venerdì 27 febbraio 2009

VINCENZO SALEMME

TEMA ETICAMENTE SENSIBILE

martedì 24 febbraio 2009

MICHEL PETRUCCIANI - Estate

OMAGGIO AL PICCOLO GRANDE GENIO DEL JAZZ

The Fast Food Song

UNA FORTISSIMA TENTAZIONE A DIVENTARE FAVOREVOLI ALLA PENA DI MORTE:

lunedì 23 febbraio 2009

MAC RONAY

DICHIARAZIONE D'INTENTI

CHARLES BUKOWSKI

DICHIARARE LA SOLITUDINE

VITTORIO GASSMAN - Pasolini: La Ballata delle Madri

DICHIARATA DISPERAZIONE

MINA - Insieme

DICHIARAZIONE D'AMORE

MONTEVERDI - L'Incoronazione di Poppea:Pur ti miro

DICHIARARSI L'AMORE

domenica 22 febbraio 2009

SANREMO RESTITUTA


Nonostante il mio scettiscismo iniziale, nonostante la mia pessima opinione su quasi tutti i programmi televisivi, nonostante le precedenti noiosissime edizioni, nonostante la tesi largamente condivisa fra critici e musicisti che lo definiva un fossile televisivo al guinzaglio di dirigenti Rai mentecatti e discografici cinici e furbacchioni, devo ammettere che questa 59 esima edizione del Festival della Canzone Italiana merita un applauso.
Paolo Bonolis ha saputo dimostrare come si fa a confezionare uno spettacolo di intrattenimento musicale rivolto ad un pubblico popolare partendo da premesse e contenuti colti. In questa operazione si è rifatto agli splendori televisivi italiani degli anni ’60 e ’70, alle esperienze indimenticabili di Marcello Marchesi e Terzoli e Vaime, all’autoironia dei programmi di Renzo Arbore, alla leggerezza della commedia, alla lievità della consapevolezza della tradizione e della storia. L’idea vincente è consistita nel trasformare il vecchio e obsoleto Festival di Sanremo in una festa della musica italiana, un’occasione di riappropriazione, da parte del pubblico, della storia della musica italiana attraverso l’esibizione di vecchi e nuovi artisti, di vecchi e nuovi generi, di cantanti bravissimi e di imbecilli famosi, senza remore né intellettualismi. Bonolis ha capito che era giunto il momento di cambiare le premesse: non più una telecronaca di una gara musicale, sulla cui genuinità pesavano forti dubbi, ma un programma musicale che contenesse una gara, non solo, ma ha avuto il coraggio di recuperare lo spirito originale del festival, nato e dedicato alla canzone e non ai cantanti. La riproposta delle canzoni in gara con arrangiamenti diversi e l’accoppiata dei cantanti a colleghi e/o ad artisti famosi ha creato uno spettacolo in più, ma, soprattutto, ha fornito agli spettatori ulteriori e interessanti spunti di giudizio sulla qualità delle canzoni. Nella costruzione di questo nuovo spettacolo è emersa anche un’operazione estremamente interessante: la fine della figura (francamente penosa) della valletta, ovvero della giovane (più o meno famosa) bonazza portatrice di occulti e demenziali segnali di sessualità latente nonché di evidenti segnali di imbecillità manifesta.. Persino le conigliette di Playboy sono state coinvolte in questa salutare epifania di umana natura, apparendo come persone (personae bonae, ma personae) invece che manichini da boutique. La presenza ironica e autoironica di famosi indossatori abbandonati alle gags da varietà di Luca Laurenti ha demolito definitivamente quell’aura sessual-misteriosa che circondava il mondo della moda. Forse l’unico aspetto che suscita ancora delle perplessità è stato quello delle interviste che sconta ancora dell’influenza negativa dei programmi contenitore (sia Rai che Mediaset), non credo che al pubblico italiano interessi molto di sapere su Kevin Spacey e Hug Hefner.
Per quanto riguarda la gara vera e propria bisogna dire che le canzoni ascoltate nella categoria Nuove Proposte sono state (una volta tanto) molto più interessanti di quelle nella categoria maggiore. E questo potrebbe essere un segnale di un nuovo corso creativo della canzone italiana. Nella categoria maggiore non vi sono state canzoni particolarmente belle né particolarmente brutte, a parte Povia che incarna ormai a perfezione la figura di scemo del villaggio o imbecille canterino, che dir si voglia. Abbiamo ascoltato le solite canzoni “furbe” o ammiccanti come quelle del trio Pupo, Belli, Youssun Dour e quella di Fausto Leali (molto più dignitosa sia nel testo che nella musica), quelle che si rifacevano alla tradizione dell’aria operistica con Albano, Patty Pravo (con qualche problema di intonazione) e Francesco Renga (un po’ troppo pucciniana) e quelle più vicine alla canzone italiana pop-melodica.
Una parola sui vincitori: non ha trionfato la musica ma l’immagine. Nella categoria cadetta è stata premiata una canzoncina gradevole che inneggia all’amore eterno cantata da una ragazza simpatica, timida, dal look neoromantico (una Cinquetti postmoderna). Nella categoria maggiore ha stravinto un giovane che in realtà è un vecchio marpione, la materializzazione dell’immaginario collettivo, il trionfo dell’aurea mediocritas: una canzone senza qualità, una voce senza qualità, un uomo senza qualità, tranne uno smisurato bisogno di diventare famoso. Un emblema di quella fabbrica degli orrori televisivi che è Amici. Anche per questo motivo la 59esima edizione del Festival di Sanremo passerà alla storia della TV: la nascita del primo Golem della canzone italiana.

domenica 15 febbraio 2009

sabato 14 febbraio 2009

QUINCY JONES - Soul Bossa Nova

INTRATTENIMENTO ANNI '60

giovedì 12 febbraio 2009

LEONARDO SCIASCIA - Il Consiglio d'Egitto

LA STORIA NON ESISTE

LEONARDO SCIASCIA - La costituzione non esiste più

LEGGERE E RILEGGERE SCIASCIA

J.S.BACH - Brandenburg Concertos No.4 - iii: Presto

UN MERAVIGLIOSO FRAMMENTO CHE RIVELA L'INFLUENZA DI VIVALDI NELLA MUSICA ORCHESTRALE DI BACH.

CAPAREZZA - L'età dei figuranti

APPAIO DUNQUE SONO

martedì 10 febbraio 2009

UN BRANCO DI SCIACALLI


È la prima volta che le pagine di questo blog dedicano tanto tempo e spazio allo stesso argomento. Il motivo non dipende dalla particolare pena per la condizione in cui versava Eluana Englaro quanto dalle molteplici implicazioni morali, etiche e giuridiche che quella condizione comportava. Non solo, il caso Englaro è diventato il paradigma di una condizione nella quale vivono, in Italia, migliaia di persone e nella quale si dibattono disperatamente tantissime famiglie. In Italia non solo manca una legge che contempli il testamento biologico e garantisca i diritti costituzionali di coloro che sono diventati incapaci di intendere e di volere, in Italia manca una rete assistenziale della sanità pubblica che garantisca la qualità della sopravvivenza di questi casi disperati senza ricadere pesantemente sulle famiglie. In sostanza, nel nostro paese, esiste una categoria di disgraziati ai quali sono negati sia i diritti costituzionali che il diritto ad essere assistiti nel modo migliore a spese della collettività. Le ragioni dell’esistenza di questo “limbo” in cui è assente il diritto ed è assente lo Stato sono almeno un paio: la prima consiste nel fatto che queste persone, regredite allo stato vegetativo o semivegetativo per le cause più disparate, non sono state mai difese da nessuno, non c’è mai stato un gruppo d’opinione che ne sostenesse le necessità e le rivendicazioni; la seconda ragione risiede a Roma, nella Città del Vaticano: l’enorme peso politico della chiesa cattolica ha di fatto impedito che le due grandi correnti del pensiero politico (quella cristiana e quella laico-socialista) potessero confrontarsi liberamente per produrre una giurisdizione condivisa, efficace e conseguente alle disposizioni della carta costituzionale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Italia non è uno stato di diritto. In Italia lo Stato non è la casa comune le cui regole di convivenza sono una reale garanzia per tutti i cittadini. Le questioni più sensibili di ogni democrazia sono i diritti inalienabili del cittadino e il loro libero esercizio; i pericoli più gravi di ogni democrazia sono l’abuso di potere e il conflitto di interessi. Si può dire che gli italiani siano liberi di scegliere i loro rappresentanti? Si può dire che in Italia la politica, l’economia e la magistratura siano sottoposti a ineccepibili sistemi di controllo? Si può dire che il sistema fiscale nazionale sia equo e trasparente? Si può dire che in Italia le banche siano sottoposte a giurisdizione e controlli rigidi?
Tornando al caso di Eluana, è necessario spendere qualche parola sulla legge che il governo stava confezionando prima che lei morisse. Questa legge definisce che l’idratazione e l’alimentazione forzata non sono un atto terapeutico e, di conseguenza, anche di fronte a un dichiarato ed esplicito rifiuto del malato di essere sottoposto a qualunque terapia, egli non potrà sottrarsi in nessun modo ad essere mantenuto in vita artificialmente. In sostanza, se io decidessi di lasciarmi morire di inedia questo non mi sarebbe consentito perché farei la fine di un’oca all’ingrasso: nutrito a forza con un imbuto nel becco. E se io volessi fare uno sciopero della fame e della sete per sostenere una protesta civile nonviolenta? Secondo questa legge non sarebbe più possibile. Secondo questa legge io non potrò più disporre di me stesso, non sarò più libero di agire secondo i miei principi. Che fine ha fatto il tanto celebrato liberalismo? Il governo, che si autodefinisce liberista e liberale, dimentica le basi fondamentali su cui poggia tutta l’economia di mercato e tutto un sistema di concezioni politiche e filosofiche. La “libera iniziativa” si basa sulla teoria della naturale libertà dell’uomo e della totale autonomia della propria coscienza. Le posizioni della chiesa cattolica non meravigliano nella sostanza quanto nei toni da crociata medievale; è abbastanza normale che una religione rivelata sia tentata dalla deriva teocratica: manipolare l’anima induce a voler manipolare anche il corpo. Quello che più turba, in queste ore, è la sicurezza e l’arroganza dei cattolici che stigmatizzano violentemente chi non la pensa come loro. Questi nuovi farisei non sanno cosa vuol dire compassione e rinuncia al giudizio; costoro non hanno mai vissuto accanto ad un caro ridotto ad uno stato larvale, ad un corpo svilito di ogni dignità e pudore, ad un futuro privo di speranza e denso di enormi preoccupazioni. Ogni essere umano è un pianeta, ogni storia è unica e irripetibile, ogni dolore è il Dolore Umano; queste vicende tragiche hanno bisogno del rispetto che nasce dal riconoscere il diritto alla dignità e al pudore di ognuno. Invece no, il destino di queste persone e delle loro famiglie se lo sono giocato a dadi Berlusconi & Co, ovvero il governo, Casini e i teocrati del centro sinistra, un bel gruppo, un branco di sciacalli.

JIMI HENDRIX - Little Wing

DEDICATA AD ELUANA

lunedì 9 febbraio 2009

ALBERTO SORDI - Il Moralista

IO VADO DRITTO

THREE AMIGOS

CAVALIERI SENZA MACCHIA

I TRE AMIGOS























Eccoli qui, sono i nuovi Talebani Italici, sono i tre campioni della fede cattolica, sono SACCONI, BERLUSCONI e CASINI. Peccato che abbiano anche loro qualche problema con la Chiesa. Berlusconi e Casini sono divorziati e quindi gli sono negati i sacramenti. Ma loro se ne fregano, si sono risposati e hanno fatto altri figli, probabilmente, in quanto campioni della fede, hanno avuto una speciale dispensa dal papa o, chissà, da qualche pezzo più grosso ai piani alti. Il buon Sacconi, invece, è sposato sempre alla stessa donna, ma proprio a causa della consorte si trova, come il lider maximo, impastoiato in un certo conflitto d'interessi. La moglie del pio Sacconi (ex socialista craxiano) è dal 2005 alla presidenza di Farmaindustria, la confindustria delle industrie farmaceutiche, e in questo ruolo è diretta interlocutrice del marito, ministro del Welfare, sulla faccenda spinosa delle tariffe farmaceutiche. Qualcuno dirà che tutto ciò non è direttamente connesso alla vicenda Englaro e che qui si vuole solo screditare chi ritiene che la si voglia sopprimere barbaramente. Non c'è bisogno di screditare i tre amigos: un ministro, un primo ministro e l'ex presidente della camera che disprezzano apertamente le leggi dello stato si qualificano da soli. Sono sciacalli della politica, disposti a cibarsi di qualunque carogna pur di riempire la pancia. Dietro i loro pronunciamenti umanitari e i loro sorrisi serafici ci sono denti affilati e un nauseabondo alito di putrefazione. Sul sonno di costoro veglia il vescovo di Roma, egli non riesce a dormire a causa degli spettri che popolano le sue stanze.

domenica 8 febbraio 2009

UNO STATO SENZA DIRITTO



Le ultime vicende sul doloroso caso di Eluana Englaro mi hanno sconvolto. Non voglio entrare nel merito del tema di fondo, ovvero sulla questione se sia più o meno giusto interrompere le cure che le vengono somministrate da diciassette anni e se i genitori abbiano il diritto di chiedere, in sua vece, di non andare oltre nelle terapie che la mantengono in vita. Il problema, in questi casi, non può essere risolto (in mancanza di una giurisdizione che preveda e regoli queste circostanze) da un plebiscito popolare o dalle opinioni del papa o dal modo di pensare dei governanti. In questi casi l'unica soluzione accettabile può essere quella di un tribunale che, sulla base delle leggi vigenti e della carta costituzionale, decida, percorrendo tutti i gradi di giudizio, il destino di un essere umano e della sua famiglia che sono stati colpiti da un accidente così tragico. Se il nostro paese è uno stato di diritto, questa è l'unica strada percorribile. Invece quel che sta accadendo in questi giorni ha il disgutoso sapore di una farsa da repubblica delle banane. Nonostante ci sia stata una sentenza definitiva della Corte di Cassazione che ordina la cessazione di ogni atto terapeutico (compresa l'alimentazione e l'idratazione forzata) nei confronti della Englaro, esponenti di punta del governo, in un primo momento, hanno manifestato a parole e con i fatti il totale disprezzo di una sentenza dello Stato poi tutto il governo ha proceduto a confezionare un decreto legge contro la suddetta sentenza. L'intervento del Presidente della Repubblica non è stato sufficiente a far capire che il decreto legge rappresenta un vero e proprio corto circuito della democrazia e un'onta incancellabile sullo stato di diritto. Il governo ha deciso di cogliere al balzo, con cinismo ripugnante, la ghiotta occasione di accaparrarsi i voti dei cattolici di centro sinistra per le prossime elezioni europee e amministrative. Per un pugno di voti si farebbe qualsiasi bestialità, figuriamoci se non si trattasse di un pugno bensì di moltissimi voti. E' chiaro che per il governo le questioni etiche, il senso dello stato, i principi costituzionali, la stessa Legge, sono quisquilie,roba da poco, particolari di secondo piano. E pensare che fino a ieri questi tristi personaggi da presepe che governano il paese hanno avuto il coraggio di pontificare contro la mancata certezza della pena e contro il lassismo e la superficialità di certi giudici che trasformano le sentenze di condanna in liete vacanze domiciliari. Ora tutti uniti sotto la bandiera di Costantino (In Hoc Signo Vinces) si danno da fare per annullare una sentenza legittima dimostrando che in Italia tutto è relativo e tutto è possibile. In Italia la legge non è uguale per tutti, anzi, in realtà non c'è legge che tenga. Di fronte agli ipocriti proclami della Chiesa si è formata una fila lunghissima di politici in attesa di leccare i piedi del papa e intascare voti. A questo fetido marasma di ipocriti speculatori delle disgrazie altrui si contrappone una gran quantità di famiglie che assistono i loro cari handicappati senza nessun ausilio dello stato, senza nessun contributo tangibile della comunità civile. Ci sono malattie rare non riconosciute dal nostro sistema sanitario, sono tantissimi gli ammalati cronici non più autosufficienti che sono abbandonati alla buona volontà e al bilancio delle famiglie. Per costoro non c'è nessuno che parli, che promulghi un decreto legge, non c'è un fottutissimo prete di provincia che ne denunci l'abbandono. La Chiesa è troppo impegnata a mobilitare i propri adepti per manifestare contro il padre di Eluana, è troppo presa a perdonare vescovi filo nazisti, a negare i funerali religiosi a Piero Welby e a concederli a mafiosi pluriassassini. Alla luce di tutto ciò è paradossale che il governo italiano gridi allo scandalo perchè il Brasile non riconosce le sentenze che condannano quell'assassino di Cesare Battisti: cosa c'è da meravigliarsi quando è lo stesso primo ministro italiano a non riconoscere le sentenze dei nostri tribunali? Mi viene in mente il caso Moro, all'epoca sia la DC che il PCI furono d'accordo sul fatto che in uno stato di diritto non era possibile piegare la legge ad una seppur tragica situazione e mai nessuno pensò di varare un decreto ad hoc. Adesso invece abbiamo toccato il fondo: non c'è legge che debba essere rispettata, non ci sono diritti inalienabili sanciti e, aggiungo, non c'è neanche religione, perchè la religione affonda le sue radici più vive nella coscienza del rispetto verso la persona, nell'immedesimazione nel dolore altrui, nella tolleranza per chi la pensa diversamente. Quando la religione inneggia alla trasgressione della legge diventa pericoloso fanatismo. Questo vale anche per la politica: quando un governo non rispetta la legge non merita di essere riconosciuto come legittimo, i ministri tutti, prima di insediarsi, giurano davanti al Presidente della Repubblica di rispettare le leggi e la Costituzione, questo invece è un governo di spergiuri.

sabato 7 febbraio 2009

CLINT EASTWOOD - Million Dollar Baby

IL DIRITTO ALLA DIGNITA' DELLA VITA

PIERO WELBY

NIENTE DA DIRE...

MICHAEL CRICHTON - Coma Profondo

IL SOTTILE CONFINE CON L'IGNOTO

martedì 3 febbraio 2009

lunedì 2 febbraio 2009

domenica 1 febbraio 2009