lunedì 17 dicembre 2012

IO STO CON MARCO




Mentre la cosiddetta politica non cessa di mostrarsi cinica, bramosa di potere, vuota e rivoltante; mentre il mafioso, evasore fiscale, corruttore, debosciato, pagliaccio Berlusconi continua a offendere l'intelligenza e la vita degli italiani; mentre Monti gioca a rimpiattino con i leccapiedi di turno; mentre Bersani si affanna a preparare la sua vittoria sempre più meno certa; mentre Beppe Grillo e il suo popolo inseguono sgangheratamente l'occasione di entrare in Parlamento; mentre centinaia di imbecilli incompetenti tentano disperatamente di rimanere in parlamento; mentre il nostro Presidente della Repubblica è sempre più impegnato nelle beghe di governo dimenticando di assolvere al suo primo dovere: essere garante della Costituzione e della Legalità.....Un Uomo di 82 anni sta rischiando la vita nel nome di un principio.
Marco Pannella urla, attraverso il suo sciopero della fame e della sete, la totale mancanza di Legalità ne
l nostro paese. Quella mancanza di Legalità che si manifesta nelle condizioni mostruose in cui versano le carceri italiane, nella impossibilità di raccogliere le firme necessarie per presentare le liste elettorali, nelle ripetute infrazioni in cui cade un Italia che non rispetta e non applica leggi e regolamenti europei.
La storia di Marco Pannella e dei Radicali è costellata di battaglie per la Legalità e per il riconoscimento dei Diritti Civili e Umani. Una storia che è passata indenne da ogni tipo di marciume e da ogni tipo di accordo sottobanco. Ancora una volta, in questo clima politico mefitico e nauseabondo, Marco Pannella e i Radicali hanno il coraggio di intraprendere una battaglia giusta e pulita, una battaglia per il diritto di tutti e la libertà di ciascuno. E se qualcuno pensa che questa sia solo vuota retorica in una situazione densa di problemi ben più importanti, ebbene si sbaglia. Perchè niente può funzionare se non è garantito il diritto alla legalità. Uno Stato che continua ad essere in piena flagranza criminale perchè non rispetta le sue stesse leggi non potrà mai pretendere che i suoi cittadini vivano e operino nella legalità.
Grazie Marco, io sto con te.

sabato 15 dicembre 2012

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA




Ancora una volta la strage di Newtown ci mette di fronte al problema di interpretare un gesto sanguinario eclatante, particolarmente agghiacciante, assolutamente gratuito. Su La Repubblica di oggi, Vittorio Zucconi , in un gran bell'articolo, sostiene la decisiva responsabilità di una soci
età la cui giurisdizione garantisce la libera detenzione di armi da parte dei suoi cittadini. E questa è una verità assolutamente non discutibile. Ma è sufficiente a spiegare completamente ciò che è accaduto? La diffusione capillare di armi di ogni genere (comprese quelle da guerra) spiega facilmente casi di morti accidentali dovute ad un loro uso incauto o improprio (bambini e/o ragazzini che ne vengono fortuitamente in possesso o pratiche irresponsabili di coloro che le maneggiano o le puliscono alla presenza di tutta la famiglia) ma difficilmente può spiegare completamente i motivi di stragi come quella di ieri. Sicuramente la libera disponibilità di armi ha reso più facile e più micidiale l'impresa del giovane suicida, ma non ne spiega le cause. Eventi come questo non possono non farci riflettere sul concetto di violenza che si è andato affermando nell'odierna "società liquida". L'assenza di valori di riferimento certi ed immutabili, la spinta irrefrenabile a soddisfare i propri bisogni soggetti ad una crescita esponenziale, la caduta di una prospettiva storica e temporale in favore di un solo vero presente, l'esistenza di rapporti umani basati sull'egotismo del consumo, il primato dell'economia su ogni altro aspetto della nostra vita, la negazione all'accesso al consorzio umano di coloro che non possono consumare e/o non vogliono accettare le nuove regole; tutti questi elementi potenziati a dismisura dai mezzi di comunicazione di massa hanno prodotto una mutazione antropologica globale. Abbiamo imparato a vedere e a considerare la violenza e la sopraffazione come pratiche risolutorie di problemi, l'omicidio non è più la rottura di un patto (con Dio o con la Società) le cui conseguenze lacerano la coscienza fino a minarne l'essenza. Oggi le narrazioni di Macbeth o quelle di Delitto e Castigo o, andando ancora più alle origini, quelle di Edipo e di Medea, acquistano un altro sapore, un altro significato, molto più vicino a un videogioco o a un serial televisivo. E' stata espunta definitivamente la Hybris, la tracotanza dell'essere umano che si è voluto sostituire ad una legge al di sopra di lui. Il senso di onnipotenza dell'uomo era considerato il suo peccato più grave (a tutte le latitudini e in qualsiasi consesso civile e religioso), oggi l'onnipotenza è il carburante indispensabile per poter correre con successo sulla strada dell'autoaffermazione, l'unica strada che conferisce senso alla vita. Oggi tutto il mondo occidentale si interroga sui quei poveri bambini massacrati senza un perchè....Come se il perchè facesse la differenza. Come se quei bambini del Connecticut fossero più vittime innocenti di molti più bambini del Sudan, della Somalia, della Palestina, di Israele, della Siria, di tutti quei paesi in cui vengono massacrati per un orrendo, schifoso motivo. La società globalizzata, il nuovo Leviatano, pretende ed ottiene i suoi sacrifici, pensare che siano riservati solo ai paria della terra è un ennesimo atto di presunzione. Ovviamente l'epilogo di questa strage mostruosa sarà l'ennesimo racconto di un gesto di un pazzo. Io non credo che quel giovane fosse un pazzo, era sicuramente un alienato, una vittima del Leviatano. Ricorda un pò il protagonista del bel film di J. Schumacher: Un Giorno Di Ordinaria Follia (1993), con un Michael Douglas nella sua forma migliore.


martedì 4 dicembre 2012

IL RASOIO DI OCCAM


La rasatura quotidiana non è una semplice prassi di igiene. Essa ci costringe a passare del tempo davanti ad uno specchio concentrando la nostra attenzione e i nostri gesti sul viso. Nonostante si facciano movimenti e posture stereotipate, lo sguardo fisso sulla nostra immagine riflessa induce inesorabilmente a “riflettere”, ovvero a produrre pensieri che hanno come oggetto noi stessi. All’inizio la riflessione è orientata verso la qualità della nostra immagine, la quale, molto spesso, è strettamente connessa alla qualità della cena consumata la sera prima e, in aggiunta, alla qualità dello spettacolo televisivo a cui abbiamo assistito. Per questo motivo non ci si deve allarmare eccessivamente se al mattino il nostro volto ha un colorito giallastro e due occhiaie spaventose, è normale se si è cenato con peperoni ripieni guardando alla tv “Grey’s Anathomy”….Dopo questa prima fase, iniziata malissimo e conclusa con una considerazione consolatoria tipo: “faccio schifo ma comunque sono vivo “, il pensiero comincia a carburare prendendo lentamente il volo. Affiorano alla mente gli impegni, le scadenze, i progetti della giornata e con essi la determinazione ad affrontare il nuovo giorno. Ma l’elenco, anche quello che riguarda un giorno festivo, contiene sempre qualche incombenza particolarmente fastidiosa se non decisamente odiosa. Cose tipo tagliarsi le unghie dei piedi, rinnovo dell’assicurazione dell’auto, quota condominiale, una coda sicura da fare in banca o alle poste, telefonare al proprio cognato (chissà perché i cognati sono sempre degli assoluti mentecatti), risultano talmente insopportabili da incupire anche la giornata più radiosa. E’ questo il momento in cui la nostra mente si lancia nelle più spericolate speculazioni filosofiche riproponendo i classici e intramontabili argomenti che riguardano il senso della vita, l’imprevedibilità del fato, la transitorietà dell’amore fino a giungere al dubbio sull’esistenza di Dio.   
In questo magma mentale dove considerazioni e interrogativi rimbalzano freneticamente fra il nostro viso insaponato, le piastrelle di ceramica e lo specchio semiappannato abbiamo una sola possibilità di ricongiungerci armoniosamente con noi stessi: il rasoio di Occam.
No, non si tratta di un nuovo modello di usa & getta a sei lame al titanio più tampone di preziosissimo unguento afrodisiaco. Il rasoio di Occam è un principio metodologico elaborato nel XIV secolo da un frate inglese, Guglielmo di Occam. Frate Guglielmo era un uomo molto colto, un filosofo dalla ferrea razionalità e, come tutti gli inglesi, molto pratico (non dimentichiamo che l’empirismo nasce proprio in Inghilterra). Egli era francamente stufo di dover leggere una gran quantità di teorie, le più astruse e complesse sulla natura, sull’universo e sulla creazione del mondo.
Occam pensava che così come la natura sceglie sempre la strada più breve e il sistema più semplice per costruire il proprio equilibrio così anche l’uomo deve limitarsi, nella propria speculazione, a cercare la spiegazione e la risposta più semplice. Nasce così uno dei principi fondamentali del pensiero scientifico moderno, una forma mentis che come un rasoio taglia di netto tutto ciò che è inutile, tutto ciò che complica senza una sostanziale necessità: “ Entia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem “ , “ Gli elementi non sono da moltiplicare se non necessario “, “ Pluralitas non est ponenda sine necessitate “, “ La pluralità non è da considerare se non necessario “ e infine “ Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora “ , “ E’ inutile fare con più ciò che si può fare con meno “. Il buon Guglielmo coglie il senso profondo delle leggi della natura e, inconsciamente, anche quelle che molti secoli dopo saranno le leggi della comunicazione anticipando l’elaborazione di concetti come ridondanza ed entropia.
L’età contemporanea così ridondante di informazione, così satura di falsi bisogni, così carica di nevrosi relazionale, così oberata da vacue mitologie, così portatrice di falsa complessità, avrebbe bisogno di qualche colpo di rasoio ben assestato. Tornare al paradigma della Natura e alle sue eterne e semplici leggi.  
Noi, nel nostro piccolo, possiamo sperimentare l’efficacia del rasoio di Occam ogni mattina davanti allo specchio, sperimentare tagliando via le schegge impazzite del pensiero bulimico ed egoista frutto della logica imperante della civiltà dei consumi. Non sarà l’economia a liberarci da questa nuova schiavitù, sarà il pensiero, la conoscenza, sarà la filosofia. Purtroppo nulla si potrà fare per liberarci dai cognati, a meno che non si ricorra ad uso improprio del rasoio…
                                                                                                     Francesco Saverio Sasso