martedì 4 ottobre 2011

AMANDA & RAFFAELE: UNA PULP FICTION




Ieri sera la Corte d’Appello di Perugia ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall’accusa di omicidio di Meredith Kircher; in primo grado i due giovani erano stati condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere, la sentenza assolutoria è giunta dopo quattro anni di detenzione in galera.
All’indomani della scoperta dell’efferato delitto e dell’arresto dei due giovani, ebbi modo di scrivere su questo blog alcune considerazioni poiché ho conosciuto molto bene Raffaele Sollecito e l’ho frequentato per lungo tempo. Al di là dei fatti e dei fumosi indizi prevaleva in me la certezza della conoscenza della persona, della sua storia personale e familiare e della sua interiorità.
Oggi però, la riflessione più urgente e necessaria riguarda la giustizia italiana, l’ordinamento detentivo e l’organizzazione e la gestione delle indagini. Senza cadere nella facile retorica influenzata dai copiosi telefilms statunitensi che raccontano dell’ineffabile precisione delle attuali tecniche scientifiche di indagine criminale, emerge naturalmente la domanda sull’efficienza e sulla serietà di coloro che sono addetti alla raccolta di prove e di indizi presenti sulla scena del delitto. Così come sorge spontanea la domanda sulla effettiva competenza e necessaria imparzialità di chi dirige le indagini e gestisce la macchina investigativa. L’impressione è che la tanto decantata professionalità di chi ha il dovere di scovare assassini e criminali sia un grande bluff…La sensazione è che il nostro ordinamento non sia preparato a gestire e a investigare su fatti criminosi che impongono precisi protocolli di raccolta degli indizi nonché una forma mentis capace di mettere da parte le impressioni e le opinioni personali nel nome di una indispensabile imparzialità.
Nel nostro paese la logica imperante è quella che vede il magistrato inquirente (sulle cui capacità ed esperienze investigative non c’è alcuna garanzia) formulare un teorema accusatorio, non un’ipotesi, e agire in modo da usare gli indizi come prove del suddetto teorema senza alcun timore di fare delle forzature, senza preoccuparsi di “piegare” la realtà alle proprie convinzioni. Questo atteggiamento parte da lontano e affonda le radici in una concezione metafisica della magistratura dove la figura del giudice sacerdos (unico vero tramite fra gli uomini e la Legge, divinità laica) ha contaminato in modo irreversibile anche chi giudice non è, come i magistrati inquirenti e sorveglianti. Questo delirio d’onnipotenza deve molto alla politica; la politica ha lasciato molto spazio d’azione attraverso grandi vuoti legislativi e/o attraverso leggi molto spesso rivelatesi incostituzionali, per non parlare della politica alleata alla criminalità organizzata e della politica colta troppo spesso in flagranza di reato. Una società che per molti aspetti nega i diritti fondamentali dell’uomo (vedi la condizione delle carceri, vedi la condizione dei disabili e degli immigrati, vedi il diritto allo studio calpestato dal numero chiuso, vedi la negazione a disporre del proprio corpo, vedi le imposte vessatorie e le inspiegabili esenzioni, vedi i privilegi odiosi di chi sta al potere) trasforma il concetto di servizio alla società in quello di unico e infallibile ordinatore della vita degli uomini.
Chi restituirà quattro anni di vita d’inferno a Raffaele ed Amanda? Chi ha massacrato Meredith e perchè? L’unica persona certamente coinvolta in questa orribile storia non parla e fra pochi anni sarà libero. Il fatto più triste è che ci sono troppe storie che avranno lo stesso epilogo. Delitti impuniti per i quali nessuno pagherà. Incompetenze, vessazioni, errori madornali, violazioni dei diritti umani per i quali nessuno pagherà.
La sentenza di assoluzione per Raffaele ed Amanda non è un segno di giustizia giusta; arriva troppo tardi e dopo aver devastato due giovani vite. Essa rappresenta non solo il fallimento della giustizia italiana ma soprattutto sancisce il fatto che lo stato non tutela il cittadino, lo stato è una macchina tritacarne.
Caro Raffaele, tuo malgrado sei stato uno dei protagonisti di una delle peggiori fiction mai prodotte in Italia. È ora che tu riprenda la tua vita ma non lasciare che tutto cada nel silenzio: urla la tua rabbia, non smettere mai di raccontare la tua storia: tu non sei stato vittima di un errore giudiziario, tu sei stato vittima di un sistema infame.

1 commento:

enne ha detto...

Quoto.
E mi rammarica il fatto di aver letto, qua e là, preghiere alla povera Meredith, con tanto di scuse per essere, noi, un Paese di m***a che libera gli assassini.
A volte provare a spiegare non serve nemmeno.