domenica 28 ottobre 2007

NOTTE, STRADA, FANALE, FARMACIA


Notte strada, fanale, farmacia
una luce assurda ed appannata,
pur se ancora vivrai venticinque anni-
sarà sempre così, non c'è rimedio.
Tu morirai, comincerai di nuovo,
e tutto riaccadrà, come una volta:
gelido incresparsi del canale,
Notte, farmacia, strada, fanale.
Alexander Blok, 1912.
(trad. A.M.Ripellino)

sabato 20 ottobre 2007

joe williams sarah vaughan

DEDICATO A TUTTI GLI AMICI
FOR ALL MY FRIENDS

giovedì 18 ottobre 2007

NESSUNO


Due tortore tubano
all’ombra del ligustro.
Nell’aria ferma il richiamo
sembra un atavico urlo.
Rimbalza sui tronchi scavati.
Si abbatte sui sassi sbiancati.
L’aria vibra del profondo sentire
la vita che pulsa, dell’eterno girare
di atomi servi di una legge spietata.
Compagne di strada, le tortore sanno
divider l’affanno, sopportare la prova.
Sul muro di pietra un antico lichene
racconta una storia senza fine.
Invidio la barbarie della natura,
i pensieri sono scorie senza futuro.
Rimarrà il lichene sul muro
torneranno le tortore a tubare.
Nessuno mi potrà raccontare.

sabato 13 ottobre 2007

TEMPO

Furiosa è la corsa.
Le ore muoiono cadendo
una sull’altra. Attendo
stupito che il tempo come una morsa
mi stringa per sempre la vita.
Salgo sul mucchio delle ore passate
canto piangendo le vite finite
morte e dissolte come foglie marcite.
Nel silenzio spietato del tempo
soffia incerto l’umano respiro
come un vento amaro e leggero
sul mare infinito che eterno
rombante fisso ed ammiro.

venerdì 12 ottobre 2007

3 OTTOBRE: WAITING FOR BRACCOBALDO






50 anni. 18.250 giorni. 438.000 ore. 26.280.000 minuti. 1.576.800.000 secondi. Cifre, queste, calcolate per difetto, senza contare gli anni bisestili. Comunque un’enormità di tempo. Il caso ha voluto che la mia vita si svolgesse a cavallo di due secoli e di due millenni. Così la mia cultura, il mio modo di vedere e di affrontare l’esistenza si è articolata tra il senso di crisi, di fine di un’epoca ancora legata a retaggi di una cultura radicata in una mitologia antica e rassicurante, e il senso di stupore e di disorientamento prodotto dall’avvento di nuovi miti basati su falsi bisogni indotti, precari e senza storia. Nel giro di pochi anni il sincero desiderio di poter cambiare la vita e la società è stato sepolto dalla spaventosa eruzione, ancora in corso, del vulcano del consumismo e dell’omologazione antropologica. Così, in breve tempo, sono passato dall’attacco furioso ad un mondo ingiusto e crudele alla disperata, strenua difesa della mia identità, delle mie idee, dei valori in cui credo. Mi sento come un indio amazzonico che assiste ogni giorno alla lenta e inesorabile distruzione del proprio habitat e della propria cultura.
I ricordi, ancora vivi e scintillanti, di un’infanzia in un qualsiasi paese del Sud, si dilatano, diventano memoria di un’epopea scomparsa fatta di colori, odori e suoni ormai estinti. Quell’ umanità che era fatica, magica rassegnazione di fronte ai misteri della vita e della morte, infantile stupore davanti alla prima nevicata, profonda e quasi religiosa felicità per lo spettacolo di un mandorlo in fiore, estasi metafisica per un piccolo gelato nei torridi pomeriggi estivi, non esiste più. Se esistesse realmente un luogo tipo Jurassic Park, ci andrei subito a chiedere asilo politico. Non mi sento vecchio ma inadeguato, assolutamente incongruente rispetto al mondo contemporaneo. Riesco solo ad urlare, a bestemmiare contro una vita che non mi piace. Essere consapevoli di essere solo una “vox clamantis in deserto” è terrificante; vedere nella maggioranza dei giovani solo vuota rassegnazione e iperattivismo da zombies famelici è disarmante; scoprire che l’interrogativo ricorrente non è più il labirintico “perché?” ma è diventato il prostituente “quanto?”, è catastrofico. Mi rendo conto che, agli occhi di molti, tutto ciò potrà sembrare squallida dietrologia, il penoso sfogo di una persona alle soglie della rottamazione, l’ultimo disperato ululato del vecchio lupo spelacchiato e senza denti. Può darsi, ma è sincero il desiderio di vedere giovani lupi scendere dalla montagna e mettersi alla guida del branco. E’ autentica la speranza che giovani tigri, gattopardi, aquile e falchi facciano piazza pulita delle iene e degli avvoltoi che attualmente imperversano senza timore fra di noi. Chiedo troppo? I tempi degli eroismi sono finiti? Mi accontenterei anche di qualche eroe di cartone, purchè mantenga quella purezza e quell’autoironia che potevamo apprezzare in Braccobaldo, nel Gatto Silvestro e in Willy Coyote. Aspetterò sperando che dopo Omero, Dante, Godot e Braccobaldo Show arrivi una nuova mitologia a dare un senso alle opere e ai giorni.
Mi raccomando, avrei una certa fretta.