mercoledì 16 luglio 2008

martedì 15 luglio 2008

L'ARTE DELLA FUGA


Si tratta dell’ultima opera di Bach, rimasta incompiuta alla sua morte (1750), sicuramente il monumento più alto e perfetto della tecnica della composizione contrappuntistica. Non a caso nell’Arte della Fuga manca ogni indicazione sullo strumento da impiegare, si tratta di musica pura, assoluta, eseguibile da ogni possibile strumento. Molto si è scritto sulla complessa simbologia dei numeri contenuta in questo capolavoro e non c’è dubbio che Bach, pitagorico e neoplatonico, ma soprattutto intimamente cristiano, non abbia lasciato nulla al caso. La Fuga è una composizione musicale ad una o più voci di tipo polifonico in cui il tema viene trattato secondo la tecnica del contrappunto. Essa deriva dalla composizione barocca detta Ricercare, in cui ad una esposizione tematica segue una complessa elaborazione (in origine improvvisata) tendente ad esplorare tutte le possibilità armoniche e melodiche possibili. La Fuga è una forma musicale composta seguendo quelle che erano le tecniche della retorica classica (inventio, dispositio ,elocutio, quest’ultima in musica diventa executio) e in effetti la sua morfologia riflette, in qualche modo, il discorso parlato, l’orazione. Il fascino magico della Fuga consiste proprio in questo: un discorso musicale che racconta non storie o teorie ma solo ed esclusivamente emozione. Viene narrato un percorso affettivo che si dipana attraverso il suono organizzato evocando immagini e sensazioni sepolte dentro di noi. La Fuga è allontanamento, straniamento, ripiegamento su se stessi: una sorta di luccicante imbuto sonoro che attraversiamo per passare in un’altra dimensione. Da alcuni l’esperienza estetica dell’ascolto è stata accostata ad una esperienza trascendentale, da altri, invece, è stata paragonata ad un’esperienza ipnotica, in ogni caso, l’ascolto attento della Fuga è stata giudicata come un esempio concreto del forte potere evocativo della musica.
La dimensione temporale dell’esperienza musicale (nella quale si viene risucchiati durante l’ascolto) assume un aspetto fondamentale nella Fuga, è come percorrere un labirinto di specchi in cui realtà ed illusione si fondono per creare una nuova dimensione spazio-temporale. La Fuga assomiglia molto al nostro modo di pensare. Di solito le nostre riflessioni partono sempre da un primo pensiero dominante, da esso se ne dipartono altri, secondari, e mentre continuiamo a considerare quello dominante non possiamo fare a meno di sviluppare i secondari, il tutto contemporaneamente. In questo modo analizziamo compiutamente l’oggetto dei nostri pensieri, considerando allo stesso tempo i diversi aspetti della questione e le sue effettive ed ipotetiche conseguenze. Data una certa questione principale, ce ne allontaniamo per riflettere sulle altre collegate ad essa congetturando i diversi sviluppi, valutando vantaggi e svantaggi, ma senza mai perdere di vista la questione principale. Il nostro cervello è sempre in fuga, i nostri pensieri sono in uno stato di perenne dinamismo circolando fra l’analisi, il ricordo, la sintesi e la valutazione. Potremmo dire che neuroni e sinapsi siano sempre impegnati in un’attività contrappuntistica, dove cioè esiste indipendenza ritmica e dipendenza armonica fra le varie unità. E in questo, ancora una volta, troviamo un’interessante analogia col linguaggio, o meglio, col discorso. Un discorso teso a comunicare un concetto complesso e strutturato con diverse subordinate allo scopo di chiarire il concetto stesso in modo inequivocabile.
Il pensiero e il discorso vengono sintetizzati dal suono, così invece di idee ascoltiamo musica, ovvero pura emozione, e la comprensione diventa partecipazione emotiva , centrifuga affettiva, archetipi sonori, memoria acustica, estasi visionaria. Come per tutte le arti, la fruizione non presuppone alcuna conoscenza specifica ma solo un genuino desiderio di lasciarsi sorprendere e portare lontano, alle sorgenti della nostra affettività. Lo stupore e la gioia della scoperta ci lasceranno liberi di godere di una memorabile fuga verso i luoghi dell’interiorità in cui il tempo non esiste.

sabato 5 luglio 2008

TRIJNTJE OOSTERHUIS - Sings Burt Bacharach - Close To You

CIAO

ANNIVERSARIO


Da sedici anni questo giorno piomba all’improvviso.
All’improvviso torna alla mente lo stupore e il dolore.
Quella che sembrava una ferita rimarginata,
all’improvviso si rivela una piaga imputridita.
La mente agitata rivede nei dettagli quei momenti
in cui il tempo si è fermato inghiottendo una vita.
Insieme ad essa è sparita la mia infanzia, il mio essere figlio,
la certezza di essere consolato, la sicurezza di essere protetto.
Il cielo non basta, la vita non basta, non riesco a dimenticare,
non riesco a ricordare, non riesco ad essere più lo stesso.
Un urlo silenzioso, un pianto asciutto, una bestemmia indicibile.
Questo sono.
Lasciatemi stare, lasciatemi guardare la spaventosa bellezza del mare.
Questo giorno tornerà e se ci sarò avrò le onde negli occhi.