La fiammella
della candela seguiva ondeggiando i passi insicuri nella stanza fino a
fermarsi, sbuffando un filo di fumo, sul piano del tavolo. La mano infreddolita
aprì il cassetto ed estrasse dei fogli e una penna, poi, con un leggero tremore
tirò a sé la sedia e, una volta seduta, inforcò la penna fra le dita pallide.
In quello stesso istante un rumore sordo e il friccichìo di una lampadina
diedero il bentornato alla corrente elettrica.
- Ecco…è tornata…strano
come ci si abitui alle cose…fino a quando la luce non va via non ci si rende
conto di quanto ci è ormai indispensabile. Non è solo il buio, ma tutto il resto,
tutto quello che riteniamo normale, all’improvviso ci è negato: il caldo o il
freddo, la televisione, lo stereo, il frigorifero, l’ascensore, il computer,
tutto….è tutto bloccato. In un primo momento siamo infastiditi, poi, col
passare del tempo, ci sentiamo smarriti, inermi, incapaci di qualsiasi
iniziativa. Ci assalgono i dubbi, le paure…e se pensiamo alla torta gelato nel
congelatore, allora è panico allo stato puro. Il solo pensiero della panna e
del cioccolato liquefatti in un brodo marroncino in cui vagano immerse le rosse
ciliegie candite e una melma giallastra che in passato era stato leggero pan di
spagna, provoca un ribrezzo simile a quello per un atto sacrilego…Ma tutte
queste sensazioni non potrebbero essere delle epifanie? Rivelazioni del mistero
dei misteri…Dio non ci guarda dall’alto di candidi nembi, ma scorre veloce nei
fili dell’impianto elettrico!! Non risiede, ieratico, nei barocchi tabernacoli
delle nostre cattedrali…ma è presente nei nostri contatori…una presenza
nervosa, fluttuante, dinamica, alternata…sì alternata…nell’approvare e
disapprovare le nostre azioni, e ogni volta che decide di punirci va
via…manca…si assenta….paralizzando la nostra vita….costringendoci a riflettere
e offrendoci la possibilità di pentirci. Lo dicono le sacre scritture che Dio è
Luce!! Che Dio è Potenza!! Potenza….Watt….Luce…. Ohm …OM! Il mantra più sacro
della religione indù, il suono primordiale che ha dato origine alla creazione.
Le mani, tornate
tiepide del giusto colore incarnato, con la solita rituale gestualità, accesero
una sigaretta e ritornarono a posarsi sul foglio bianco.
- Basta! Devo
tornare alla realtà! Oggi si tirano le somme e si chiudono i conti, sono
stanca…non ce la faccio più! Ieri ho compiuto cinquant’anni e cosa mi ritrovo?
Un matrimonio fallito, due figli imbecilli, una madre alienata, artrosi
cervicale, menopausa conclamata e un
callo sul mignolo. Non
è un callo
qualsiasi il mio: quel piccolo ispessimento della pelle è peggio di un
cilicio…mi ricorda che sono fatta di carne e ossa, che sono di passaggio in
questa valle di lacrime ma soprattutto mi ricorda che i callisti sono tutti
appartenenti ad una setta satanica…
Ieri mi hanno
telefonato i miei due figli per farmi gli auguri….vivono a Milano …uno è broker
e l’altra è commercialista….che schifo! Anni di sacrifici e di solitudine per
allevare due mentecatti che parlano solo di soldi e che chiamano le automobili
con l’articolo maschile: IL mercedes, IL bmw….la natura è stata spietata con
me…ho contribuito con ben due esemplari all’aumento del tasso di imbecillità
nazionale…Non c’è senso in tutto questo….ecco… il senso, quello vero, quello
profondo, in tutto questo non c’è e non
trovo motivi per andare avanti. In passato mi bastava un tramonto sul mare o un
cielo azzurro per ritrovare la forza di proseguire e di sperare…..Poi ho
realizzato che è tutto un imbroglio, la bellezza e la maestosità della natura
altro non sono che manifestazioni della nostra incapacità, del nostro
fallimento, dell’assoluta inutilità della nostra esistenza.Ammiriamo
attoniti la bellezza del creato immaginando dietro quegli scorci l’amorevole
presenza di un regista benigno e misericordioso, invece quello che stiamo
guardando è solo l’intervallo fra i due tempi di un film dell’orrore di cui
siamo attori e spettatori. Il regista non c’è e se ci fosse sarebbe una carogna.
Le amiche mi dicono: “Ma come? Con due bei figli sistemati a Milano sei ancora
qui? Vai a stare da loro, tienili vicini…goditeli!!”. Sono pazze! Ho fatto la
loro serva per vent’anni, li ho visti crescere e diventare dei perfetti
consumatori…ho assistito alla lenta ma ineluttabile atrofia della loro
personalità: una metamorfosi mostruosa…non li riconosco più…..E secondo loro
dovrei andar lì a spiattellare e lavare mutande per due deficienti? Sono felice
che se ne siano andati….Nonostante il liceo classico dicono “Giunior”, “Midia”
e altri squallidi strafalcioni, alla domenica fanno il “brunch”, che poi è un
termine alla moda per dire che si alzano alla mezza per fare colazione con la
parmigiana….No..non li sopporto…non sopporto più nessuno ormai….è ora di
chiudere questa partita. Ma è necessario che scriva qualcosa…non per
giustificare il mio gesto…ma perché sia chiaro che non sono impazzita né sono
stata travolta dalla depressione.
Fissava il
foglio bianco con la penna fra le dita e nel momento in cui stava per iniziare
a scrivere il telefono squillò.
- Pronto…pronto…mamma! Sei tu?....Che cosa è
successo?...Cosa? Le cozze arracanate di zio Colino? E chi è zio Colino?
Mamma!!! Sono le sette del mattino, ti rendi conto? Non mi ricordo di nessuno
zio Colino! Non lo conosco! No! Non so riconoscere le cozze tarantine dalle
altre cozze! La ricetta? Che ricetta? Non so come si fanno le cozze
arracanate!! Non mi piacciono! No! Non ne voglio!
….Mamma!!....Don Dino? E chi è don Dino? Aah…il parroco….no!....No!...Non
voglio benedire la casa! Basta!! Lasciami stare! Non voglio niente…sto bene
così…va bene…va bene…ci sentiamo stasera …sì…ciao…
Riattaccò la
cornetta con rabbia e si mise le mani fra i capelli stringendoli forti fra le
dita.
No…non voglio ridurmi così….la vecchiaia ti trasforma…forse è l’ombra
della morte che si staglia sul breve percorso che rimane da fare….forse è
l’egoismo di chi sente le ore contate…o forse è un senso di rivalsa, una forma
di vendetta….è la nemesi della famiglia: ti sposi, fai dei figli, li cresci, li
curi, fino a quando ti mandano affanculo, contemporaneamente accudisci i vecchi
che ti assillano e ti mandano affanculo. Così aspetti la vecchiaia per
pareggiare i conti: per vedere i tuoi figli mandati affanculo dai tuoi nipoti e
contemporaneamente assillarli anche tu…. senza pietà. Che bella cosa! La
famiglia…il clan…una rete fitta di rapporti determinati dalla biologia e
moderati da una morale tribale. Il luogo dove gli interessi hanno la faccia
ipocrita dell’affetto, dove gelosia e prevaricazione sublimano in reciproco
sostegno. La famiglia è quella cosa per la quale ti ritrovi ad avere cognati,
nipoti, generi e nuore disgustosi, gente con la quale normalmente non vorresti
avere alcun contatto e invece accade di doverci passare insieme interminabili
giornate all’ombra di un panettone o di uno spiedo di castrato….E i nomi? Non
parliamo dei nomi….ci sarebbe da scrivere un intero trattato di sociologia…In
passato la regola del clan imponeva il nome dei genitori del padre, cosicchè
nelle nutrite famiglie di allora tutti i primogeniti dei figli maschi portavano
lo stesso nome. Ora le regole del clan sono cambiate, si sono adeguate alla
società dei consumi, ora il nome non viene più ereditato ma creato, o comunque
appioppato secondo i canoni estetici dello spettacolo e televisivi. Sono
scomparsi Orazio, Gaetano, Pantaleo, Rosario, Addolorata, Annunziata e sono
comparsi Gaia, Allegra, Deborah (con l’acca), Noemi…….Io mi rifiuto di avere a
che fare con una che si chiama Allegra Perchiazzi o un bietolone palestrato con
lo sguardo da cerebroleso al secolo Kevin Chiumarulo….Mio nonno si chiamava Santo, era celebre in paese per
essere un ubriacone e bestemmiatore…ma il suo nome pareggiava il conto. Mio
figlio si fa chiamare Tony…..invece è Ignazio, come il nonno paterno, un fiero
e rozzo bracciante, una specie ormai estinta….Anch’io sento di essere
estinta…..sono di una generazione di passaggio….ho assistito alla scomparsa
della cultura contadina….sono il prodotto di una televisione ancora non
imbarbarita che pretendeva di accompagnare la crescita culturale e civile della
società. A scuola usavamo la biro ma eravamo seduti sui vecchi banchi neri col
buco per il calamaio. Quelle tavole di legno istoriate dai graffiti di
generazioni di bambini del passato sono state il mio primo incontro con la
storia, con un passato sconosciuto dove si doveva rimanere immobili a braccia
conserte, dove una macchia d’inchiostro era una bacchettata sicura sulle mani
tremanti rosse di geloni. Dove i bambini poveri avevano le scarpe sfondate e i
capelli tagliati a zero per via dei pidocchi. Non dimenticherò mai quelle
facce, quei corpicini magri, quella energia e quella forza interiore di essere
come noi, che non avevamo le scarpe sfondate né le cartelle di cartone….
Improvvisamente
sentì una voce da fuori…un richiamo ripetuto: “Pssss….pssss….Anna!”
- Ma chi
è?.....Arrivo….arrivo!
Si dirige verso
la finestra…la apre…rimane sulla soglia.
-
Professore!...Buongiorno….è mattiniero oggi…la
prostata? Capisco, sì..sì..con rispetto parlando. Dovrebbe fare una bella
passeggiata, c’è un bel sole…ah! Male al ginocchio, mi spiace…ha fatto
colazione? Bravo…bravo…il latte fa bene! Come no? Lei non prende il
latte….vabbè caffè o un thè…come?...peperoni sott’olio!...accidenti…almeno lo
stomaco funziona bene…come?...non capisco…sono belli i miei fiori sul balcone?
Ma non ci sono fiori…ah….pomodori? Lei dice i pomodori appesi! Sì..le
piacciono? Per il baccalà….e certo! Per il baccalà a brodetto ci vuole il
pomodoro appeso…è assolutamente indispensabile. Guardi è una questione di
affinità elettive, il baccalà è un grosso merluzzo secco, un concentrato di
sapore marino, il suo complemento ideale è il pomodoro appeso, un concentrato
di sapore della terra….sì bravo! Il brodetto di baccalà è una metafora…una
sorta di riproduzione del brodo primordiale che ha dato origine alla vita! Grazie
professore!...E’ sempre un piacere parlare con lei…grazie…arrivederci…buona
giornata!
Chiuse la
finestra. Rimase a guardare fuori attraverso i vetri stringendo le spalle e
abbracciando se stessa. Si avvicinò alla credenza e guardò le fotografie
incorniciate. Due bambini sulla spiaggia. Due giovani
sorridenti dopo la sessione di laurea. E un’immagine più vecchia, dai colori
ormai sbiaditi dal tempo: una giovane donna con lo zaino in spalla seduta sul
bordo della fontana di Trevi.
-Metafore…poesia.
C’è stato un tempo in cui abbiamo creduto nella potenza della poesia, nella
capacità di cambiare il mondo attraverso il canto di Majakovskij, di Neruda, di
Allen Ginsberg. E’ stato bello crederci così appassionatamente….è stato devastante
scoprire che era solo un sogno…una grande illusione. E’ stato versato del
sangue, ci sono state vite spezzate, distrutte da
micidiali
anestetici contro una realtà feroce e senza pietà. Abbiamo sognato una vita
nuova, migliore, più giusta. Abbiamo fallito, ho fallito. Cos’altro in cui
credere se non nell’amore? Mi ci sono buttata a capofitto…Ero sicura che
l’amore avrebbe riempito i miei vuoti….che un compagno sincero avrebbe dato un
senso profondo alla mia vita…anche qui mi sono illusa…solo dopo tanto tempo ho
cominciato a capire che non è certo l’amore a dare un senso alle cose…no….
L’amore è una scialuppa di salvataggio che ti soccorre per non naufragare nel
mare del non senso…
E’ aiutarsi
reciprocamente a rimanere a galla…è un patto di mutuo soccorso, una sorta di
assicurazione sulla vita dell’anima. Essere indispensabili a qualcuno infonde
una grande forza, sentirsi scelti…sentire fra le mani la vita
dell’altro…riuscire a penetrare (anche se non completamente) in un altro mondo
interiore…sono esperienze fondamentali e indispensabili….. Poi accade che
qualcosa si spezza e comincia a mancare l’equilibrio….emerge un senso profondo
di insoddisfazione…viene meno la comprensione reciproca, quel parlarsi con gli
sguardi….e si comincia a parlare molto…troppo…senza capirsi. Credo che esista
un momento preciso in cui si smette di amare….quando si ricomincia a pensare al
singolare….quando disotterriamo il nostro Io primordiale….quando l’armonico venirsi
incontro diventa insopportabile compromesso….L’amore non riempie la vita, la
rende sopportabile. L’amore è un velo posto sugli occhi dell’anima…sfuma i duri
contorni della realtà…attenua la luce accecante della violenza e della perfidia
umana.
All’improvviso
si mise a scrivere alternando brevi pause di riflessione e intense boccate di
fumo.
Scriveva
velocemente ma in modo chiaro e comprensibile.
-
E’paradossale! Non ci si sente così vivi come quando si
desidera la morte!!...La voglia di morire è così forte che la senti scorrere
nel corpo….ti scuote tutta…si avvinghia ai visceri come una tenaglia
incandescente…poi sale…sale…ti blocca il respiro….ti sfonda il cervello!! Mai come in questo momento comprendi la
vita…e realizzi che il desiderio di morte, quello autentico, può solo provarlo
chi è esasperatamente vivo….in questi momenti pensi che l’unica ragione per
vivere è proprio questo sentimento di morte…questa certezza che ormai sei in
grado di spegnere l’interruttore dell’esistenza quando e come vuoi. Quando incominci a pianificare la cosa non
manca un certo entusiasmo….sistemare le pendenze…scrivere il
testamento…scegliere il modo….
Il cicalino del
citofono ruppe improvvisamente la concentrazione che regnava nella stanza.
- Sì, chi è? …Non capisco scusi…aah! La fine
del mondo….sì eccome! L’aspetto con ansia da tanto tempo! Finalmente una buona
notizia….grazie….sì, ho capito benissimo…lei è stato così gentile da venire a
informarmi che la fine del mondo è vicina...e io la ringrazio della buona
nuova…sì…sì….lo so…ho capito che lei è un testimone di Geova, ma io non sono
razzista…io penso che ognuno sia libero di credere in quello che vuole e
adorare quello che gli pare, persino un gatto morto!...No….no….dicevo per
dire…non se la prenda….non ho nulla contro la sua religione anche se non
capisco perché dobbiate vestirvi come dei polacchi in vacanza….ma no! Non
faccia così….signore….signoree!
Era ancora con
la cornetta del citofono in mano quando il telefono riprese a squillare.
- Pronto…si sono
io…no….no…..no…no….no…NO! Ma scusi lei è scemo?...Le sto dicendo che non mi
interessa…la televisione mi fa schifo…non la guardo mai…è vero sono abbonata
alla Rai da tanti anni ma ora uso la tivù solo per vedere dvd
pornografici…no…non scherzo…non mi dica che lei non vede film
pornografici….magari in allegra compagnia…pronto…pronto!
Riattaccando
guardò l’orologio a muro…Incredula controllò sul suo orologio da polso.
- Accidenti!!
Fra mezz’ora deve passare l’amministratore del condominio….madonna mia! No..non
ce la faccio…ho bisogno di calma e silenzio…
Afferrò la
cornetta e compose nervosamente un numero.
-
Pronto…mi passa il ragioniere per favore?...Pronto
Cataldo…sono Anna…senti….purtroppo devo uscire urgentemente…non possiamo
vederci….non ti preoccupare lascio la mia quota al portinaio…sì
dimmi….chi?...La signora Sdragapede?...Sì ho capito, quella bizzoca del piano
di sotto….Catà..ma sei normale? E secondo te io a notte fonda scendo un piano
per rubare uno zerbino lercio? Ma lo sai da quanto tempo sta lì quello zerbino? Sono almeno cinque anni!...Sì..sì..hai capito
bene…quello ormai non è più un tappetino…si è fuso con le mattonelle di sotto…è
diventata un’aiuola sintetica…l’uomo delle pulizie non lo tocca più…lo
innaffia…è sicuro che un giorno o l’altro spunteranno i funghi….Bè..Cataldo ti
devo lasciare….ciao…ciao.
Sedette stancamente sulla sedia. Tirò fuori
un’altra sigaretta e l’accese. Rilesse quanto aveva scritto muovendo la testa
per accompagnare il senso di quelle parole feroci. Poi lo sguardo deviò
fissando un quotidiano che giaceva sul tavolo da parecchi giorni.
-
Non è necessario pensare alle guerre, ai massacri, alla
cieca violenza che incombe ad ogni latitudine….no…l’umanità è figlia di Caino,
è segnata da una maledizione incancellabile che la conduce alla barbarie….non servono i
telegiornali per convincersene…è sufficiente frequentare le assemblee
condominiali. Esse sono l’arena dove si scontrano gli odi, le gelosie, le
prevaricazioni, l’arroganza che scaturisce dalla più cupa imbecillità. Vengono
sempre organizzate in orari assurdi e si svolgono in luoghi che assomigliano ad
antri infernali: seminterrati umidi e bui, sottoscala fetidi, garage spettrali
progettati per favorire rapine e stupri….chiunque dopo un quarto d’ora passato
in questi luoghi diventerebbe idrofobo…emergono rabbie ancestrali, archetipi
mostruosi, fobie profonde, odi atavici. Sembra che ogni condomino abbia bevuto
la perfida pozione del dottor Jeckyll…nonostante le temperature da tundra siberiana il grado di
sudorazione è al massimo…la ipersalivazione produce orrende schiumazze agli
angoli della bocca….l’occhio è vitreo…sotto il cristallino la pupilla è
dilatata come quella di un narcotrafficante colombiano….il respiro è frequente
e produce litri di vapore acqueo puzzolente che si deposita sui vetri e
sulle lenti degli occhiali…uno spettacolo raccapricciante….E questa sarebbe
l’umanità? E io dovrei essere solidale con questi soggetti? Dovrei essere
disponibile a comprendere tali bifolchi? Ho per caso mai ricevuto da questa
umanità solidarietà e comprensione? Porte in faccia ho ricevuto!...Isolamento,
silenzio e pettegolezzi….questo mi hanno dato! Fino a quando sono stata la
moglie di….è andato tutto bene…poi…dopo la separazione non sono stata più
nessuno….telefono muto…..amici spariti…la solitudine più nera…l’indifferenza
….l’indifferenza è una lama affilatissima….ti svuota lentamente dei visceri,
come fa un imbalsamatore….rimangono le tue sembianze…ma insieme al cuore, ai
polmoni e all’intestino…hai perso anche l’anima…
Si alzò, andò
alla credenza dove riempì un bicchiere d’acqua. Lo bevve. Ne riempì un’altra
metà.
- E’ stato
allora che ho cominciato a bere………non sono diventata un’alcolista perché avevo
dei figli da crescere…non me lo potevo permettere. Ma quando i ragazzi erano
fuori col padre ne ho prese di sbornie! L’alcol non aiuta per niente a
dimenticare né a sopportare….l’alcol ti illude di diventare un altro…un altro
essere che ti guarda e assiste divertito alla tua marcescenza… una sorta di
scimmia appollaiata sulle spalle di te stesso che gesticola e biascica frasi
senza senso. Gli stati di allucinazione
non risolvono niente…alla fine ritorni ad essere te stessa…la tua mente è
superiore a qualsiasi trattamento: alcol, droghe, autoipnosi…nulla riesce a
debellare quel brulicare di pensieri che a volte diventa quasi doloroso. Sarebbe
stato logico…e lo è stato per molti, passare dall’alcol ai farmaci…sonniferi,
ansiolitici, antidepressivi…la lista è lunga e ce n’è per tutti i gusti…ma non
fa per me…se
proprio si decide di vivere in uno stato di anestesia mentale è molto meglio
darsi agli spinelli…ma tutto ciò non è la vita….la vita è altrove…
Come colpita da
un’improvvisa visione andò di scatto verso il centro della stanza.
-
L’ultima volta che ho sentito la vita scorrere dentro
di me…..quando è stato? Ricordo…anni fa….ero a Napoli…a Capodimonte…ho girato
nel museo per un’intera giornata…i miei occhi divoravano la bellezza, la mia
mente si nutriva di emozioni profonde e indefinibili…ero in uno stato di trance
continua che rimbalzava da un angolo all’altro delle sale…sentivo nelle mie mani la grandezza di un’umanità tutta tesa a
raccontarsi, a descrivere, a sognare…non simulacri di tempi lontani…ma energia
pulsante…viva! In quelle ore ho avvertito una sensazione di immedesimazione
fortissima con quel senso della vita che forse è l’unico che ci è consentito
creare e coltivare: sognare e sognarsi. Tracce…viviamo
per lasciare solo delle tracce…un’esile forma di quello che siamo stati, una
flebile eco di quello che abbiamo detto, un pallido ricordo di ciò che abbiamo
fatto. Ma mai nessuno potrà sapere del mio primo bacio, della mia prima alba,
della mia prima lacrima…nessuno saprà mai delle mie scoperte, delle mie
inquietudini, dei miei desideri più profondi, delle mie fantasie…quando muore
qualcuno che ti è stato molto vicino soffri tremendamente non solo e non tanto
per la perdita…per il vuoto intorno a te…..ti disperi perché scompare un
mondo…un mondo che tu non conoscevi completamente ma di cui percepivi
pienamente l’esistenza e l’unicità…un sistema complesso di relazioni, di
ricordi, di esperienze, di sentimenti, di idee, tutto ciò che è la vita…cessa….e
tu rimani attonita a guardare un involucro vuoto…una sembianza che hai amato
perché viva e che ora si manifesta solo come una carcassa che si avvia al
disfacimento.
Dalle scale del
palazzo provenivano schiamazzi, urla, rumori di porte che sbattono e di corse su
e giù per i gradini. Suonavano alla porta, il campanello sembrava impazzito.
- Ma che succede! Chi è??
Continuavano a
bussare. Dall’esterno una voce femminile:”Anna! Anna! Apri ti scongiuro..apri!!”
Corse alla porta
e spalancò l’uscio.
-
Filomena! Che è
successo?...Chi?....Scappato!!...Dove?....Ma chi?...Calmati!...E’ scappato tuo
figlio Giggino?...Noo…allora è Birillo…non ti agitare! Avrà sentito qualche
cagna in calore!! Come no? Ma caspita!! Me lo vuoi dire che cazzo è
successo?.......Co..nooo…mi stai dicendo che è scappato il
capitone!..Quell’anguillone schifoso che avevi nella vasca da bagno da due
giorni!!!...E’ scappato il capitone….quello che tuo marito ha avuto il coraggio
di portare vivo da Comacchio!! E questa è una tragedia!! Hai ragione…tuo marito
ci aveva messo l’impegno!! Ma io te l’avevo detto…capitoni e buoi dei paesi
tuoi…non ti fidare…il capitone di Bologna è senza vergogna! Qui ci vuole un
esperto…dove sta tuo figlio…Giggino! Vieni qua! Corri
alla piazza…cerca un vecchio marinaio, si chiama Peppino…lo chiamano
Grangitello…sì Peppino Grangitello…digli il fatto e portalo qui…lui sa come
fare…..corri Giggino….corri! Ecco fatto…non ti preoccupare…e tieni la porta di
casa chiusa. Calmati e poi fammi sapere…ciao…ciao.
Chiuse la porta.
Lentamente e pensierosa ritornò al tavolo. Si sedette.
-
Può un capitone depresso mettere in crisi un
matrimonio? Certamente! Qualsiasi cosa può mettere in crisi un matrimonio…..quel
che accade dopo è pena….tenebra…ore dolenti …annientamento. Ci si lascia…per
poi rivedersi dopo tempo..sei lì in attesa che la legge metta un timbro sul tuo
personale fallimento…ogni tanto lanci uno sguardo verso colui che ti aveva
riempito la vita….ma non lo riconosci…è un estraneo…un’altra persona…è una
sensazione orrenda…in quel momento non ti viene in mente nulla…non hai ricordi
di alcun genere….il vuoto…percepisci solo la presenza di quel muro che nel
tempo hai contribuito ad alzare e che ora è alto e insormontabile. In realtà
non sai se quest’ombra cupa che incombe sul tuo cuore è il prodotto del
fallimento o della rabbia per aver buttato via un pezzo della tua vita. La
presenza di tanta altra gente nelle tue stesse condizioni non produce nessun effetto…la cosa non fa sentire meno unica la tua
esperienza….anzi….sotto un certo aspetto, il tuo senso di diversità viene
acuito dalla visione di quei volti, di quelle posture, di quei discorsi….non ti
senti parte di quell’umanità…eppure ne sei accomunata in una vicenda tutto
sommato molto simile. Forse è proprio in quei momenti che sorge in te la
consapevolezza che la tua presunta diversità potrà manifestarsi dopo…quando
sarai uscita dal palazzo di giustizia…e riprenderai a vivere la tua vita…magari
una vita sbilenca…ma sicuramente tua…Non hai rimorsi…non hai rimpianti…hai la
rassegnata certezza che doveva finire così….cammini sul marciapiedi, ti immergi
nella folla anonima…vedi la vita che scorre intorno a te incurante del tuo
sguardo vuoto…è in quel momento che realizzi, ancora una volta, l’assoluta
banalità della vita, hai la sensazione di osservare un formicaio….ti sembra di
vedere una formica isolata dal gruppo…ferma…quasi paralizzata…guardare quel
movimento febbrile agitando le antenne…poi lentamente riprende a muoversi…a
sfiorare le altre formiche…fino a quando non si lancia nella scia e scompare
fra le altre…quella formica sei tu. Ora il semaforo è verde…attraversi la
strada e ricominci a pensare…è tutto finito…i sospiri, le parole, gli
sguardi…li ha portati via il vento…. Lo
stesso vento che prima gonfiava la vela sul tuo cuore e che ora asciuga le
lacrime prima ancora che possano sgorgare dai tuoi occhi bassi e spenti…
Era tornato il silenzio.
Fissava il foglio sul tavolo. Quel pezzo di carta riassumeva tutta la sua
vita..il suo sconforto era freddo, lucido.. Si alzò di scatto e andò verso la
finestra.
- Aria…aria…..ci
vuole un po’ d’aria!
Spalancò la
finestra. Respirò profondamente. Ad un tratto ebbe uno scatto e sorrise
serenamente.
-
Professore!! Ancora sul balcone! Prenderà
freddo!..Sì…sì…ho sentito….trova la cosa così eccitante? Professò!! Non è evaso
mica Totò Riina…..un povero capitone….tra l’altro del nord…da quelle parti non
usano metterli nella vasca da bagno!! No…no…siete fuori strada…non è perché al
nord usano fare la doccia e non il bagno….e che su… comprano e mangiano.
Già…noi qui no…già comprare è stata una bella fatica…occorre una pausa…poi c’è
la veduta…e anche quella è d’obbligo. Si chiamano i vicini di casa, gli amici,
i parenti…tutti a contemplare il capitone che sguazza nella vasca in attesa di
essere vestito di foglie d’alloro e arrostito sui carboni. Che dite professore?
Non sento…Un retaggio del paganesimo? Un rito sacrificale? E forse avete
ragione…sì…solo che lui…il capitone nordista….non conosce i nostri usi e non si è
rassegnato….ma dico io….come ha fatto a scappare dalla vasca? E’ vero!!...E’
come dite voi…non c’è dubbio! Filomena ha riempito troppo la vasca…ecco com’è
successo!! Professore ….ma voi ve ne intendete di capitoni? Aaah….ecco…ora mi
spiego…avete insegnato a Lesina per cinque anni…ne avete mangiate di
anguille!!...Bè..professore…vi devo lasciare…sì…ho una cosa molto importante da
fare…sì…sì…ci vediamo…
Chiuse la
finestra. Indugiò davanti alla finestra chiusa. Si passò la mano sulla fronte.
Si avvicinò lentamente alla credenza, prese in mano un ritratto e l’ osservò
come fosse la prima volta.
- Ero graziosa da giovane….a diciott’anni hai
il tuo futuro nelle mani…il cuore gonfio di speranze…il corpo è pronto ad
affrontare qualsiasi sfida…hai di fronte un immenso orizzonte da esplorare….La
gioventù ha la forza di essere senza passato, mai un istante a voltare indietro
il capo, tutto è sempre e solo davanti a te. Anche il modo di vedere le cose è
proiettato verso una dimensione che deve ancora venire…vivi nello scorrere del
tempo, ti lasci travolgere dall’impeto incessante del domani…il verbo che
coniughi più spesso è il futuro…i desideri e i progetti sono intrisi di
assoluta certezza…le cose andranno nel verso che hai deciso…senza alcun dubbio.
Questa lucida sfrontatezza è meravigliosa! Ti spinge a cercare, a conoscere, a
capire, a rifiutare i consigli, a rischiare in prima persona, a esporti come
mai era successo prima…Il potente e magico flusso vitale che ti scorre dentro
non può essere arginato in alcun modo, deve straripare per arrivare a fecondare
gli angoli più nascosti di te stessa. Ti assale una rabbia sacra…non puoi fare
a meno di rivoltarti contro le convenzioni ottuse, contro l’ipocrisia degli
adulti, contro l’ingiustizia che regna sul pianeta, contro la falsa complessità
di certi sistemi, contro le contraddizioni della religione, contro l’assenza di
Dio, contro la mercificazione di ogni cosa. Ti senti un novello Davide, capace
di buttar giù la tracotanza di Golia con una semplice fionda. A diciott’anni
sei un cristallo di rocca…durissimo e trasparente…i raggi del sole ti
attraversano rifrangendo una luce unica, accecante. A diciott’anni cavalchi la
vita con la sicurezza di chi saprà sempre dominarla….
Ritornò al
tavolo. Riordinò i fogli con cura.
- Ecco….ho
scritto tutto quello che c’era da scrivere….ora sono libera da ogni
incombenza…posso procedere….sono serena….calma….tranquilla….
Squillò il
campanello alla porta. Tre volte.
-
Ancora?...Adesso basta! Ho bisogno di calma!!........Mah!
Furibonda
spalancò l’uscio di casa e una luce bianca abbagliante la investì in pieno.
Istintivamente si protesse gli occhi e fece qualche passo indietro.
- ...Madonna mia!!
cadde per terra
investita dalla luce e da strani suoni. Fissò la porta spalancata con la bocca
aperta. . Dopo qualche istante si alzò in piedi, corse verso la porta e la chiuse
col chiavistello. Si girò su se stessa
appoggiando le spalle alla porta sbarrata e osservò attentamente tutta la
stanza. Lentamente si abbassò per
guardare sotto i mobili, con cautela si aggirò per la stanza alla ricerca di
qualcosa sul pavimento. Ad un tratto diede un colpo di reni e afferrò con
entrambe mani qualcosa sotto il divano.
- Eccoti qua!!
Maledetto!! Che vuoi da me? Schifoso! Fai vomitare….lurido di polvere e
ragnatele attaccate addosso!! Che vuoi bestia? Dovrei schiacciarti quella testa
schifosa di bava e sudiciume! E ora che faccio? Devo approfittare di questo
momento…prima che riprenda forza….
Corse nell’altra
stanza per ricomparire subito dopo con un secchio e un paio di guanti di gomma.
Infilò i guanti, ebbe un attimo di esitazione…poi si abbassò, afferrò il
capitone e lo mise repentinamente nel secchio. Appoggiò il secchio sul tavolo,
si sfilò i guanti e li gettò per terra, guardò dentro il secchio con disgusto
poi di scatto andò via e ricompare subito con una caraffa d’acqua che svuotò
nel secchio.
- Adesso va
meglio! Avevi bisogno d’acqua! Ma…ma come hai fatto!? La porta…no..no..io ho
aperto la porta…ma…il campanello ha suonato! Ha suonato tre volte…sì..ne sono
sicura…poi quella luce…quei suoni strani!! Ma chi sei?? Cosa vuoi da me??
Indietreggiava
tremante, andò alla credenza e si versò un bicchiere, beve tutto d’un fiato.
- Ero giunta al
momento cruciale, serena, tranquilla….avevo liberato la mente…era il momento
giusto…pensato….desiderato…per tanto tempo…e accade sta cosa
strana…misteriosa….ho paura…ma è mai possibile che un’anguilla…..Dio! Mi sembra
di impazzire!!
Si avvicinò al
tavolo e guardò nel secchio.
-
Tu vuoi vivere!! Lo sento! Non ti arrendi al tuo
destino…vuoi tornare a nuotare nel mare…vuoi tornare dove sei nata! Il mar dei
Sargassi! Tu devi ritornare lì, per riprodurti…è la vita che te lo
ordina…questa forza…questa energia….è la vita che scorre in te! Ma questa forza
ti ha portato nel posto sbagliato…qui c’è il nulla…qui la vita si è
autosospesa..in attesa di finire…Tu mi chiedi di salvarti…io…che non sono stata
capace di salvare me stessa…che non sono riuscita a trovare un solo buon motivo
per continuare a vivere….che sento la vita come fastidio, come peso insopportabile,
come un’offesa alla stessa dignità umana…. Noi umani abbiamo imparato a
misurare le cose…analizziamo lo stesso flusso vitale che ci attraversa…la vita
ci prende ma noi la manipoliamo, la modifichiamo, l’allunghiamo, la
spezziamo…noi siamo padroni di noi stessi e di tutto quello che ci circonda….Tu non ti chiedi il perché…tu non sai ciò che
è bene e ciò che è male. In quella vasca da bagno sentivi la morte che si avvicinava….hai
tentato di fuggire da quella sensazione….sei finita qui!.....Sei finita qui….…sei
finita qui?...No…non sei finita qui……sei venuta
qui!....Il campanello ha suonato tre volte….sì…tre volte…ma chi sei?? Le
cose non stanno così…potresti….potresti….essere qui apposta per me! Ma è
ridicolo! E’ grottesco! Un’anguilla arriva qui…piomba qui…per fermarmi…per
bloccarmi….naaa! Mi rifiuto di pensarlo! ..l’anguilla ex machina…arriva a
salvare un’idiota che sta per fare l’unico gesto sensato della sua vita!! E chi
saresti? Un angelo! Un angelo-biscione…ma dove s’è mai visto? Non è
possibile….ho pregato tanto….ho bestemmiato…..ho pianto….ho urlato contro il
cielo….e dopo una vita disperata….arriva….arriva…l’angelo del mar dei
Sargassi!! Senza ali, senza chioma, senza parola…..sono confusa, non capisco…ma
sento….sento una forza che mi invade e mi scioglie….
Si lasciò andare
sulla sedia. Si passò le mani fra i capelli e sul viso.
-
Forse….sì….forse devo smetterla di misurare…di
analizzare….di considerare…di guardare indietro…dovrei lasciarmi andare e seguire il ritmo…il pulsare della vita…le
albe e i tramonti non sono metafore…il mare non è uno specchio….il cielo non è
un coperchio….e le nuvole….le nuvole..cosa sono le nuvole? Gas e vapori
modellati da un estroso architetto…no…non è così….le nuvole sono gli abitanti
del cielo….un popolo bizzarro e pacifico che si muove col vento e si diverte a
guardare in basso e a imitare ciò che vede: distese d‘acqua, distese d’erba,
foreste, ghiacci,deserti, città e uomini che brulicano come formiche impazzite.
Amo le nuvole e il vento che le muove…il vento che asciuga la pelle e
scompiglia i capelli. Il mio angelo conosce bene le nuvole che si specchiano
nel suo mar dei Sargassi, verde di grandi alghe e pullulante di vita……Penso che
ogni vivente abbia il suo mar dei Sargassi…un posto dove è nato e dove va a
compiere il suo ciclo vitale…ssì…il ciclo vitale….non so quanto durerà
ancora…il mio ciclo…la mia vita…so solo che, per il tempo che mi resta, non
mangerò mai più un capitone….
Afferrò i fogli
e li stracciò con cura. Guardò nel secchio e sorrise, andò verso la finestra e
guardò fuori. Sussultò alla vista di qualcosa, aprì subito la finestra.
- Professore!
Professore!...Posso farle una domanda?....Grazie….ecco….non so come dire..diretta?
Sì una domanda diretta…ecco….Dio esiste?....Sì mi rendo conto….una domanda
impegnativa…sì capisco….no…no…un momento…che c’entra la sciatica?...Ah…ecco…se
le avessi fatto questa domanda ieri….ieri lei era a letto con la sciatica…mi
avrebbe risposto di no…oggi invece che sta molto meglio…qui fuori, col cielo
azzurro e i passeri che cinguettano…oggi lei mi risponde di sì….Ma
professore..che razza di filosofia è questa? La metafisica dipenderebbe da un
callo dolorante? No?...Che dice?...Una ragione suprema….sì credo di capire…una
ragione suprema…noi diciamo che Dio esiste quando abbiamo trovato una ragione
suprema…il dolore obnubila la mente…ci spinge verso il basso…ci impedisce di
pensare a una ragione suprema…quando siamo liberi dal dolore possiamo
riflettere. ..avere l’illuminazione. Ma professore…una ragione suprema può
essere qualsiasi cosa: un’entità superiore ma anche l’amore, la bellezza, la
conoscenza…sì…ho ragione? La ragione suprema è collegata alla vita. La ragione
suprema ci sintonizza sul flusso della vita spingendoci ad abbandonarci ad esso
fino in fondo…fino all’ultimo istante…E gli angeli? Esistono gli angeli? Sì dal
greco Anghelos…Messaggero..gli angeli sono coloro che ci aiutano a comprendere
la ragione suprema..Ho capito…finalmente ho capito…cosa fa? Rientra? …I ceci
sul fuoco…anch’io devo andare…accompagno un amico in partenza…no…né treno né
aereo…lui viaggia solo via mare….sì…grazie professore…arrivederci.
Chiuse
la finestra. Andò allo specchio, mise cipria e rossetto. Sorrideva. Infilò il
soprabito. Tornò allo specchio a provare un paio di cappelli fino a quando non
trovò quello giusto. Sorrideva. Prese il secchio e lo infilò con cura in un
grande sacchetto. Un’ultima occhiata allo specchio e uscì di casa.