martedì 10 febbraio 2009

UN BRANCO DI SCIACALLI


È la prima volta che le pagine di questo blog dedicano tanto tempo e spazio allo stesso argomento. Il motivo non dipende dalla particolare pena per la condizione in cui versava Eluana Englaro quanto dalle molteplici implicazioni morali, etiche e giuridiche che quella condizione comportava. Non solo, il caso Englaro è diventato il paradigma di una condizione nella quale vivono, in Italia, migliaia di persone e nella quale si dibattono disperatamente tantissime famiglie. In Italia non solo manca una legge che contempli il testamento biologico e garantisca i diritti costituzionali di coloro che sono diventati incapaci di intendere e di volere, in Italia manca una rete assistenziale della sanità pubblica che garantisca la qualità della sopravvivenza di questi casi disperati senza ricadere pesantemente sulle famiglie. In sostanza, nel nostro paese, esiste una categoria di disgraziati ai quali sono negati sia i diritti costituzionali che il diritto ad essere assistiti nel modo migliore a spese della collettività. Le ragioni dell’esistenza di questo “limbo” in cui è assente il diritto ed è assente lo Stato sono almeno un paio: la prima consiste nel fatto che queste persone, regredite allo stato vegetativo o semivegetativo per le cause più disparate, non sono state mai difese da nessuno, non c’è mai stato un gruppo d’opinione che ne sostenesse le necessità e le rivendicazioni; la seconda ragione risiede a Roma, nella Città del Vaticano: l’enorme peso politico della chiesa cattolica ha di fatto impedito che le due grandi correnti del pensiero politico (quella cristiana e quella laico-socialista) potessero confrontarsi liberamente per produrre una giurisdizione condivisa, efficace e conseguente alle disposizioni della carta costituzionale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Italia non è uno stato di diritto. In Italia lo Stato non è la casa comune le cui regole di convivenza sono una reale garanzia per tutti i cittadini. Le questioni più sensibili di ogni democrazia sono i diritti inalienabili del cittadino e il loro libero esercizio; i pericoli più gravi di ogni democrazia sono l’abuso di potere e il conflitto di interessi. Si può dire che gli italiani siano liberi di scegliere i loro rappresentanti? Si può dire che in Italia la politica, l’economia e la magistratura siano sottoposti a ineccepibili sistemi di controllo? Si può dire che il sistema fiscale nazionale sia equo e trasparente? Si può dire che in Italia le banche siano sottoposte a giurisdizione e controlli rigidi?
Tornando al caso di Eluana, è necessario spendere qualche parola sulla legge che il governo stava confezionando prima che lei morisse. Questa legge definisce che l’idratazione e l’alimentazione forzata non sono un atto terapeutico e, di conseguenza, anche di fronte a un dichiarato ed esplicito rifiuto del malato di essere sottoposto a qualunque terapia, egli non potrà sottrarsi in nessun modo ad essere mantenuto in vita artificialmente. In sostanza, se io decidessi di lasciarmi morire di inedia questo non mi sarebbe consentito perché farei la fine di un’oca all’ingrasso: nutrito a forza con un imbuto nel becco. E se io volessi fare uno sciopero della fame e della sete per sostenere una protesta civile nonviolenta? Secondo questa legge non sarebbe più possibile. Secondo questa legge io non potrò più disporre di me stesso, non sarò più libero di agire secondo i miei principi. Che fine ha fatto il tanto celebrato liberalismo? Il governo, che si autodefinisce liberista e liberale, dimentica le basi fondamentali su cui poggia tutta l’economia di mercato e tutto un sistema di concezioni politiche e filosofiche. La “libera iniziativa” si basa sulla teoria della naturale libertà dell’uomo e della totale autonomia della propria coscienza. Le posizioni della chiesa cattolica non meravigliano nella sostanza quanto nei toni da crociata medievale; è abbastanza normale che una religione rivelata sia tentata dalla deriva teocratica: manipolare l’anima induce a voler manipolare anche il corpo. Quello che più turba, in queste ore, è la sicurezza e l’arroganza dei cattolici che stigmatizzano violentemente chi non la pensa come loro. Questi nuovi farisei non sanno cosa vuol dire compassione e rinuncia al giudizio; costoro non hanno mai vissuto accanto ad un caro ridotto ad uno stato larvale, ad un corpo svilito di ogni dignità e pudore, ad un futuro privo di speranza e denso di enormi preoccupazioni. Ogni essere umano è un pianeta, ogni storia è unica e irripetibile, ogni dolore è il Dolore Umano; queste vicende tragiche hanno bisogno del rispetto che nasce dal riconoscere il diritto alla dignità e al pudore di ognuno. Invece no, il destino di queste persone e delle loro famiglie se lo sono giocato a dadi Berlusconi & Co, ovvero il governo, Casini e i teocrati del centro sinistra, un bel gruppo, un branco di sciacalli.

5 commenti:

ap ha detto...

non sono d'accordo con te quando dai da sciacalli il governo Berlusconi. Ho visto tante di quelle riforme coraggiose e quindi rivoluzionarie in questo lasso di tempo che in trentanni di governo ombra. Non me ne volere. Piero

Saverio ha detto...

Caro Piero,
non sarà certo il tuo punto di vista a modificare la mia stima per te. Il mio pesante giudizio sul governo prende le mosse e si limita alla vicenda Englaro. Ritengo che speculare politicamente su una storia che trasuda dolore solo per strappare voti cattolici sia disgustoso. Come avrai notato, è raro che il blog si occupi direttamente di politica; ma questa volta la mia coscienza di uomo libero non ha potuto fare a meno di ribellarsi alla tracotanza del potere. Se non ci è concesso neanche di disporre di noi stessi, se la legge diventa una variabile relativa, allora c'è da preoccuparsi seriamente.
Grazie, a presto.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ed allora che fare? Proporre un DDL e magari lottare come facevano i Radicali stando in Piazza facendo scoperi per la fame e la sete? Perché non provare a fare qualcosa? Il padre di Eluana ci ha dimostrato che anche Davide può battere Golia.

Ma per farlo ciascuno di noi deve scendere nell'arena e lottare brandendo tra le mani la sua fionda.

enne ha detto...

E invece io sono d'accordo con te. E' su questi temi fondamentali che si misura il grado di civiltà (e di liberalità, se vuoi) di un popolo, e del governo che si è dato.
Che cosa non si fa, in Italia, per un pugno di voti. Che poi tanto pugno non è.

Saverio ha detto...

Caro Daniele,
quel che dici è giusto: è necessario far sentire la nostra voce in ogni modo,tenendo sempre presente che le regole della democrazia sono l'unica nostra garanzia e che la violenza è stupida poichè consente al potere di esercitarla con forza ben maggiore (vedi il G8 di Genova). Il signor Englaro è un esempio ammirevole di uomo solo che ha percorso sino in fondo (esponendosi a calunnie orribili) la strada del diritto e della legalità. Noi, semplici cittadini, dobbiamo continuare a parlare e a scrivere contro l'arroganza di tutti i poteri. Quando arriverà il momento del voto dovremo avere il coraggio e la coerenza delle nostre convinzioni senza cedere alle lusinghe e alle promesse della politica d'accatto.
Grazie, a presto.

All'amica Bislacca dico che è ora di abbandonare i vecchi schieramenti ideologici per riscoprire gli unici valori che ora hanno ancora un senso: la vera democrazia, la laicità dello stato e delle sue leggi, la giustizia sociale, il progresso materiale e culturale dell'individuo.Tutto il resto è pura demagogia. Ma se ci pensi non è difficile nè impossibile: noi due, ad esempio, pur provenendo da percorsi culturali e politici opposti, ci troviamo spessissimo ad essere d'accordo su questi temi. Quel che conta realmente è l'onestà intellettuale, la prassi di un pensiero autonomo e una sincera capacità critica e autocritica.
Ciao, grazie.