arguto col quale disquisire di amore, di Dio, di baccalà fritto.
Notte, Saverio.

Saverio ha detto...

Il mio scopo è donare un quarto d'ora ai confini della realtà, al termine del quale è possibile indugiare a riflettere su se stessi e su quello che ci circonda. Se ci sono riuscito ne sono felice e ti ringrazio per il tempo che dedichi alle mie piccole storie.
Grazie, a presto.

enne ha detto...

Mi piacciono.